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  Letteratura  »  La rivolta degli angeli, di Anatole France, edito da Meridiano Zero e recensito da Giuseppe Iannozzi 14/11/2009
 

La rivolta degli angeli

di Anatole France

A cura di Roberto Saviano

Traduzione di De Mauri L.

Illustratore Carlègle

Edizioni Meridiano Zero

Narrativa romanzo

Pagg. 318

ISBN: 9788882372002

Prezzo: € 9,00

 

 

 

 

 

Anatole France. Il premio Nobel ribelle torna con “La rivolta degli angeli


La rivolta degli angeli
ha inizio nella Parigi di inizio Novecento perché le figlie degli uomini sono belle e gli angeli non sono immuni alla bellezza. Ma c'è anche un altro motivo, ben più importante: Dio è stato riconosciuto colpevole di crimini contro quella umanità che lui asserisce d'aver creato di punto in bianco dal niente.
Il Dio che Anatole France disegna neLa rivolta degli angeli” è una divinità talmente fragile, sottomessa al peso del suo stesso nome, che assomiglia più a un azzeccagarbugli male in arnese che non a un creatore di infinite possibilità. E' un demiurgo, un impostore che ha avuto ragione dei Cieli solo grazie all'inganno e alla menzogna. Arcade, angelo ribelle, decide di affrontare di petto la questione, giacché i mortali sembrano interessarsi di tutto fuorché del problema che è Dio. Arcade comprende che l'umanità è sottomessa a un Dio di parvenze e menzogne; e comprende pure che forse qualcuno ha sospettato la verità ma per la pace della propria anima – cioè per calcolata convenienza – fa finta di niente e continua così ad adorare un “falso” gridando i suoi alleluia in Chiesa, genuflettendosi al cospetto di ogni pretino e non mancando quasi mai di baciare la Croce. Anatole France è un distruttore di idoli, che nega la bontà di un Dio creato ad arte dagli uomini per nascondere le proprie malefatte e per sottomettere e schiavizzare interi popoli.
Contro il naturalismo, contro Émile Zola, il pensiero di Anatole, convinto classicista, par essere indirizzato verso quei filosofi che scavarono nel subconscio umano: il mondo è volontà e pessimismo, come Arthur Schopenhauer sottolineò in “O si pensa o si crede”: “Quando uno comincia a parlare di Dio, io non so di cosa parli, infatti le religioni, tutte, sono prodotti artificiali”. Ed ancor più, Anatole abbraccia l'idea axiologica nietzschiana che Dio è morto, che tutto è eterno ritorno, che non c'è volontà senza spirito dionisiaco. In “Ecce Homo” il celebre filosofo sottolineò che “l'ateismo non è un risultato, e tanto meno un avvenimento – come tale non lo conosco: io lo intendo per istinto. Sono troppo curioso, troppo problematico, troppo tracotante, perché possa piacermi una risposta grossolana. Dio è una risposta grossolana, un'indelicatezza verso noi pensatori. In fondo è solo un grossolano divieto che ci viene fatto: non dovete pensare!. E Anatole France, attraverso la rivolta degli angeli, invita quel poco che resta dell'umanità a pensare. A ribellarsi. E' sempre F.W. Nietzsche a mettere a nudo la scomoda verità, che è poi al centro del capolavoro di Anatole France: “C'è un solo mondo, ed è falso, crudele, contraddittorio, corruttore, senza senso… Un mondo così fatto è il vero mondo… Noi abbiamo bisogno della menzogna per vincere questa verità, cioè per vivere… La metafisica, la morale, la religione, la scienza… vengono prese in considerazione solo come diverse forme di menzogna: col loro sussidio si crede nella vita”.
La révolte des anges” è del 1914, ma in Italia una prima traduzione di Luigi De Mauri apparve soltanto nel 1928. In vita Anatole France godette di grande attenzione, dopo la sua morte nel 1924 fu quasi l'oblio, grazie soprattutto alla cecità dei surrealisti e della pruderie di André Gide. Questi non è ancora capace di emanciparsi dal moralismo borghese e dalle sue menzogne; si tenga poi conto che è reduce dall'abbandono della moglie sua cugina Madeleine, la quale accortasi dell'ambiguità sessuale del marito lo abbandona, lasciando nell'animo dell'uomo un grosso vuoto esistenziale. Il Gide che definisce Anatole uno scrittore “senza inquietudine di cui si capisce tutto subito” è un personaggio succube dell'invasamento religioso che lo maledì tra il 1885 e il 1888 grazie alla cugina Madeleine: