Area riservata

Ricerca  
 
Siti amici  
 
Cookies Policy  
 
Diritti d'autore  
 
Biografia  
 
Canti celtici  
 
Il cerchio infinito  
 
News  
 
Bell'Italia  
 
Poesie  
 
Racconti  
 
Scritti di altri autori  
 
Editoriali  
 
Recensioni  
 
Letteratura  
 
Freschi di stampa  
 
Intervista all'autore  
 
Libri e interviste  
 
Il mondo dell'editoria  
 
Fotografie  
 
 
 

  Letteratura  »  Federico Garcia Lorca La guerra civile nella lirica dei paesaggi andalusi, a cura di Fabrizio Manini 02/02/2008
 

FEDERICO  GARCIA  LORCA

La guerra civile nella lirica dei paesaggi andalusi

a cura di Fabrizio Manini

 

    Nella sua prima raccolta di versi Libro di poesie (1921) Lorca intende raccontare la propria gioventù e l'adolescenza utilizzando la tecnica delle favolette moralistiche che alternano bizzarria e eccentricità scanzonata, il tutto sotto le influenze del modernismo e di continui richiami all'opera del simbolista nicaraguense Rubén Darío. Tuttavia sono presenti anche la tematica andalusa e la musicalità tipiche di tutta la sua produzione, che si ritrovano in particolare in Canzoni (1927) e nel Poema del canto profondo (1931) che nell'idioma della sua terra sta a indicare il flamenco: nelle Canzoni, l'andalusismo del poeta si manifesta nel legame fra il mito della terra madre e il sentimento fortissimo della morte, nel Poema risalta la ritmicità di un canto intriso di cenni a un passato misterioso, strettamente connesso a tematiche e cadenze della cultura popolare, dalle filastrocche per bambini alla produzione gitana. Infatti è soprattutto in questo poema che si intravede il “gitanismo” di Lorca, che apparirà poi in tutta la sua potenza nel Primo romancero gitano.

    In una lirica dal titolo Canti nuovi (1920) Lorca scrive testualmente: ho sete di risate e di aromi; sete di canti rifulgenti e sereni, colmi di sogni e di pensieri. È questo un modo di scrivere che va diritto al cuore delle cose e si placa solo nella letizia dell'eterno. Queste poche righe stanno a significare che la poesia è comunque presente in tutte le cose, siano esse belle o brutte; ciò che fa la differenza è la capacità dell'osservatore di cogliere le emozioni, interpretandole diversamente a seconda della sensibilità della mente e del cuore. Per il poeta è importantissimo riuscire a scuotere dal torpore tutte le zone nascoste dell'anima, la quale deve saper vedere il bagliore dei sentimenti nelle forme che la circondano. Come si può ben capire l'ispirazione iniziale di Lorca era di natura prettamente romantica, ma in essa si compenetra un profondo bisogno di paesaggio e di natura che evochi gli episodi energici e le immagini vitali della calda terra di Spagna, dando loro una sfumatura quasi onirica e tendente al surrealismo. L'educazione iniziale che ha ricevuto il poeta nell'ambito familiare e scolastico prima, nei circoli culturali di Granada poi, si allarga necessariamente e rapidamente, dopo il suo trasferimento a Madrid, verso dimensioni più estese, fino a paragonarsi con i luoghi fondamentali dell'identità spagnola: Avila, Burgos, Santiago de Compostela e il monastero di Silos.

    Quando leggeva i propri testi Lorca era commovente e straordinario; notevoli capacità vocali e spiccata comunicatività, uniti ad una certa simpatia, obbligavano quasi ad arrendersi al suo fascino interpretativo; la creatività di cui era dotato appariva sempre naturale e spontanea, mai artificiosa o manierata. La sua poesia mette quasi di fronte ad un'essenza di assolutismo: è il suo duende (suggeritore notturno) che gli rivelava ciò che egli era capace di trasporre in un'immediatezza talvolta crudele (come nel celeberrimo Lamento per Ignazio Sánchez Mejías), ma pur sempre vicina alle radici dell'esistenza umana e dell'universo, in una prospettiva che illuminava se stesso e il mondo circostante.

