Il
conte di Montecristo – Alexandre Dumas –
Mondadori – Pagg. XXVI
1101 - ISBN 9788804679493
– Euro 15,50
Attendere
e sperare
Un
superclassico, senza alcun dubbio!
Per
recensirlo per bene forse non basterebbero fiumi d'inchiostro, vista
la vastità dell'opera. Tuttavia, proprio come nel caso di
tanti altri celebri classici, che cosa mai si potrebbe aggiungere a
ciò che è già stato detto e scritto finora in
merito a tale romanzo? Niente di importante, credo.
Riporto
soltanto che questa lettura (in verità, alquanto impegnitiva
per via della mole del volume) è stata per me molto
coinvolgente a partire dall'incipit sino a quando il protagonista
riesce a trovare e a fare suo lo strabiliante tesoro nascosto
nell'isoletta rocciosa di Motecristo. Nel complesso, la vicenda
narrata in queste pagine è appassionante, Alexandre Dumas
(1802-1870) è abile nel descrivere situazioni e personaggi,
rivolgendosi più di una volta quasi in modo diretto al
lettore; occore però riconoscere la pesantezza di alcune parti
del romanzo, prima fra tutte quella relativa al carnevale e ai
banditi romani in cui - lo confesso - mi sono quasi impantanata.
Ecco
perché, tenuto conto di questo, procedendo verso la fine,
pensavo di attribuire al romanzo un voto compreso fra le 4 e le 5
stelle; poi, giunta finalmente all'epilogo, mi sono commossa e allora
ho optato per il voto massimo. Sì, mi è piaciuto molto
il modo in cui Dumas chiude la lunga e tribolata storia di Edmond
Dantès, personaggio affascinante con il quale il lettore entra
ben presto in empatia. Colpisce, inoltre, il messaggio che l'autore
sembra voglia trasmettere: al di là di ogni possibile
desiderio di vendetta, umanamente comprensibile a seconda dei torti
subiti, esiste pur sempre un limite oltre il quale è bene non
spingersi per non rischiare di precipitare nell'abisso senza ritorno
di una disumanità che non farebbe altro che danneggiare noi
stessi. Alla sete di vendetta, pertanto, subentra infine il perdono,
se non la compassione. Insomma, quando tutto sembra ormai perduto,
come ci insegna a più riprese questa vicenda, la vita potrebbe
ancora offrire un'altra possibilità. Del resto, per riprendere
le parole che riecheggiano in chiusura, all'uomo cos'altro resta se
non "attendere e sperare"?
Un
romanzo ottocentesco forse con i suoi limiti, ma senz'altro un'opera
fondamentale della letteratura mondiale.
"[...]
Occorrono le sventure per scavare certe miniere misteriose nascoste
nell'intelligenza umana; occorre la pressione per far scoppiare le
polveri. [...]"
Laura
Vargiu
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