Volterra
di Renzo Montagnoli
Le mie escursioni turistiche sono
sempre state improntate a una conoscenza sia artistica che
naturalistica. L'Italia è forse l'unico stato in cui questi due aspetti sono
congiuntamente reperibili, perché anche nelle zone più nascoste, lontane dai
grandi traffici del turismo, non è difficile trovate
in un bel panorama anche una chiesetta, un monumento, un castellino di valenza
artistica. Poi ci sono zone in cui questo incontro è più frequente e fra queste
metterei in capo a tutte la Toscana, in cui troviamo grandi città d'arte come
Firenze, Pisa, Arezzo, Siena, ma soprattutto piccoli o medi borghi, sovente
arroccati su un colle, da cui dominavano la piana sottostante, e che ora
ricamano il paesaggio agreste, perle incastonate fra oliveti e vitigni che
salgono dal basso, linee verdeggianti che progrediscono lungo le alzate come la
montatura di un anello in cima al quale c'è la pietra preziosa, il paese di
stampo prettamente medievale, ma che in questa regione presenta anche
reminiscenze romane e, prima ancora, etrusche.
Già, gli etruschi, questo popolo le cui
origini non sono certe e in ordine alle quali numerose
sono le ipotesi, abitarono gran parte dell'Italia centrale, spingendosi al nord
fino al fiume Po e, in alcuni casi, superandolo per insediarsi però in
prossimità dello stesso.
Erano dodici le principali città della
confederazione etrusca, ognuna retta da un lucumone, che non era altro che un
re. Fra questi insediamenti autonomi, benché confederati, c'è
la meta di questo articolo. Mi riferisco a Velathri,
oggi Volterra, paese in provincia di Pisa, arroccata su un colle piuttosto
ampio, caratterizzato dalle balze, con pareti verticali e calanchi sottostanti,
dovute a un fenomeno erosivo che si estrinseca in
frane, anche corpose.
Come ci si arriva?
Beh, ci sono tre direttrici, vale a
dire da Cecina (una quarantina di chilometri), da Colle Val
d'Elsa (circa 30 chilometri) e da Pontedera (più o
meno una cinquantina di chilometri); le strade, benché statali o provinciali,
sono abbastanza veloci, tranne l'ultimo tratto che è costituito da una salita
piuttosto ripida.
In ogni caso gli itinerari si svolgono
su ondulazioni in un paesaggio agreste che è un piacere per gli occhi.
Che cosa c'è da vedere a Volterra?
Già la visuale da distanza è di grande
effetto, poiché il borgo è fortificato ed è cinto da
mura, poi, mano a mano che ci si avvicina e si procede nella salita, non si può
fare a meno di notare l'imponente castello, purtroppo non visitabile, in quanto
adibito a carcere.
Del resto il percorso lungo la cinta è
già di per se stesso appagante, potendo anche contare
su una magnifica vista della vallata sottostante.
Una volta entrati in paese si passeggia
nella storia, perché la parte antica è molto ben conservata tanto che, per
esempio, nelle mura erette nel 1200 si è riusciti a
mantenere, senza peraltro alterare il quadro d'immagine, l'antica Porta
all'Arco, risalente al V secolo a.C.
Nel vero e proprio centro si trovano il Palazzo dei Priori, risalente al XIII secolo e
che conserva alcuni dipinti di buona scuola, la cattedrale di Santa Maria
Assunta, che in effetti è il Duomo, eretta nel XII secolo, con dipinti di
autori non famosi, ma di pregevole fattura, il Battistero, a pianta ottogonale, del XIII secolo.
La fortezza medicea è stupenda e si
compone di due corpi uniti fra di loro: la Rocca
Vecchia del XIV secolo e la Rocca Nuova
del XV secolo. Come ho precisato in precedenza quest'opera imponente non è
purtroppo visitabile in quanto adibita a carcere di
massima sicurezza.
E' un peccato e allora ci si può
rinfrancare dalla delusione con una visita all'interessante Teatro romano, ma,
soprattutto, al famoso museo Guarnacci, probabilmente
il miglior museo di urne etrusche. Non ci sono solo
questi sepolcri, ma anche quanto trovato in essi, con raffinati gioielli in oro
filigranato. E' molto ampio e quindi c'è parecchio da vedere; comunque in un
paio d'ore ci si può fare un'idea completa, mentre gli approfondimenti
richiedono più tempo (io, per esempio, l'ho già visitato tre volte e penso che
una quarta non sarebbe superflua). Del resto le sale sono ben 38 e le teche
numerose, ben supportate da note, il che implica che la rapidità di visita deve
essere bandita.
