Mirandomi
in appannato specchio – Vittorio Alfieri –
Sellerio – Pagg. 100 – ISBN 9788838910241
– Euro 6,20
Tornare
se stessi, faticoso e necessario
Si
tratta delle pagine di un diario giovanile datate novembre 1774-
febbraio 1775, quelle scritte in francese, aprile-giugno 1777, quelle
scritte in italiano: una ventina di giornate complessivamente, di
queste, due con la sola data, un’altra con la dicitura “Nulla
che vaglia d’essere scritto”.
Alfieri
ha venticinque anni e sono gli anni del consolidamento della sua
vocazione letteraria e della redazione delle prime tragedie. Nella
stessa “Vita” parla di queste pagine diaristiche come di
un esercizio di studio di se stesso anche se lo specchio nel quale si
guarda è ancora offuscato da un’incapacità di
analisi nonostante il suo costante anelito al miglioramento
personale.
Sono
raffigurate tutte le oscillazioni di un animo giovanile colto
nell’incertezza che accompagna la scelta: abbandonarsi agli
istinti e compiacere gli altri o arrovellarsi e scontrarsi con la
propria intimità per domandarsi chi si è realmente e
chi si vuole diventare. Tornare a se stessi è sempre più
faticoso, soprattutto se si è consapevoli che la propria
condotta di vita sta coltivando solo il vuoto.
Malinconia,
tedio e dissolutezza sono le sue compagne, i mostri da combattere:
perenne dunque la condizione giovanile che talvolta rischia di
naufragare con siffatta compagnia!
Un
giovane come tanti che sbaglia e poi si pente perché dotato
del dono prezioso della riflessione, capace di capire che lo studio e
la scrittura sono per lui, anche se in maniera imbarazzante quasi
totalmente proteso alla fama, valide alleate per combattere il suo
peggior nemico: se stesso.
Incline
all’ozio, in perenne disavanzo culturale, con una tremenda
paura della morte e del limite, consapevole di essere in fondo come
tutti gli altri essere umani e incapace di accettarlo. Uno di noi.
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