Oblomov
– Ivan Goncarov – BUR – Pagg. 574 – ISBN
9788817011518
– Euro 10,00
E
non è vita, questa?
Il’ja
Ilic sta a letto, è un giovane uomo che non ha atteso alle
aspettative che su di lui sono state riposte, è un trentenne
indolente, perennemente accudito dal suo Zachar, il servo che fin da
piccolo lo ha allevato. Eppure Zachar è un uomo sfatto quanto
il padrone, l’appartamento cittadino dove vivono è
signorile ma squallido, polveroso, sporco. Tutto grida disperatamente
e urgentemente una svolta, un miglioramento, una scossa a tale
apatia. .. Oblomov è inoltre assediato da inutili
preoccupazioni: il suo starosta lo informa sullo stato delle sue
proprietà in una sperduta provincia orientale, pesante lascito
feudale dei suoi genitori, e il padrone del suo appartamento intima
lo sfratto.
Il’ja
Ilic Oblomov è triste per il “suo mancato sviluppo,
perché si era fermata la crescita della sua forza morale, per
la pesantezza che gli impediva tutto (…), sullo stretto e
triste sentiero della sua esistenza sembrava che fosse stata gettata
un pietra”. Oblomov è il frutto della bella vita che da
bambino ha vissuto a Oblomovka dove “è sempre festa”
e “il lavoro se lo fanno scivolare dalle spalle come se fosse
un giogo” e “il signore non si alza all’alba, e non
va in fabbrica tra ruote e molle sporche di grasso e di olio”.
Il’ja è il mancato anello di congiunzione tra un
agonizzante sistema feudale e una nuova prospettiva economica,
produttiva, sociale. Oblomov è cristallizzato in un condizione
di agio privilegiato che non prevede fatica, impegno, responsabilità,
non è paragonabile a nessuno, e lui rigetta con tutte le sue
forze questa possibilità: essere paragonato agli altri , al
loro affannarsi, alla nuova industriosità non ha possibilità
di esistere nella sua mente. Zachar tenta di aiutare il padrone , di
scuoterlo sebbene della sua stessa indolenza sia stato imbevuto nella
tenuta di Oblomovka dove tutti hanno sempre dormito. È un
perfetto disfunzionale binomio, il loro, si nutre di una relazione
conflittuale nella quale i due si rispecchiano vicendevolmente nelle
proprie debolezze. Sono però rappresentati magistralmente come
nella commedia dell’arte, tipizzati quasi. Stol’c è
invece il suo vecchio amico di infanzia, occasionalmente e
regolarmente si presenta a casa sua, è un giovane rampante,
attivissimo e lui che conia per l’amico il nome dello stato che
lo caratterizza: è oblomovismo. Una condizione ideale,
un’utopia che rifugge passioni, guerre, commerci e aspira alla
pace. È questo d’altronde , il fascino dell’oblomovismo,
quel fascino che fa del romanzo del russo Goncarov, un’ottima
lettura, sempre attuale…
Una
breve parentesi, una primavera amorosa, corrisposto da Olga, giovane
signorina che pare votata alla sua redenzione e che in realtà
è innamorata dell’amore, non basta , come non bastano i
tentativi di Stol’c, a smuoverlo dalla sua indole, una natura
istintivamente votata al bene, fiduciosa verso un’arcadia
dell’umanità. Eppure gli uomini che gravitano intorno a
Il’ja Ilic non sono tutti come l’amico Stol’c,
molti mostrano nei suoi confronti una cattiveria tale da ridurlo in
condizione di estrema precarietà. Solo Andrej Stol’c,
Olga e Zachar conoscono la vera essenza dell’oblomovismo: ”
..ha perso la forza di vivere, ma non ha perso l’onestà
e la fedeltà. Il suo cuore non ha mai emesso una nota falsa,
il fango non l’ha toccato. Nessuna brillante menzogna è
riuscito a sedurlo, e niente lo potrebbe portare su una falsa strada.
Anche se un intero oceano di porcherie, di cattiverie si agitasse
intorno a lui, se tutto il mondo fosse avvelenato e mal condotto,
Oblomov non si inchinerebbe mai all’indole della menzogna, la
sua anima sarebbe sempre pulita, limpida, onesta … è
un’anima di cristallo , trasparente, uomini così ce ne
sono pochi; sono rari: sono perle!”
Le
vicissitudini che Il’ja Ilic vivrà lo porteranno
semplicemente ad accomodare il suo sogno giovanile, seppur in un
luogo diverso; fermo rimarrà il proposito di non scendere in
battaglia. La battaglia della vita non gli appartiene: pensieri,
gioie, dolori sconvolgono la pace dell’anima, essa è
semplicemente incompatibile con la vita.
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