La sirena dell'immortalità, di Ausilio Bertoli
(Azimut libri, 2008 – pagg. 112 – ISBN: 978-88-6003-089-4 - € 10,00)
Sociologo di formazione, narratore per
vocazione, Ausilio Bertoli (Grumolo delle Abbadesse, 1945) è riuscito nel tempo
e nei tanti libri editi a mantenere uno sguardo lucido e saldamente ancorato a
una realtà in costante trasformazione com'è quella del Veneto, dove vive e
lavora. Se i suoi primi libri (Il
veggente di Bovo, 1991; Amore per ipotesi, 1994; Gente tagliata, 1996) scandivano i
ritmi e celebravano i costumi di una società rurale che lentamente si
affrancava dalle pastoie di un mondo, quello del campanile, destinato non senza
qualche rammarico all'oblio, in 50 di
bocca, il vizio della notte (2007) lo scrittore vicentino ci ha
restituito col brillante personaggio di Basilio Bossio,
“lucciolomane” impenitente, un incisivo ritratto dello
sbandamento esistenziale dell'autoctono cresciuto tra il timor di Dio e la
religione del lavoro e del risparmio, ammaliato dalle nocive tentazioni della
città dove tutto sembra possibile e ogni desiderio è, per così dire, a misura
di portafogli. Con La sirena
dell'immortalità (Azimut libri, 2008, pagg. 112, Euro 10,00),
quello che potremmo definire il tipo
veneto amplia il proprio campo d'azione (non solo territoriale)
entrando con tutti i requisiti psicologici e culturali nel cosiddetto villaggio
globale.
Il quarantottenne Delio Rizzi, vicentino, è un grigio assicuratore della Xar, incapace di prolificare per via di un varicocele
congenito, alla spasmodica ricerca di un legame sentimentale stabile in grado
di compensare la piattezza del suo quotidiano. Delio
è un uomo senza qualità che cerca riscatto nel tentativo di affermarsi
artisticamente, di stare nel cono dei riflettori, tra scrosci di applausi e
passaggi in TV e giornali. Peccato che l'esito delle sue prove sia
sproporzionato rispetto alle ambizioni, oscillando tra non ben precisate e
assolutamente mediocri performance ora di conduttore, ora di paroliere e
cantante. Rizzi comunque non demorde e elegge a territorio
di caccia la costa istriana della Croazia, che fa da fondale (gradevole per il
suggestivo paesaggio quanto inquietante per la desolazione post bellica) a
molti degli episodi tragicomici del romanzo. Durante una vacanza Rizzi si
invaghisce di Sanja, l'avvenente cantante di un
complessino musicale, madre di una bambina. La ragazza respinge con fermezza
gli strenui tentativi di abbordaggio del nostro; infine lo dirotta verso la
sorella Nina, in cerca di un aggancio per venire in Italia e studiare
all'università. Si imprimono nella memoria queste figure femminili: donne
segnate dalle atrocità di una guerra assurda, sulla soglia dell'indigenza e
della disperazione ma comunque forti e dignitose nel portare avanti le proprie
vite nel mutuo aiuto, arrabattandosi con piccoli lavori al limite della
legalità o, più sovente, sulla soglia della prostituzione. Nina è nuova linfa
per le speranze di Delio, che finisce per idolatrarla
smisuratamente; lei gli darà qualche chance ma interverrà un fatto nuovo e
tragico a mutare gli equilibri, e l'ambiziosa receptionist aspirante psicologa
si trasformerà nella dimessa operatrice di una casa di riposo, decidendo di
rifiutare le continue avance di Rizzi per occuparsi della madre inferma e della
nipote.
Le suggestioni offerte dal romanzo non possono che ricondurre alla mente un
alto e emblematico riferimento letterario: La
coscienza di Zeno di Svevo;
ma Delio Rizzi non ha neanche il barlume della
consapevolezza intellettuale e cinica di Zeno Cosini. Delio
Rizzi è il grado zero dell'antierore: il mondo
femminile e i suoi misteri rimangono preclusi al suo immaginario maschile, che
arranca nel proprio personale disagio, desiderando i suoi oggetti d'amore come
un naufrago brama di aggrapparsi a un tronco che emerge tra i flutti. Così Delio rimbalza di donna in donna, prima che il suo sistema
nervoso vada in pezzi per ritrovare poi un posticcio equilibrio con Irena, la nuova amica che gli permetterà una circoscritta
notorietà, traducendo i suoi testi per il pubblico istriano, composizioni che Delio attingerà in gran parte da riviste letterarie e opere
altrui, saccheggiate candidamente per riguadagnare un po' di pace interiore.
Con La sirena dell'immortalità
Ausilio Bertoli porta a maturazione la propria parabola espressiva di
sperimentatore attento, curioso e divertito rispetto alla materia magmatica che
gli si dipana sotto gli occhi. Nel corso degli ultimi libri la sua prosa è
andata rarefacendosi, in favore di una comunicazione più immediata e evocativa,
quasi cinematografica nel suo narrare per immagini: poche pennellate
descrittive, dialoghi secchi, efficaci anche nel cercare l'espressione gergale;
attenzione all'intreccio, al ritmo della storia ridotta a sequenza lineare di
eventi, senza artifici di costruzione, per irrobustire il romanzo di solido
realismo. Del resto ci pensa Delio Rizzi a bucare la
pagina, con le sue meschinità e i suoi eccessi che fanno deragliare nel
grottesco e nel caricaturale quanto gli accade. Indovinata l'atmosfera
istriana, che permea le situazioni di una ulteriore
nuance decadente, di un senso diffuso di fallimento.
Due gli assi portanti de La sirena
dell'immortalità, strettamente allacciati e consequenziali. Da una
parte la riflessione sulla gestazione artistica e i suoi rapporti con la
dimensione maschile, secondo alcune correnti del pensiero psicologico. Delio reagisce alla sterilità del suo sesso con velleità
creative; incapace di lasciare figli cerca di acquisire una sorta di
immortalità scrivendo versi che possano essere ricordati e apprezzati da altri.
E' quasi straziante la piccola epopea di quest'uomo comune che si sente
speciale, che sgomita per uscire dalla moltitudine silenziosa e informe. E qui
fa capolino il secondo tema che collega le avventure
di Delio Rizzi a una stringente attualità. Rizzi
spasima per apparire, scalpita per calcare le scene. Così,
all'organizzatrice del concorso canoro che si sarebbe tenuto alla sagra
cittadina: “Signora, lo condurrò io, non si preoccupi! e lo spettacolo non avrà nulla da invidiare a quelli che
fanno per televisione, a quello di Gerry Scotti!” e
ancora: “Ma bisogna fare pubblicità, signora! tanta,
tanta pubblicità con manifesti locandine opuscoli e volantini, e sui giornali. I giornali, signora, la stampa!” In una società cultrice
dell'immagine e dell'apparenza, dove un passaggio in televisione è garanzia di
esistenza e di affermazione, dove l'autorevolezza e il prestigio vengono
stimati sulle vincite ai quiz, nel confronto su piste da ballo o negli ambienti
più insidiosi di isole per celebrità e fattorie più o meno musicali non è forse
il piccolo borghese Delio Rizzi un'altra icona di uno
dei tanti vizi della nostra contemporaneità?
Ausilio Bertoli presenterà il suo libro La sirena dell'immortalità presso la libreria Mondadori "Quarto potere" il prossimo
30 gennaio alle ore 21. Dialoga con l'autore Alberto Carollo
di CaRtaCaNta.
Alberto Carollo
Da www.cartacantalab.com