Nicolás Guillén, il poeta nazionale
di Gordiano Lupi
Nicolas Guillén dopo il trionfo della Rivoluzione è sempre stato
chiamato il poeta nazionale e non c'è denominazione più giusta e meritata. Infatti la poesia di Guillén interpreta
la realtà in maniera critica e da un punto di vista collettivo, senza mai farsi
tentare da individualismi o da fughe astratte. Quando Cuba era ancora alla
ricerca della sua identità lui denunciava l'ingiustizia sociale, la
discriminazione del negro, la fame, il furto sistematico da parte degli Stati
Uniti delle ricchezze nazionali. Possiamo dire che Guillén
è sempre stato il cantore delle necessità degli oppressi e dei poveri. A
maggior ragione, dopo il trionfo della Rivoluzione, ha messo al servizio della
costruzione di un nuovo stato la sua poesia. Nicolás Guillén è nato a Camagüey il 10
luglio del 1902, suo padre lottò per l'indipendenza cubana, ma subito si rese
conto che la Repubblica
sarebbe stata tradita dal nuovo governo e si schierò
con i liberali. Fu assassinato durante una rivolta e Nicolás
dovette lasciare l'Università (frequentava Giurisprudenza) per impiegarsi come
tipografo e dare una mano in casa. Pubblicò le prime poesie nella rivista Camagüey Grafico, quindi in Castalia dell'Avana e in Orto di Manzanillo.
Il suo primo libro è del 1922 (non lo pubblicò) e si intitola Cerebro y corazón,
mentre l'anno dopo fonda Lis,
una rivista letteraria che ha breve vita. Nel 1926 si trova all'Avana, si
iscrive al Partito Comunista Cubano ed è proprio nella capitale che si avvicina
alla poesia d'avanguardia. Scrive per El Diario de la Marina, un foglio
reazionario, una serie di articoli contro la discriminazione razziale. Nel 1930
pubblica Motivos de son e Ideales de una raza.
Soprattutto il primo è un libro importante, perché adotta il son come base
musicale e sceglie un linguaggio di facile comprensione, capace di parlare alla
gente e di raccontare la vita quotidiana. Si tratta di poesia che molti hanno
giustamente definito mulatta, perché
si appoggia ai due elementi predominanti della cultura negra: il ritmo e il
colore. Le liriche di Guillén nascono dalla guaracha cubana e
sono soprattutto parole scritte per canzoni popolari. Si pensi a cose come: Sóngoro cosongo/ Songo be/ Sóngoro
cosongo/ de mamey;/ sóngoro, la negra/ baila bien…
Si tratta
di una vera rivoluzione poetica che vede protagonisti soprattutto i negri avaneri, con il loro linguaggio caratteristico e i loro
modi di dire.
La poesia
di Guillén però non si ferma qui. Con il passare del
tempo diviene lirica di denuncia sociale e lui stesso è tra i primi
intellettuali che aderiscono al Movimento Negrista.
Il suo secondo libro è Sóngoro cosongo
(1931) e qui affronta ancora il tema del negro, ma lasciando da parte la
comicità e la caricatura dei vecchi personaggi per cominciare a sperimentare
una poesia descrittiva e realistica. Non è ancora un libro sociale,
ma basta a dare valore all'opera la denuncia dello sfruttamento dei
negri: El negro/ junto al cañaveral./ El yanqui/ sobre el
cañaveral.
West Indies Ltd. (1934) è invece il primo
poema sociale vero e proprio e preclude a un impegno politico sempre maggiore
da parte di Guillén, che sarà redattore ed editore
delle riviste comuniste Resumen
e Mediodia.
Nel 1937
pubblica in Messico una delle cose più belle di tutta la sua produzione: Cantos para soldados y sones para turistas. La cosa
triste è che questa poesia, scritta da un comunista per un paese che doveva
ribellarsi all'oppressione di un feroce dittatore, si adatta bene ancora oggi
alla situazione che vivono i cubani nel periodo
speciale. Protagonista del poemetto è José Ramón Cantaliso che mostra al
turista la miseria, la fame e tutte le ingiustizie nascoste dietro una facciata
di allegria. Tutto questo senza perdere l'umorismo tipico della sua poesia e
senza lasciare il ritmo del son che accompagna
i versi. Ai soldati Guillén ricorda qual è la loro
estrazione sociale e dice che sono soltanto lo strumento di un potere ingiusto,
quindi devono imparare a rivolgere i fucili contro la tirannia. Sempre in
Messico pubblica España: poema en cuatro angustias y una esperanza, ispirato alla lotta del popolo spagnolo
contro il fascismo. Guillén viaggia molto: prima va
in Spagna ed entra in contatto con la parte comunista della ribellione,
successivamente è in Argentina dove pubblica El son entero
(1947). In questo libro c'è tutta la sensibilità e la musicalità afrocubana: poche poesie sociali, alcune folcloristiche,
altre intimiste, persino romantiche. Viaggia ancora nei paesi socialisti e nel
1953 è a Santiago del Cile per il Congresso della Cultura Latinoamericana. Il
dittatore Fulgenzio Batista, in un impeto di repressione anticomunista, gli impedisce di
fare rientro a Cuba. Nel 1955 l'Unione Sovietica gli conferisce il Premio Lenin
per la Pace. Le
poesie di questo periodo sono raccolte nel libro La paloma de vuelo popular (1958), pubblicato a Buenos Aires. Sono le
liriche di un rivoluzionario ante litteram vagabondo
del mondo e accomunano la sorte di tutti gli oppressi uniti nel solo destino
possibile: la ribellione per essere finalmente liberi. In questo libro Guillén profetizza il trionfo rivoluzionario. Un libro
politico per eccellenza è anche Elegías (1958) che
raccoglie: Elegía a Jesús Menéndez, Elegía a Jacques Roumain e soprattutto
la Elegía cubana che esalta la Rivoluzione
Brilla Maceo en su cenit seguro./ Alto Martí su azul estrella enciende.