È mia opinione, ma anche di altri, che
il Museo Guarnacci già da solo costituisca un valido
motivo per recarsi a Volterra; non mancate, pertanto, di accedervi, perché è
un'esperienza unica anche per il profano, anche per chi ha sentito parlare solo
vagamente degli Etruschi. Urne funerarie, ceramiche, oggetti
in bronzo, filigrane ci svelano un mondo lontano nel tempo, eppure così vicino,
come se nell'animo umano nulla fosse cambiato, con quel desiderio che si
ritrova negli oggetti di consentirsi i piccoli piaceri della vita, ma con un
occhio rispettoso e pavido per la morte, per quel dopo di cui non c'è
certezza, ma esiste la speranza, ed ecco allora i sepolcri familiari, con i
coniugi affiancati, affinchè sia più facile per loro
ritrovarsi nell'Ade.
Merita un bel ringraziamento Monsignor
Mario Guarnacci (1701 – 1785), facoltoso
ecclesiastico che finanziò numerose campagne di scavi, i cui reperti
costituiscono la più importante donazione al museo, sorto nel 1777 con il
conferimento, da parte del canonico della Cattedrale Pietro Franceschini, di ben
quaranta urne rinvenute in un ipogeo di grandi dimensioni nei pressi della
necropoli del Portone.
Questi sono quindi i monumenti e i
musei da visitare e il tempo che serve non è molto, anzi in una giornata si fa
tutto; se poi ci si vuole deliziare dell'atmosfera e della vista
panoramica un'ulteriore sosta va senz'altro bene, perché lì il tempo pare
andare a rilento e, soprattutto la sera, nei vicoli risuonano i pochi passi di
quei visitatori che amano scoprire gli angoli illuminati da vecchi lampioni o
dalla luce della luna, luoghi ideali per ritrovare se stessi e per passeggiate
romantiche.
A questo punto è evidente che è
necessario sostare almeno per una notte e lì gli alberghi non mancano, quasi
tutti a tre stelle in belle posizioni da cui o si gode di
una vista invidiabile, oppure è possibile immergersi ancor di più in
quest'atmosfera sospesa che sa di un tempo antico che in cuor nostro
desideriamo ritrovare.
Problemi per mangiare non ce ne sono:
siamo in Toscana e la cucina è quindi eccellente, con piatti sani e assai gradevoli,
accompagnati da vini la cui qualità è indiscutibile.
Ed ecco gli orari del Museo Guarnacci:
Dal 16 marzo al 2 novembre, tutti i
giorni ore 9-19.
Dal 3 novembre al 15 marzo,
tutti i giorni ore 8,30-13,30. Chiuso Natale e 1 dell'anno.
Il biglietto costa € 8 ed è cumulativo
con il Museo Civico e quello diocesano.
Da ultimo ricordo che qui si trova e si
lavora l'alabastro, un solfato di calcio che è il più pregevole in Europa, con
cui si realizzano gli oggetti più vari, quali plafoniere, lumi, scacchiere,
scatole e anche statue.
Ci sono numerosi negozi in cui i
prodotti sono esposti, pronti per la vendita, e la varietà è tale che è sempre
possibile trovarne qualcuno che piaccia.
Per quanto i mesi siano tutti buoni per
una visita, personalmente consiglio aprile e maggio in primavera e settembre e
ottobre in autunno, periodi in cui la luce dona alle vecchie mura e alle torri
una tonalità dolce e soffusa.
Ecco alcuni link
indispensabili:
Per dormire:
http://www.comune.volterra.pi.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/102
Per mangiare:
http://www.comune.volterra.pi.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/100
Per l'alabastro:
http://www.artierialabastro.it/
Per il Museo Guarnacci:
http://web.rete.toscana.it/cultura/musei?command=showDettaglio&codice=222
Per notizie in genere su Volterra:
http://www.comune.volterra.pi.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/1
L'immagine della fotografia è quella
della fortezza medicea ed è stata scattata da me nell'autunno del 2007.