I
monologhi della vagina – Eve Ensler – Il
Saggiatore – Pagg. 174 – ISBN 9788842824640
– Euro 17,00
In
realtà non ricordo come è cominciato tutto. Una
conversazione sulla vagina con una donna anziana. Il suo modo
sprezzante di parlare dei propri genitali mi ha scioccato e mi ha
fatto riflettere: in che termini le altre donne pensavano alla loro
vagina? Ricordo che cominciai a chiedere alle amiche, che mi
sorpresero per la loro franchezza e il loro desiderio di parlare.
Un’amica in particolare mi disse che se la sua vagina si fosse
vestita avrebbe indossato un basco. Stava attraversando una fase
francese.
I
monologhi della vagina racchiude più di duecento interviste,
l’autrice intervista senza nessun tipo di discriminazione di
razza o di ceto sociale.
I monologhi della vagina è un
libro che porta alla riflessione e che in molte pagine, devo
ammettere anche alle lacrime, forse sono io che sono sensibile a
certi argomenti.
Non mi capacito che ancora oggi ci sia grande
tabù nell’affrontare determinati argomenti.
Così
ho deciso di parlare alle donne della loro vagina, di fare delle
interviste sulla vagina, che sono diventate i monologhi della vagina.
Ho parlato con più di duecento donne, giovani, vecchie,
sposate, single, lesbiche: docenti, attrici, manager, professioniste
del sesso; donne afroamericane, ispaniche, asiatiche, native
americane, caucasiche, ebree. All’inizio erano riluttanti, un
po’ timide. Ma una volta partite, non riuscivi più a
fermarle. Sotto sotto le donne adorano parlare della loro vagina. Le
eccita molto, forse perché nessuno gliel’ha mai chiesto
prima.
Eve
Ensler con il suo spettacolo teatrale fa il giro del mondo annullando
tabù e demolendo gli stereotipi, nel suo dire c’è
una denuncia diversa, fatta di scene umoristiche, delicatezza
attualità e riflessione che arriva dritta dove deve arrivare.
Il suo spettacolo diventa un movimento contro la violenza verso le
donne, ma non solo violenza fisica anche quella violenza psicologica
solo per il fatto di essere donna, le invita con forza a “prendere
le redini della propria vita con consapevolezza”.
L’autrice
pone domande, quali: Se la tua vagina si vestisse cosa indosserebbe?
Oppure Se la tua vagina potesse parlare, che cosa direbbe, in due
parole? Interessanti sono le risposte che non voglio riportare in
questo contesto perché I monologhi della vagina non può
essere raccontato, ma deve essere letto per comprenderlo in tutta la
sua totalità, anche se sono certa che renda meglio come
monologo teatrale. Il teatro sicuramente mette in discussione e sfida
ideologie radicate, crea nello spettatore una coscienza diversa che
sicuramente rimane impressa nello spettatore più di una
lettura.
La
mia vagina è una conchiglia, una tenera conchiglia rosa
rotonda, che si apre e si chiude. La mia vagina è un fiore, un
tulipano eccentrico, dal centro acuto e profondo, il profumo tenue, i
petali delicati ma robusti.
In
“I monologhi della vagina” ci sono passaggi talmente
tristi che ti lacerano l’anima…
La
mia vagina
umido
villaggio vivente di acqua.
Loro
l’hanno invaso. L’hanno massacrato
e
bruciato.
Io
non tocco adesso.
Non
ci vado mai.
Io
vivo in un altro posto, adesso.
Io
non so dov’è, adesso.
Ma
ci sono anche aneddoti che non hanno un risvolto drammatico, ci sono
anche storie di consapevolezza e rinascita individuali, di chi
all’improvviso cambia stile di vita e lavoro per dedicarsi a
tempo pieno a donare piacere alle donne, confidenze di donne anziane
che raccontano la propria sessualità con toni sarcastici e
nostalgici.
Un libro che fa riflettere sulla condizione della
donna, ieri come oggi, un tema di grande attualità quello
trattato dall’autrice.
La
mia vagina ha aiutato a mettere alla luce un bambino enorme. Pensava
che avrebbe fatto qualcosa di più, ma non è stato così.
Ora vuole viaggiare, non desidera molta compagnia. Vuole leggere e
conoscere cose nuove, e uscire più spesso. Vuole sesso, le
piace il sesso. Vuole andare più in profondità, è
affamata di profondità. Desidera gentilezza, vuole un
cambiamento. Vuole silenzio, libertà, baci gentili, liquidi
caldi e contatto profondo. Vuole cioccolato fiducia e bellezza. Vuole
urlare. Non vuole più essere arrabbiata. Vuole venire. Vuole
volere. Vuole. La mia vagina, la mia vagina. Be’… vuole
tutto.
Katia
Ciarrocchi
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