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  Letteratura  »  Oblomov, di Ivan Goncorov, edito da BUR e recensito da Siti 10/04/2021
 
Oblomov – Ivan Goncarov – BUR – Pagg. 574 – ISBN 9788817011518 – Euro 10,00


E non è vita, questa?


Il’ja Ilic sta a letto, è un giovane uomo che non ha atteso alle aspettative che su di lui sono state riposte, è un trentenne indolente, perennemente accudito dal suo Zachar, il servo che fin da piccolo lo ha allevato. Eppure Zachar è un uomo sfatto quanto il padrone, l’appartamento cittadino dove vivono è signorile ma squallido, polveroso, sporco. Tutto grida disperatamente e urgentemente una svolta, un miglioramento, una scossa a tale apatia. .. Oblomov è inoltre assediato da inutili preoccupazioni: il suo starosta lo informa sullo stato delle sue proprietà in una sperduta provincia orientale, pesante lascito feudale dei suoi genitori, e il padrone del suo appartamento intima lo sfratto.

Il’ja Ilic Oblomov è triste per il “suo mancato sviluppo, perché si era fermata la crescita della sua forza morale, per la pesantezza che gli impediva tutto (…), sullo stretto e triste sentiero della sua esistenza sembrava che fosse stata gettata un pietra”. Oblomov è il frutto della bella vita che da bambino ha vissuto a Oblomovka dove “è sempre festa” e “il lavoro se lo fanno scivolare dalle spalle come se fosse un giogo” e “il signore non si alza all’alba, e non va in fabbrica tra ruote e molle sporche di grasso e di olio”. Il’ja è il mancato anello di congiunzione tra un agonizzante sistema feudale e una nuova prospettiva economica, produttiva, sociale. Oblomov è cristallizzato in un condizione di agio privilegiato che non prevede fatica, impegno, responsabilità, non è paragonabile a nessuno, e lui rigetta con tutte le sue forze questa possibilità: essere paragonato agli altri , al loro affannarsi, alla nuova industriosità non ha possibilità di esistere nella sua mente. Zachar tenta di aiutare il padrone , di scuoterlo sebbene della sua stessa indolenza sia stato imbevuto nella tenuta di Oblomovka dove tutti hanno sempre dormito. È un perfetto disfunzionale binomio, il loro, si nutre di una relazione conflittuale nella quale i due si rispecchiano vicendevolmente nelle proprie debolezze. Sono però rappresentati magistralmente come nella commedia dell’arte, tipizzati quasi. Stol’c è invece il suo vecchio amico di infanzia, occasionalmente e regolarmente si presenta a casa sua, è un giovane rampante, attivissimo e lui che conia per l’amico il nome dello stato che lo caratterizza: è oblomovismo. Una condizione ideale, un’utopia che rifugge passioni, guerre, commerci e aspira alla pace. È questo d’altronde , il fascino dell’oblomovismo, quel fascino che fa del romanzo del russo Goncarov, un’ottima lettura, sempre attuale…
Una breve parentesi, una primavera amorosa, corrisposto da Olga, giovane signorina che pare votata alla sua redenzione e che in realtà è innamorata dell’amore, non basta , come non bastano i tentativi di Stol’c, a smuoverlo dalla sua indole, una natura istintivamente votata al bene, fiduciosa verso un’arcadia dell’umanità. Eppure gli uomini che gravitano intorno a Il’ja Ilic non sono tutti come l’amico Stol’c, molti mostrano nei suoi confronti una cattiveria tale da ridurlo in condizione di estrema precarietà. Solo Andrej Stol’c, Olga e Zachar conoscono la vera essenza dell’oblomovismo: ” ..ha perso la forza di vivere, ma non ha perso l’onestà e la fedeltà. Il suo cuore non ha mai emesso una nota falsa, il fango non l’ha toccato. Nessuna brillante menzogna è riuscito a sedurlo, e niente lo potrebbe portare su una falsa strada. Anche se un intero oceano di porcherie, di cattiverie si agitasse intorno a lui, se tutto il mondo fosse avvelenato e mal condotto, Oblomov non si inchinerebbe mai all’indole della menzogna, la sua anima sarebbe sempre pulita, limpida, onesta … è un’anima di cristallo , trasparente, uomini così ce ne sono pochi; sono rari: sono perle!”

Le vicissitudini che Il’ja Ilic vivrà lo porteranno semplicemente ad accomodare il suo sogno giovanile, seppur in un luogo diverso; fermo rimarrà il proposito di non scendere in battaglia. La battaglia della vita non gli appartiene: pensieri, gioie, dolori sconvolgono la pace dell’anima, essa è semplicemente incompatibile con la vita.


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