Canti celtici
di Renzo Montagnoli
Prefazione di Patrizia Garofalo
Immagine di copertina e fotografie
all'interno di Renzo Montagnoli
Elaborazione Grafica di Elena Migliorini
Edizioni Il Foglio
http://www.ilfoglioletterario.it/
ilfoglio@infol.it
Collana Autori Contemporanei Poesia
Diretta da Fabrizio Manini
Poesia – poema
Pagg. 90
ISBN: 978-88-7606-162-2
Prezzo: € 10,00
Se la poesia salva la vita, se i versi dei Poeti sono cibo per l'anima, i Canti
celtici di Renzo
Montagnoli possono essere paragonati ad ali meravigliose che ci
trasportano in alto, lontano dalle bassezze quotidiane, e a un banchetto dove
le portare si susseguono con perfetta armonia.
Mi sento sempre inadeguata quando devo scrivere di
poesia. Non so utilizzare i termini appropriati che una critica stilistica
richiederebbe. In questo caso, poi, quando sono già state scritte sui
Canti bellissime recensioni, rischio di sentirmi proprio come un pulcino
sprovveduto.
Parlerò quindi di sensazioni, delle sensazioni che ho provato, che provo,
sfogliando le pagine dei Canti celtici, aprendo il libro a caso (so che non si
dovrebbe fare, che bisognerebbe seguire il filo logico utilizzato dal Poeta…).
Riporterò qui alcuni versi, raccolti senza un ordine preciso. Ma che credo
possano dare un volto, un'anima, a tutta l'opera.
Ritrovo nei Canti alcune delle emozioni provate quando
lessi un'altra opera di Renzo Montagnoli: “Il magico sussurro della natura”
pubblicato qualche mese fa in e-book (www.isogninelcassetto.it/montagnoli_2.html).
Ma amplificate, perché Montagnoli, in questa sua prima opera edita, è come se
avesse usato un pentagramma su cui scrivere, scegliendole con sensibilità e
intelligenza, ogni parola, ogni verso come fossero note musicali. Dalle pagine
esce musica: note leggere e pesanti che si alternano e entrano diritto
nel cuore.
Una brezza leggera
fa fremere
i fiori,
un
sussurro lieve
che s'ode
ovunque
fra
eteree figure…
(I pascoli del cielo)
Brezza,
fremere,
sussurro, eteree…e si sente davvero il respiro della brezza
che ristora, che serve a placare gli animi…
Perché non esistono solo giorni sereni, perché c'è anche la guerra, con i suoi
stridii...
Quel giorno
combattemmo nel grano.
Frecce
che s'alzavano a oscurare il sole,
le lunghe
aste appuntite ben tese,
i cavalli
schiumanti che mietevan le spighe,
cozzi
d'armi, grida selvagge,…
(La guerra)
E qui non solo l'udito, ma viene colpito anche
un altro senso: come in un dipinto ci balzano agli occhi i cavalli con le froge
schiumanti, e il grano che si piega e quegli uomini pronti a uccidere con
le lance acuminate per difendere la loro terra e i loro affetti.
Quegli affetti che vogliono continuare a ritrovare ogni sera, quando…
Nella magia del tramonto,
lasciati
i lavori del giorno,
il
ritorno alla casa,
al
riposo del desco…
(La famiglia)
Ed è l'odore del fiume che sale da…
Due file di salici, chinati
sull'acqua,
canneti
ondeggianti al vento,
e in
mezzo scorre lento il fiume…
(In mezzo scorre il fiume)
E ora è il dolore, che i sensi li annienta, è la sofferenza più atroce cui una madre
può essere sottoposta, che Montagnoli, con mano lievissima, riesce a
stemperare con una sorta di dolce carezza:
Un piccolo scavo,
un ritorno
alla terra,
mani di
madre che lasciano cadere
un gioco
d'osso,
un
ninnolo intagliato,
la compagnia
per l'eternità.
(In memoria di un bimbo)
Quello che Renzo Montagnoli ci narra è la Storia di un popolo: non necessariamente il
Popolo celtico. Il Poeta ha tradotto in parole ( e stavo per aggiungere in
musica) il rispetto che un tempo legava l'uomo alla natura, alle tradizioni.
Potrebbe essere il popolo degli Indiani d' America,
potrebbe essere il popolo del Paese delle ombre lunghe. Cambierebbe il paesaggio, ma simili sarebbero i comportamenti di quegli
uomini.
L'altro giorno stavo leggendo Stagioni,
di Mario Rigoni Stern:
ebbene, in certe descrizioni della natura, dei boschi, delle montagne, ho
ritrovato l'atmosfera dei Canti.
Anche se non mi piace usare il termine “messaggio” senza alcun dubbio da questi
Canti celtici emerge forte, su tutte, una voce: che ci
invita a fermarci, a non autodistruggerci. Che
ci esorta a impossessarci del nostro passato, a conoscerlo e rispettarlo, a
innaffiare le nostre radici ( le nostre radici di uomini, non necessariamente
legate a un'etnia) per non farle seccare. Perché solo conoscendo e non gettando
il passato possiamo costruire un possibile futuro. Solo così, forse, possiamo
salvarci.
Chi ignora il passato, chi non s'accorge del presente,
passa
senza lasciare traccia.
ma quelle
genti
che già
calpestarono il verde di questi prati,
se pur
nel sogno, rivivono.
La
memoria di chi fu
traccia la strada del futuro.
(Il futuro nel passato)
Ecco, non so se sono riuscita a descrivere anche se in minima parte cosa
siano per me i Canti celtici. Non so neppure se l'autore ne sarà soddisfatto.
Vi invito però a leggerli, perché, anche se non sono riuscita a fare una buona
recensione, di una cosa sono sicura: sono splendidi.
Canti celtici verrà presentato alla Fiera della Microeditoria di Chiari (Bs):
Domenica 11
novembre, Villa Mazzotti, ore 15. Sarà presente
l'Autore.
Milvia Comastri