Pnin
– Vladimir Nabokov – Adelphi – Pagg.
187 – ISBN 9788845913891
– Euro 20,00
Libertà
Caso
ha voluto che leggessi questo romanzo in un periodo in cui mi ero
finalmente approcciata all’ascolto di “Oblomov”
attraverso le teche del programma radiofonico della RAI Ad alta voce
- ascolto poi interrotto a causa della discontinuità che mi
caratterizza quando a prevalere sono le vacanze, rigorosamente
accompagnate da scarsissima dotazione tecnologica - per cui la
lettura dello splendido e fuorviante incipit di Pnin subito mi ha
fatto pensare all’oblomovismo e al suo creatore. La scrittura
di Nabokov ha immediatamente richiamato alla mia mente la Russia, i
suoi grandi scrittori, l’intera tradizione culturale,
soprattutto letteraria, illudendomi di trovarmi in un solco o forse
meglio dire sulla scia di quella grande produzione, fino a quando un
geniale, sicuro, inatteso colpo di coda non mi ha fatto ricredere
portandomi al cospetto di un autore moderno, vivace, ironico e
divertente. Un grande maestro della narrazione, un incantatore di
lettori, un abile prestigiatore che lascia di stucco non una sola
volta ma lungo tutto il corso della narrazione, sfoderando al momento
opportuno i suoi trucchi per far rinvenire il lettore dall’illusione
di aver avuto in mano la narrazione, di averla, addirittura ritenuta
quasi fino alla fine, dopo l’abile giochetto iniziale, inutile,
non necessaria, prevedibile, noiosa. E invece, questo romanzo è
semplicemente uno scherzo letterario, quasi un ironico saluto di
Nabokov a se stesso, al suo essere stato professore, esule, genio al
pari del Pnin che lo stesso Nabokov, fattosi personaggio nell’ultimo
capitolo, si diverte a mettere alla berlina , avendoci fatto - prima
e per tutto il tempo- quasi detestare tutto l’entourage
accademico che gli ruota attorno e che lo sbeffeggia. Pnin è
un uomo fallito, un arrendevole, misero uomo, un goffo per natura, un
simpatico pasticcione? Ancora, è solo un personaggio che per
la sua debolezza genera affetto immediato nel lettore? Non penso,
Pnin è semplicemente la cartina al tornasole di un bieco
ambiente pseudo culturale, una provinciale università, che
millanta di essere produttrice di cultura mentre si occupa in realtà
di sovvenzionare se stessa con inutili e improbabili studi come il
cosiddetto Test del dito nella Tazza … si sarà dunque
compreso che Pnin è l’opposto di Oblomov, niente affatto
indolente anzi a me piace immaginarlo in fuga per una nuova vita
preso per mano a Seymour Levin di Malamud. Buona fortuna a entrambi.
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