Il
sale sulla ferita – Giulio Angioni – Il
Maestrale – Pagg. 336 – ISBN 9788864290027
– Euro 10,00
Una
storia di radici e un autore indimenticabile
All’inizio
pensavo si trattasse di una storia d’emigrazione, una di quelle
che, da figlia curiosa di un ex "Gastarbeiter", mi sento in
dovere di leggere. Ben presto però mi è apparso chiaro
che i discorsi della notte berlinese non conducevano ad altro luogo
se non in Sardegna e al piccolo paese dove attendeva una tomba,
chiusa e vuota, al pari di una vecchia ferita, aperta e piena di
domande che devono essere fatte, “anche quando non sperano
risposta”.
"Il
sale sulla ferita" di Giulio Angioni (1939-2017) una storia di
radici e di un mondo contadino fatto di padroni e servi, di
occupazione di terre, di contrapposizioni da secondo dopoguerra e di
rapporti umani che sapevano andare oltre queste ultime.
Una
narrazione emozionante, coinvolgente, ammaliante che procede
attraverso un passo avanti e due indietro, un dire e non dire,
chiacchiere e ricordi che non sempre s’incastrano perfettamente
come i pezzi di un puzzle.
Un
mondo per buona parte svanito, perso nella colonna di fumo avvistata
all'improvviso una sera d’estate dalla collina delle ombre o
dietro il volo libero dei falchi che tanto amava il giovane Benito
Palmas, martire consacrato tale dalle distorsioni della memoria
collettiva e personaggio che non è più possibile
dimenticare.
E
che cosa rimane dunque alla fine? Un morto male, come afferma
qualcuno, e un grande romanzo che induce a riflettere.
Laura
Vargiu
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