Perso in tempo
di AA.VV.
a cura di Michele Marcon
e Giulio Tellarini
Arcipelago Edizioni
Narrativa antologia di racconti
Pagg. 254
ISBN: 9788876953958
Prezzo: € 10,00
Tutto è uno, tutto è diverso. Quante
nature nella natura dell'uomo! Contraddizioni. L'uomo è naturalmente credulo,
incredulo, timido, temerario. Descrizione dell'uomo: dipendenza, desiderio di
indipendenza, bisogno. Condizione dell'uomo: incostanza, noia, inquietudine.
BLAISE PASCAL.
Un'antologia di racconti “Perso in tempo” dove 14 “giovani scrittori
IULM” si avvicendano in un gioco di parole “avvelenate”, autori che “si sono persi in tempo, giusto il tempo per non
cadere nella trappola delle parole di troppo”.
Io ne sono rimasta letteralmente entusiasta.
“…meno letteratura, più
vita vissuta; meno artifici e più spontaneità; meno riflessione e più scrittura
selvaggia. (…) pagine di esperienza immediata, il viaggio, lo sballo,
gli amori, in genere il disporsi lineare – non gerarchico – del tempo,
l'assenza di discontinuità entro un processo di apprensione del mondo
“ dice Paolo Giovannetti nella postfazione.
Fenomeni di disagio giovanile (?), comportamenti autolesivi,
tossicodipendenze, violenza, individuale o di gruppo, l'irrequieto desiderio di
sensazioni forti, di rischi, di sfide oltre i limiti delle proprie potenzialità
e contro il mondo (o contro se stessi?). Spesso derivato da sentimenti
complessi di noia, d'inadeguatezza, rabbie, nostalgie che possono determinare
un vissuto di morte psichica, la paura di una mortificazione intollerabile,
perché non elaborabile, da cui fuggire, tutto questo racchiude Perso in tempo. E' ammirabile la capacità di seguire una linea
conduttrice che collega i racconti l'uno all'altro.
“Offuscamento mentale,
confusione abissale, pragmatica atipicità” come il “Buco
nero” di Michele Marcon
dove il protagonista si “risucchia dentro
se stesso. Scritto con
uno stile ansioso e ripetitivo, perfetto per disegnare il malessere interiore e
psichico di chi ha la mente e l'anima offuscate dalla violenza di un essere
“fallito” sia personalmente sia sentimentalmente, bruciate dalle “Noccioline per l'anima” (Linda Avolio) dove piccolo “caramelle”
distruggono sia chi le ingoia sia chi si procaccia da vivere distribuendo.
Come dicevo prima, un risucchiarsi dentro se stessi, o forse, il cercare di
ritrovar(si) nonostante un disaggio troppo radicato
perché permetta una via d'uscita, laddove via d'uscita ce ne sia.
“Guardami per sempre laddove sono assente” di Hulde Federica Orrù, mirabile, non solo per la conoscenza accertata dell'autrice sul
padre della psicanalisi e jung “allievo ribelle” ma
anche, e soprattutto nella trama e nello stile narrativo che come dice Massimo Pignat in “Atto vocalico vichingo” conduce il protagonista in “un
viaggio fisico e mentale, reale e psichico segnò profondamente le nostre
personalità”.
Tra i 14 racconti, quello che ha creato una forma forte di “inquietudine” è stato “A bocca aperta” di Danilo Potenza, perfetta la tensione che riesce a
costruire l'autore conservandola fino alla fine: un crescente di urla che
aggrediscono il mondo.
Un artista che riproduce le opere di Bacon nell'orrore del sangue e della violenza fisica e psicologia alla
figlioletta rapita alla madre che a sua volta è uccisa proprio per riprodurne
un dipinto di Bacon.
Un rituale, una catarsi, è il corpo che prende possesso di sé e urla fino a
distruggersi, finché non resta solo il silenzio a rimbombare in uno spazio
vuoto.
Dice il protagonista mentre osserva un quadro di Bacon: “Quest'uomo è vivo, non è morto. Ha un'espressione sofferente, una sofferenza
meccanica, ossessiva, disperata. Cos'ha visto quest'uomo? E' il volto di chi
l'ha combinata grossa e non riesce a liberarsi del rimorso. Si,
è il disperato volto del rimorso. Un uomo di chiesa di cosa può avere rimorso? Cos' puro, etero, casto”. Vi lascio a questo
quesito.
Negli ultimi anni ho avuto modo di leggere diverse antologie, ma mai prima
avevo trovato tanta omogeneità. Uno stile narrativo vicino ai giovani,
nell'intercalare odierno dove sono narrati i malesseri del quotidiano vivere: “le stasi e le frustrazioni nate dall'abbandono irriflesso della vita”; una lettura fluida in
cui il lettore non può non riconoscersi.
Katia Ciarrocchi