Nel 1959 la Rivoluzione Cubana
giunge a compimento e Guillén si unisce corpo e anima
alla causa dell'uomo nuovo. Sarà Presidente della Unione degli Scrittori e
Artisti di Cuba (UNEAC) fino al 1961. Pubblica ancora: Prosa de prisa (un libro di cronache
giornalistiche del 1964), Poemas de amor e Tengo. Soprattutto Tengo è importante,
un libro scritto sotto l'influenza della vittoria rivoluzionaria. Tutto quello
che prima veniva denunciato (repressione, razzismo,
miseria, sottomissione agli statunitensi) è scomparso e l'uomo socialista ha la
forza necessaria per superare antiche disuguaglianze e ingiustizie (Tengo, vamos a ver,/ tengo lo que tenía que tener). Il passato
serve da esempio per far brillare i meriti di una rivoluzione voluta dal popolo
oppresso. Tengo è caratterizzato da
un ottimismo e da una fiducia nel futuro senza precedenti.
Buenos días, Fidel !
Buenos días, bandera; buenos días, escudo.
Palma, enterrada flecha, buenos días.
Buenos días, mis manos, mi cuchara,
mi sopa,
mi taller y mi casa y mi sueño….
Tutto è
allegria e limpidezza. Tutto è nuovo e bello. I simboli nazionali (bandiera,
scudo, palma), ma pure le cose del quotidiano (il cucchiaio, la zuppa nel
piatto, la casa, il canto…). Guillén canta un paese
che risorge dall'oblio della dominazione e che vuole essere artefice del suo
futuro.
Obrero en armas, buenos días.
Buenos días, fusil.
Buenos días, tractor.
Azúcar, buenos días.
Tengo raccoglie anche la
epopea cubana dalla Sierra Maestra fino al trionfo, le successive
minacce americane e la vittoria di Playa Giron.
Leggiamo
in italiano la parte finale di Tengo,
ma la traduzione letterale fa perdere molta della bellezza musicale della
lirica.
Ho, vediamo bene,
che adesso ho imparato a leggere,
a contare,
ho che adesso ho imparato a scrivere
e a pensare
e a ridere.
Ho che adesso so
dove lavorare
e guadagnare
quello che devo mangiare,
ho, vediamo bene,
ho tutto quello che devo avere.
Nel 1967
esce El gran zoo, che costruisce una galleria
di animali paragonati a una serie di tipi negativi che si annidano nella
società capitalista (usurai, gangster, magnaccia, generali…). Nel maggio del
1972 pubblica El diario que a
diario (versi e prosa) e riassume tutta la storia di Cuba fino al trionfo
della Rivoluzione facendo ricorso a tutta la sua verve satirica. A giugno
invece esce l'ultimo libro: La rueda dentada che dimostra la
sensibilità artistica di Guillén, sia quando canta il
Vietnam, la morte di Gagarin, Martin
Luter King, oppure quando
chiama alla ribellione contro i padroni culturali stranieri, ma anche quando
canta gli uccelli dei campi cubani e l'amore per la donna.
Nell'opera
di Guillén non vanno dimenticate le poesie dedicate a
Che Guevara: Che
Comandante, Guitarra
en duelo mayor e Lectura de domingo. Che Guevara è visto
come simbolo immortale di lotta e la sua figura è un esempio eccezionale per
tutti (Che comandante,/
amigo… e poi conclude: Partiremos contigo), persino per i soldati
boliviani che lo massacrarono: Él fue
tu mejor amigo, / Soldadito boliviano;/ Él fue tu amigo de a pobre/ del Oriente
al altiplano… Il vero cammino, quello diritto, lo
ha indicato il Che e tutti dobbiamo seguirlo.
Guillén muore nel 1989, al massimo della fama, appena in
tempo per veder cominciare il periodo
speciale, ma non abbastanza per rendersi conto di
quel che sarebbe accaduto dopo. Meglio per lui, in ogni caso. Non ha visto la fine che ha fatto quel comunismo in cui aveva così
fervidamente creduto.