Milan Kundera
Un incontro
Adelphi –Euro 17 – Pag. 190
Milan Kundera è il più importante scrittore europeo contemporaneo
e ogni volta che esce un suo libro è un piccolo
evento. Un incontro è una raccolta di saggi che ripercorre vecchi amori
dell'autore praghese, partendo da Rabelais fino ad arrivare a Federico Fellini
e Curzio Malaparte. Kundera parla del romanzo, dei romanzieri, rivaluta un'arte
che in passato è stata considerata secondaria rispetto alla poesia, si
abbandona a discettazioni su musica e letteratura, definisce La pelle di Malaparte - opera da noi
considerata minore - un romanzo perfetto, l'esempio del contenitore assoluto
della materia narrativa.
Possiedo tutti i romanzi di Kundera, mi sono innamorato dello
scrittore ceco ai tempi de L'insostenibile
leggerezza dell'essere, ma poi sono andato avanti leggendo tutto il
leggibile, da Amori ridicoli, a Il libro del riso e dell'oblio, passando
per Il valzer degli addii, L'immortalità, L'ignoranza, La vita è
altrove, Lo scherzo…Non ha
importanza se sono romanzi, racconti, saggi filosofici, letterari, musicali, le
parole di Kundera scavano profonde gallerie di conoscenza e ti restano dentro
come pesanti macigni. Non voglio descrivere l'intero libro, né recensire
Kundera, cosa impossibile per me piccolo scrittore di provincia davanti a un
autore così immenso che leggo con passione e trasporto. Mi soffermerò su due
brevi saggi che denotano grande precisione espositiva e tematiche
condivisibili. Il primo racconta la Primavera di Praga e cerca di far capire quanto
fosse diversa l'esperienza del movimento spontaneo ceco da quella del maggio
francese. La Primavera
di Praga deriva dal Terrore stalinista dei primi anni successivi al 1948 ed è ispirata
dallo scetticismo post - rivoluzionario. Non è un movimento che deriva da
entusiasmi giovanili, ma cerca di restituire l'indipendenza a una nazione
soffocata dall'idiozia ideologica. Kundera fa partire tutto da un romanzo di Skvorecky
intitolato I codardi (1956),
che racconta la rinascita della Repubblica cecoslovacca. Non è un romanzo anticomunista, ma apolitico, libero e scritto con l'umorismo
tipico delle persone che si tengono lontane dal potere. Negli anni Sessanta, Kundera
ama dire - con una punta di cinismo - che una dittatura in decomposizione è il
regime politico ideale, perché l'apparato oppressivo funziona in modo
difettoso, ma stimola ancora lo spirito critico e beffardo. L'esperienza della
Primavera di Praga segna il rifiuto dello stile di vita sovietico in
decomposizione, per dare vita a un'inattesa e breve democrazia.
Non è la mia festa è un altro saggio interessante dedicato al centenario della
scoperta del cinema (1995), per affermare che la nuova tecnica è diventata il principale agente di rimbecillimento e un importante agente di indiscrezione planetaria, per
filmare avversari politici in gesti inattesi, riprendere dolore, morte e sofferenze.
Il film in quanto arte è una rarità,
mentre la maggior parte delle immagini prodotte vengono usate per creare
consenso, annebbiare coscienze e per squallidi obiettivi propagandistici.
Kundera racconta in poche righe il grande cinema di Fellini e la sua polemica
con la televisione di Berlusconi che voleva inserire gli spot pubblicitari per
interrompere i film. Ha avuto la meglio la tecnica cinematografica al servizio
del rimbecillimento e ancora oggi ne scontiamo le conseguenze.
Un'ultima considerazione. Sono tempi tristi per la letteratura,
come per il cinema. Le vetrine delle librerie si riempiono di oggetti strani
che presentano soltanto una lontana parentela con i libri, cose come Questo piccolo grande amore di Claudio Baglioni, i romanzi di Moccia
e Faletti, le confessioni delle veline e dei calciatori, l'ultima opera di
Melissa P. Bene, tutto questo ciarpame non lo vedrete mai nella Piccola
Biblioteca Adelphi, che pubblica il meglio della letteratura mondiale. Sostenete
con la vostra lettura le opere di Alberto Arbasino, Roberto Calasso,
Abilio Estevéz, Joseph Roth
e Milan Kundera. Non ve ne pentirete.
Gordiano Lupi