André e la cugina ebbero un fitto rapporto epistolare, che portò Gide a tuffarsi nello studio metodico della Bibbia. Nonostante abbia già scritto “I sotterranei del Vaticano” e il saggio socratico “Corydon” contro i pregiudizi verso l'omosessualità e la pederastia, André Gide è purtroppo ancora prigioniero dell'imprinting borghese, così nell'opera di Anatole France ravvisa soltanto una superficialità che in realtà non c'è. Dati questi motivi, chiaro che Gide non vedesse di buon occhio un ribelle tout court come Anatole: “La rivolta degli angeli” gli premeva il piede sul petto, lo soffocava. Non potendo combatterlo, André dovette ribassarsi a schernirlo.
La nuova edizione de “La rivolta degli angeli”, per i tipi Meridiano zero, collana sottozero, si basa sull'edizione italiana Barion (Milano) del 1928, nella traduzione di Luigi De Mauri revisionata da Tommaso Pezzato; il volume accoglie anche una intelligente prefazione di Roberto Saviano che val la pensa di leggere con la dovuta attenzione.
Il romanzo di Anatole narra le tribolazioni di Arcade, angelo custode del giovane Maurice D'Esparvieu, rampollo d'una famiglia piuttosto in vista nella Parigi di inizio Novecento. Maurice è un tipo né carne né pesce, che vivrebbe senza troppi scossoni le sue avventure amorose occupando il resto del proprio tempo a coltivare l'ozio, non fosse che un giorno il suo angelo custode gli si mostra per dirgli chiaro e tondo che ha deciso di muovere guerra a Dio. Maurice accoglie la notizia prima con incredulità, poi con sospetto, in ultimo con disperazione: Arcade l'ha abbandonato e lui si sente come se gli avessero amputato un arto. In una Parigi anestetizzata, Arcade trova altri angeli ribelli: insieme si decidono per rovesciare una volta per tutte Dio. Lucifero avrà presto il trono che merita e verrà così adorato come Dio! Ma per riuscire nell'impresa bisogna organizzarsi, o sarà una mezza disfatta uguale a quella che vide Lucifero confinato per la prima volta negli Inferi.
La rivolta degli angeli” è oggi più che mai attuale. Il crimine è uno soltanto: ci si è dimenticati di Anatole France per troppo tempo, per colpa dei surrealisti, dei futuristi (dei fascisti). Negli anni Sessanta e Settanta ci furono dei tentativi di riesumare la grandezza del premio Nobel per la Letteratura (La rivolta degli angeli, tr. di Alessandra Baldasseroni, Firenze, Sansoni, 1966; La rivolta degli angeli, tr. di Lisa Tullio, Roma, Curcio, 1978), ma con scarsi risultati. Nel 2004 i tipi Meridiano zero riportano sul mercato “La rivolta degli angeli”, finalmente in una traduzione aggiornata; nel 2009 esce in edizione paperback il capolavoro dello scrittore francese, con una valente introduzione critica di Roberto Saviano. E' questa un'occasione imperdibile per restituire ad Anatole France la grandezza che merita: “Ciò che viene definito bene è soltanto ciò che è imposto, null'altro che l'ordine e le consuetudini costituiti. Anatole France, continuando a manipolare l'infinita ludica letteraria, risolve l'annoso problema del bene e del male occupando con i suoi angeli ribelli un posto al di là delle due determinazioni. […] I demòni di Anatole France, con questo romanzo assurgono nell'Olimpo del mito letterario a numi della crisi capaci di disgelare ciò che vi è di falso e disumano dietro l'ordine del bene. Questi demòni letterari indicano le strade che portano alla vita presa nel vortice del sapere, rapita nel tempo della passione, nell'ordine dell'anarchia, educata nel dubbio e nella musica, nell'amore per la materia e per le scienze della natura, al di là di ogni determinazione morale, giuridica, religiosa” (dall'Introduzione di Roberto Saviano).
Condannato all'oblio, tratto in salvo da pochi ma valenti demòni illuminati, Anatole France è la Letteratura di cui questo secolo buio – precipitato nel più volgare e ignorante medioevo – ha bisogno: la sua scrittura scardina pregiudizi culturali religiosi e sociali, ed è questo che ancor oggi fa paura ai tanti ipocriti e arrampicatori sociali, che giorno dopo giorno si adoperano in favore dello sterminio dei liberi pensatori, con le terribili conseguenze che si possono immaginare.

 

Giuseppe Iannozzi

 

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