Storie
minime
Anche in questa
sua seconda fatica letteraria Maria Pina Ciancio si dimostra poetessa
passionale, ancorata alle sue radici, modellata e forgiata con le lacrime e il
sangue della propria terra, la terra lucana, terra del Sud. Storie minime (Fara Editore, pagg.47, €. 10,00) è una
preziosa silloge di poesie sul tema dell'emigrazione. Un grido di dolore quello
di Maria Pina Ciancio, un'invocazione struggente che si leva alta nel cielo a
cingere in un abbraccio ideale quanti hanno dovuto spezzare il legame
ombelicale con la terra che li ha generati, in cerca di fortuna altrove. “Evaporano
i sogni e dentro i sogni/la storia di mio padre/quella di valigie di cartone
cotte al sole/trascinate a mani strette...”. I “versi imperfetti” di Maria Pina sono
un richiamo alla memoria, procedono per improvvise illuminazioni, si soffermano
sui dettagli, sui particolari, traboccano da un'esigenza interiore: entrare in
simbiosi con il proprio popolo. ”Non ti era bastato il mio
amore/e neppure il mio pianto./Hai voluto
fuggire prima del giorno/perché non vedessi/nel fondo degli occhi l'odore del
viaggio”. I versi dedicati a
Rocco Scotellaro vogliono essere invece un omaggio a
un uomo esemplare che nella sua terra c'è rimasto, seppellito in giovane
età. Una scrittura minimalista estremamente evocativa, pregna di suggestioni,
odori, sapori, che coinvolge i sensi tutti. Una realtà desolante e precaria
nella quale anche la speranza sembra destinata a morire. “Al mio paese d'inverno/la neve non era
bianca/ma rossa di sangue di porco...”
Maria Pina
Ciancio racconta il suo mondo attraverso la scrittura, ne assimila le
sofferenze, le gioie del quotidiano, si rende messaggera di un malessere
atavico. Nei suoi scritti l'impegno, l'ideologia trovano equilibri sottili, si
appellano alla coscienza, e la poesia diviene il punto di confluenza, il luogo
nel quale abbattere i confini e offrire dimora agli stranieri di tutto il
mondo.
Salvo Zappulla
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