Eleonora
d’Arborea – Giuseppe Dessì –
Ilisso – Pagg. 172 – ISBN 9788862020817 –
Euro 11,00
In
nome del popolo
Edito
da Mondadori per la prima volta nel 1964 , questo racconto drammatico
in quattro atti con protagonista un’icona della storia sarda
medievale, evidenzia l’interesse precipuo del suo autore per la
storia della Sardegna e in particolare per la sua indipendenza,
interesse che ha attraversato in toto la sua produzione. La figura di
Eleonora D’Arborea permette infatti a Dessì di celebrare
un tempo in cui la Sardegna era forte, indipendente, interlocutore
privilegiato in ambito internazionale per la sua posizione strategica
nella cosiddetta “rotta delle isole”; un tempo in cui lo
statuto dei giudicati permetteva altresì alla terra sarda di
svincolarsi da legami servili di tipo feudale e di farsi, nella
storia particolare di uno dei suoi giudicati, quello di Arborea,
promotore di un illuminato codice di leggi, la Carta De Logu, nel
quale il bene è quello comune, a vantaggio dei governanti e
dei governati, percepiti con lo stesso diritto votato al benessere
collettivo, equo, giusto.
Eleonora
entra in scena in un momento drammatico della sua vita, uno dei
tanti, suo fratello Ugone III è stato appena ucciso e la
notizia la raggiunge tramite dei messi fidati, i notabili di
Oristano, nel castello di Monteleone Rocca Doria, mentre suo marito
Branca Doria si trova a Genova; attorno a lei solo uomini, il
genovese Del Barbo, amico del marito, che vorrebbe metterla al riparo
alla volta di Genova, i notabili oristanesi che vorrebbero invece il
suo aiuto mentre lei, schiva, dice di sé di essere soltanto
una “povera donna”. Quando però viene a sapere che
è il suo popolo a chiamarla, il cambiamento è
repentino, subito mette in chiaro che in assenza del marito comanda
lei e decide di recarsi a Oristano a onorare la fiducia del suo
popolo. Da quel momento la donna subisce una chiara evoluzione in
termini di indipendenza mentale, culturale e psicologica da qualsiasi
evento, da qualsivoglia persona. Nella seconda scena del secondo atto
è già in conflitto con il marito il quale basito le
dice : “Io non posso credere che tu sei una donna diversa da
quella che ho lasciato a Monteleone quando sono partito …”.
Eleonora, dopo avergli fornito un quadro sintetico della sua scomoda
posizione di moglie di un possibile nemico sempre in combutta con gli
aragonesi, chiede a Brancaleone di schierarsi apertamente per la
causa sarda. Sì, perché ora è in gioco
l’autonomia di un intero territorio contro l’unico nemico
che nulla può contro chi ha l’investitura del popolo.
Le
successive vicende ricalcano gli eventi storici documentati:
l’ambasceria di Branca Doria, la sua lunga prigionia decretata
dagli aragonesi, la proposta di baratto per la sua libertà con
quella del figlio, il rifiuto materno, la guerra, una pace firmata
quando la si stava vincendo e poi il declino. Si sa che al rientro di
Brancaleone, Eleonora, che governava in nome del figlio Federico,
preferì dedicarsi completamente alla revisione del codice
voluto dal padre Mariano e che la peste la portò via, Dessì
la immagina dedita alla cura degli appestatati, consapevole e sola,
come tutta la vita, del peso del suo destino.
Mirabile
ritratto di una donna che trascende la storia e sconfina, come
esempio, nella più stretta attualità.
Siti
|