    Lorca fece parte, con un ruolo quasi di leader, di quel gruppo di scrittori che in Spagna tennero banco fino al 1936, anno della rivoluzione franchista; i più noti furono Pedro Salinas, Jorge Guillén, Dámaso Alonso, Vicente Aleixandre, Rafael Alberti, Luis Cernuda, Léon Felipe, Miguel Hérnandez. Tutti questi autori, dispersi dalla politica franchista, si contrapposero sempre e decisamente al regime con i loro messaggi di libertà. Lorca, forse un po' più degli altri, fu capace di descrivere in maniera quasi perfetta gli aspetti dell'andalusismo popolare, rappresentato dalla personale esperienza granadina, creando fin dall'inizio uno stretto legame con le radici della terra natia e contemporaneamente seguendo l'esperienza popolare del suo “vagabondare” per la Spagna. L'ispirazione di Lorca, da lirica e romantica, si volge verso il concreto dei fatti storici per poi spingersi alla ricerca di una visionarietà riconducibile a correnti artistiche come l'Espressionismo, il Surrealismo e il Dadaismo. Il profilo culturale e onirico-sognatore della realtà popolare è intriso di aspetti storici e sociali; probabilmente è per questo che le sue romanze erano lette davanti a tutti nei raduni repubblicani e nei circoli. Denunciato come omosessuale e come agente al servizio dei sovietici da un clericale di destra, Lorca è catturato il 16 agosto 1936 in casa del poeta Luis Rosales. La sua tragica morte, avvenuta per fucilazione ad opera della guardia civile, ha rappresentato e rappresenta tutt'oggi, anche fuori dalla Spagna, la condanna di un autore che con i suoi scritti si era schierato a fianco del popolo contro il clero e la destra fascista.

    Lorca nella sua breve vita scrisse anche opere teatrali: La casa di Bernarda Alba (che ha come sottotitolo Dramma di donne in terra di Spagna) e Donna Rosita nubile vengono considerate capolavori nel teatro spagnolo del Novecento; il tema di fondo è quello della femminilità frustrata che vive il conflitto fra la passione amorosa e sessuale (con ansia di maternità) e le convenzioni dell'onore nel senso della rispettabilità sociale. Le vicende hanno per sfondo paesaggi malinconici sprofondati in un'atmosfera indefinita che sembra attendere una catastrofe incombente e forse inevitabile. Questo mondo di passioni violente e talvolta incontrollabili vengono comunque riscattate da una poesia umana e civile che conferisce grandissima dignità all'esistenza delle protagoniste.

    Le poesie che vi propongo, nella traduzione di Lorenzo Blini, sono Il silenzio e Paesaggio, tratte entrambe dal Poema del canto profondo; sono due liriche poco note e soprattutto brevi che rispecchiano perfettamente i temi di fondo della raccolta: nella prima, in sei versi sciolti e liberi anche nell'originale versione in lingua spagnola, colpisce l'immediatezza estrema e la violenta brutalità dei due versi finali che esprimono senza mezzi termini (e senza uguali in poesia) il dolore eccessivo di un passato destinato a ripetersi; la seconda sintetizza l'essenza della terra andalusa e accenna velati riferimenti a trascorsi indefiniti che però ancora riguardano un presente incerto, tipico della cultura popolare gitana.

 

Riferimenti: Federico Garcia Lorca, Poesie, Fabbri Editori.

 

IL SILENZIO

 

Ascolta, figlio mio, il silenzio.

È un silenzio ondulato,

un silenzio,

dove scivolano valli ed echi

e che inclina le fronti

al suolo.

 

 

PAESAGGIO

 

Il campo

di olivi

si apre e si chiude

come un ventaglio.

Sull'oliveto

un cielo sommerso

e una oscura pioggia

di stelle fredde.

Trema giunco e penombra

sulla riva del fiume.

Si arriccia il vento grigio.

Gli olivi

sono carichi

di grida.

 

 
©2006 ArteInsieme, « 014634248 »