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  Letteratura  »  I monologhi della vagina, di Eve Ensler, edito da Il Saggiatore e recensito da Katia Ciarrocchi 30/03/2020
 
I monologhi della vagina – Eve Ensler – Il Saggiatore – Pagg. 174 – ISBN 9788842824640 – Euro 17,00



In realtà non ricordo come è cominciato tutto. Una conversazione sulla vagina con una donna anziana. Il suo modo sprezzante di parlare dei propri genitali mi ha scioccato e mi ha fatto riflettere: in che termini le altre donne pensavano alla loro vagina? Ricordo che cominciai a chiedere alle amiche, che mi sorpresero per la loro franchezza e il loro desiderio di parlare. Un’amica in particolare mi disse che se la sua vagina si fosse vestita avrebbe indossato un basco. Stava attraversando una fase francese.

I monologhi della vagina racchiude più di duecento interviste, l’autrice intervista senza nessun tipo di discriminazione di razza o di ceto sociale.
I monologhi della vagina è un libro che porta alla riflessione e che in molte pagine, devo ammettere anche alle lacrime, forse sono io che sono sensibile a certi argomenti.
Non mi capacito che ancora oggi ci sia grande tabù nell’affrontare determinati argomenti.

Così ho deciso di parlare alle donne della loro vagina, di fare delle interviste sulla vagina, che sono diventate i monologhi della vagina. Ho parlato con più di duecento donne, giovani, vecchie, sposate, single, lesbiche: docenti, attrici, manager, professioniste del sesso; donne afroamericane, ispaniche, asiatiche, native americane, caucasiche, ebree. All’inizio erano riluttanti, un po’ timide. Ma una volta partite, non riuscivi più a fermarle. Sotto sotto le donne adorano parlare della loro vagina. Le eccita molto, forse perché nessuno gliel’ha mai chiesto prima.

Eve Ensler con il suo spettacolo teatrale fa il giro del mondo annullando tabù e demolendo gli stereotipi, nel suo dire c’è una denuncia diversa, fatta di scene umoristiche, delicatezza attualità e riflessione che arriva dritta dove deve arrivare. Il suo spettacolo diventa un movimento contro la violenza verso le donne, ma non solo violenza fisica anche quella violenza psicologica solo per il fatto di essere donna, le invita con forza a “prendere le redini della propria vita con consapevolezza”.
L’autrice pone domande, quali: Se la tua vagina si vestisse cosa indosserebbe? Oppure Se la tua vagina potesse parlare, che cosa direbbe, in due parole? Interessanti sono le risposte che non voglio riportare in questo contesto perché I monologhi della vagina non può essere raccontato, ma deve essere letto per comprenderlo in tutta la sua totalità, anche se sono certa che renda meglio come monologo teatrale. Il teatro sicuramente mette in discussione e sfida ideologie radicate, crea nello spettatore una coscienza diversa che sicuramente rimane impressa nello spettatore più di una lettura.

La mia vagina è una conchiglia, una tenera conchiglia rosa rotonda, che si apre e si chiude. La mia vagina è un fiore, un tulipano eccentrico, dal centro acuto e profondo, il profumo tenue, i petali delicati ma robusti.

In “I monologhi della vagina” ci sono passaggi talmente tristi che ti lacerano l’anima…

La mia vagina
umido villaggio vivente di acqua.
Loro l’hanno invaso. L’hanno massacrato
e bruciato.
Io non tocco adesso.
Non ci vado mai.
Io vivo in un altro posto, adesso.
Io non so dov’è, adesso.

Ma ci sono anche aneddoti che non hanno un risvolto drammatico, ci sono anche storie di consapevolezza e rinascita individuali, di chi all’improvviso cambia stile di vita e lavoro per dedicarsi a tempo pieno a donare piacere alle donne, confidenze di donne anziane che raccontano la propria sessualità con toni sarcastici e nostalgici.
Un libro che fa riflettere sulla condizione della donna, ieri come oggi, un tema di grande attualità quello trattato dall’autrice.

La mia vagina ha aiutato a mettere alla luce un bambino enorme. Pensava che avrebbe fatto qualcosa di più, ma non è stato così. Ora vuole viaggiare, non desidera molta compagnia. Vuole leggere e conoscere cose nuove, e uscire più spesso. Vuole sesso, le piace il sesso. Vuole andare più in profondità, è affamata di profondità. Desidera gentilezza, vuole un cambiamento. Vuole silenzio, libertà, baci gentili, liquidi caldi e contatto profondo. Vuole cioccolato fiducia e bellezza. Vuole urlare. Non vuole più essere arrabbiata. Vuole venire. Vuole volere. Vuole. La mia vagina, la mia vagina. Be’… vuole tutto.



Katia Ciarrocchi



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