William Navarrete, un poeta cubano a Parigi
di Gordiano Lupi
William Navarrete è nato a Cuba
nel 1968 ma vive a Parigi dove ha pubblicato in lingua francese i saggi: “La chansone cubaine (1902 - 1959) e
“Cuba: la musique en exil”. A Miami invece ha pubblicato “Centenario de la República
cubana”, una serie di saggi storici sulla vita repubblicana a Cuba dal 1902 al
1959. William Navarrete è scrittore, ricercatore e
critico d'arte e con la sua ultima opera “Edad de miedo al frio” (edita da Advana Vieja di Cadice nel 2005)
ha ricevuto dal Circolo di Cultura Panamericano di New York il prestigioso
Premio Internazionale di poesia Eugenio Florít.
William Navarrete ha fondato l'Associazione per il
Centenario della Repubblica Cubana che ha pubblicato trenta fascicoli della
rivista intitolata “100 Años” e ha diretto la collana
di musica cubana di Sonodisc a Parigi. Nel 2003 ha fondato la Associazione per la Terza Repubblica Cubana, una
piattaforma per una transizione democratica a Cuba che si propone di sensibilizzare
la comunità internazionale su questo tema. Come storico dell'arte ha
organizzato varie esposizioni di pittura cubana in tutta la Francia e ogni mese
organizza un'attività a tema cubano nella Casa dell'America Latina di Parigi.
Il poeta cubano collabora anche al “Nuevo Herald” di Miami e ad altre prestigiose pubblicazioni in
America e in Europa. In campo poetico William Navarrete
ha preparato prima un'ottima “Antologia di poesia Cubana Contemporanea a Parigi”, edita sempre in Spagna, e poi si è dedicato
a questa personale raccolta di poesie di
ottima qualità che la critica francese ha paragonato alle liriche di Saint-John Perse. Nella poesia di Navarrete incontriamo molte
influenze classiche che risentono di una contaminazione europea, moresca e mitologica.
Navarrete è di sicuro allievo di José Lezama Lima, il più grande poeta cubano di tutti i tempi e
incontra nella eredità ellenica e nei miti dell'Europa
antica, il punto di partenza del suo proprio linguaggio immaginario. La forma
ricercata delle liriche e il modo di esprimersi così pieno di sentimento
rivelano la radice caraibica dell'autore. A volte compaiono impercettibilmente
gli elementi della natura cubana, la situazione dell'isola, i ricordi
d'infanzia e molti dettagli della vita di oltremare. Ci sono alcune poesie che
parlano della sua vita in Europa ma evocano la lontana e amata Cuba. “Bucentauro” (in italiano “Bucintoro”), per esempio, che di
seguito abbiamo tradotto, evoca la fragilità e la bellezza di Venezia e
paragona alla città italiana in decadenza il destino oscuro dell'Avana. Venezia
e L'Avana per ragioni differenti sono due città che lottano contro il tempo che
le distrugge e le logora. “Bucintoro” era il nome di una nave gigantesca con la
quale una volta all'anno usciva il Doge di Venezia con la sua corte per celebrare le
nozze di Venezia con il mare. L'ultimo Bucintoro lo affondarono e bruciarono i
francesi nel Canal Grande durante l'occupazione napoleonica della città. Nella
lirica “Boabdil abandonando
en el jardín del amor” invece Navarrete vuole
rievocare la grandezza del Califfato di Cordova e del suo ultimo re moro prima
della riconquista della città di Granada e del palazzo dell'Alhambra. La lirica
è anche un omaggio a Federico García Loreca, il più
grande e il più cubano tra i poeti andalusi. I versi di Navarrete
parlano di solitudine e di allegria, in una parola raccontano la vita e le
incertezze di tutti gli uomini. “Aedad de miedo al frío” è una raccolta di
liriche profonde che analizzano i timori e le paure umane, quei fantasmi
dell'infanzia che non ci abbandonano mai. Navarrete
evoca incubi incancellabili e rende prigionieri dei suoi magnifici versi dove
ognuno di noi trova parte della sua vita.
Nel corso del 2005 le Edizioni Il Foglio presenteranno ai lettori
italiani la poesia di William Navarrete, nella
traduzione di Ilaria Gesi che sta elaborando sotto al supervisione dell'Istituto di Lingue e Letterature
Straniere dell'Università di Pisa la versione italiana di “Età di paura al
freddo”. Siamo certi di colmare una lacuna nella produzione editoriale italiana
e di far conoscere al pubblico una voce libera e indipendente della poesia
latinoamericana in esilio.
Bucentauro
di William Navarrete (Cuba, 1968)
Où vit-on atteler des hippocampes
d'or?
Jean Cocteau
Violaste el secreto de tu
mar, ciudad perdida,
divagas en lo denso de la niebla
que esparce sus presagios esta
noche
en que ni una sola estrella te dará la bienvenida
como tú has
hecho, día a día,
con los peces que lamían tus
pies
con las olas que besaban tu rostro,
pérfido rostro de mortal,
en la mansa quietud de una plaza
y pérfida alianza con el
mar
que traicionaste
hendiéndole profundo
tus cantos arrogantes de ciudad,
tus pasos inseguros sobre el agua.
Maldita quedas y el castigo
te llega de la tierra que nunca ha desafiado
al reino de las algas que desprecias
queriéndolas burlar
en cada surco abierto entre tus islas,
cada puente, vuelo seco,
cada mármol en cruz, temblor de niña.
Ahora, ya ves,
tu mejor nave yace al pie de las murallas
y sólo un haz de oro entre las olas,
cuando las nieblas se disipen,
hará que olvides un instante tu desgracia.
Venecia, 1999
Da “Edad de miedo
al frío” – Editorial Advana Vieja – Cadice, 2005
Bucintoro
Traduzione di Gordiano Lupi
Où vit-on atteler des hippocampes
d'or?
Jean Cocteau
Hai violato il
segreto del tuo mare, città perduta,
divaghi nella densità della nebbia
che sparge i suoi presagi in questa
notte
dove nessuna stella ti accoglierà
come tu hai fatto, giorno dopo giorno,
con i pesci che lambivano i tuoi
piedi
con le onde che baciavano il tuo
volto,
perfido volto di mortale,
nella placida quiete d'una piazza
e nella perfida alleanza con il
mare
che hai tradito sprofondando negli
abissi
i tuoi canti arroganti di città,
i tuoi passi incerti sopra l'acqua.
Sei maledetta e la
punizione
ti viene dalla terra che non hai mai
sfidato
il regno delle dighe che disprezzi
volendole burlare
in ogni solco aperto nelle tue
isole,
in ogni ponte, volo secco,
in ogni marmo in croce, tremore di
bambina.
E ora vedi,
il tuo miglior vascello giace ai
piedi delle mura
e solo un fascio d'oro tra le onde,
quando le nebbie si disperdono,
ti farà per un istante dimenticare
la tua disgrazia.
Venezia 1999