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  Bell'Italia  »  Volterra, di Renzo Montagnoli 24/03/2013
 

Volterra

di Renzo Montagnoli

 

 

Le mie escursioni turistiche sono sempre state improntate a una conoscenza sia artistica che naturalistica. L'Italia è forse l'unico stato in cui questi due aspetti sono congiuntamente reperibili, perché anche nelle zone più nascoste, lontane dai grandi traffici del turismo, non è difficile trovate in un bel panorama anche una chiesetta, un monumento, un castellino di valenza artistica. Poi ci sono zone in cui questo incontro è più frequente e fra queste metterei in capo a tutte la Toscana, in cui troviamo grandi città d'arte come Firenze, Pisa, Arezzo, Siena, ma soprattutto piccoli o medi borghi, sovente arroccati su un colle, da cui dominavano la piana sottostante, e che ora ricamano il paesaggio agreste, perle incastonate fra oliveti e vitigni che salgono dal basso, linee verdeggianti che progrediscono lungo le alzate come la montatura di un anello in cima al quale c'è la pietra preziosa, il paese di stampo prettamente medievale, ma che in questa regione presenta anche reminiscenze romane e, prima ancora, etrusche.

Già, gli etruschi, questo popolo le cui origini non sono certe e in ordine alle quali numerose sono le ipotesi, abitarono gran parte dell'Italia centrale, spingendosi al nord fino al fiume Po e, in alcuni casi, superandolo per insediarsi però in prossimità dello stesso.

Erano dodici le principali città della confederazione etrusca, ognuna retta da un lucumone, che non era altro che un re. Fra questi insediamenti autonomi, benché confederati, c'è la meta di questo articolo. Mi riferisco a Velathri, oggi Volterra, paese in provincia di Pisa, arroccata su un colle piuttosto ampio, caratterizzato dalle balze, con pareti verticali e calanchi sottostanti, dovute a un fenomeno erosivo che si estrinseca in frane, anche corpose.

Come ci si arriva?

Beh, ci sono tre direttrici, vale a dire da Cecina (una quarantina di chilometri), da Colle Val d'Elsa (circa 30 chilometri) e da Pontedera (più o meno una cinquantina di chilometri); le strade, benché statali o provinciali, sono abbastanza veloci, tranne l'ultimo tratto che è costituito da una salita piuttosto ripida.

In ogni caso gli itinerari si svolgono su ondulazioni in un paesaggio agreste che è un piacere per gli occhi.

Che cosa c'è da vedere a Volterra?

Già la visuale da distanza è di grande effetto, poiché il borgo è fortificato ed è cinto da mura, poi, mano a mano che ci si avvicina e si procede nella salita, non si può fare a meno di notare l'imponente castello, purtroppo non visitabile, in quanto adibito a carcere.

Del resto il percorso lungo la cinta è già di per se stesso appagante, potendo anche contare su una magnifica vista della vallata sottostante.

Una volta entrati in paese si passeggia nella storia, perché la parte antica è molto ben conservata tanto che, per esempio, nelle mura erette nel 1200 si è riusciti a mantenere, senza peraltro alterare il quadro d'immagine, l'antica Porta all'Arco, risalente al V secolo a.C.

Nel vero e proprio centro si trovano il Palazzo dei Priori, risalente al XIII secolo e che conserva alcuni dipinti di buona scuola, la cattedrale di Santa Maria Assunta, che in effetti è il Duomo, eretta nel XII secolo, con dipinti di autori non famosi, ma di pregevole fattura, il Battistero, a pianta ottogonale, del XIII secolo.

La fortezza medicea è stupenda e si compone di due corpi uniti fra di loro: la Rocca Vecchia del XIV secolo e  la Rocca Nuova del XV secolo. Come ho precisato in precedenza quest'opera imponente non è purtroppo visitabile in quanto adibita a carcere di massima sicurezza.

E' un peccato e allora ci si può rinfrancare dalla delusione con una visita all'interessante Teatro romano, ma, soprattutto, al famoso museo Guarnacci, probabilmente il miglior museo di urne etrusche. Non ci sono solo questi sepolcri, ma anche quanto trovato in essi, con raffinati gioielli in oro filigranato. E' molto ampio e quindi c'è parecchio da vedere; comunque in un paio d'ore ci si può fare un'idea completa, mentre gli approfondimenti richiedono più tempo (io, per esempio, l'ho già visitato tre volte e penso che una quarta non sarebbe superflua). Del resto le sale sono ben 38  e le teche numerose, ben supportate da note, il che implica che la rapidità di visita deve essere bandita.

È mia opinione, ma anche di altri, che il Museo Guarnacci già da solo costituisca un valido motivo per recarsi a Volterra; non mancate, pertanto, di accedervi, perché è un'esperienza unica anche per il profano, anche per chi ha sentito parlare solo vagamente degli Etruschi. Urne funerarie, ceramiche, oggetti in bronzo, filigrane ci svelano un mondo lontano nel tempo, eppure così vicino, come se nell'animo umano nulla fosse cambiato, con quel desiderio che si ritrova negli oggetti di consentirsi i piccoli piaceri della vita, ma con un occhio rispettoso e pavido per la morte, per quel dopo di cui non c'è certezza, ma esiste la speranza, ed ecco allora i sepolcri familiari, con i coniugi affiancati, affinchè sia più facile per loro ritrovarsi nell'Ade.

Merita un bel ringraziamento Monsignor Mario Guarnacci (1701 – 1785), facoltoso ecclesiastico che finanziò numerose campagne di scavi, i cui reperti costituiscono la più importante donazione al museo, sorto nel 1777 con il conferimento, da parte del canonico della Cattedrale Pietro Franceschini, di ben quaranta urne rinvenute in un ipogeo di grandi dimensioni nei pressi della necropoli del Portone. 

Questi sono quindi i monumenti e i musei da visitare e il tempo che serve non è molto, anzi in una giornata si fa tutto; se poi ci si vuole deliziare dell'atmosfera e della vista panoramica un'ulteriore sosta va senz'altro bene, perché lì il tempo pare andare a rilento e, soprattutto la sera, nei vicoli risuonano i pochi passi di quei visitatori che amano scoprire gli angoli illuminati da vecchi lampioni o dalla luce della luna, luoghi ideali per ritrovare se stessi e per passeggiate romantiche.

A questo punto è evidente che è necessario sostare almeno per una notte e lì gli alberghi non mancano, quasi tutti a tre stelle in belle posizioni da cui o si gode di una vista invidiabile, oppure è possibile immergersi ancor di più in quest'atmosfera sospesa che sa di un tempo antico che in cuor nostro desideriamo ritrovare.

Problemi per mangiare non ce ne sono: siamo in Toscana e la cucina è quindi eccellente, con piatti sani e assai gradevoli, accompagnati da vini la cui qualità è indiscutibile.

Ed ecco gli orari del Museo Guarnacci:

Dal 16 marzo al 2 novembre, tutti i giorni ore 9-19.

Dal 3 novembre al 15 marzo,
tutti i giorni ore 8,30-13,30. Chiuso Natale e 1 dell'anno.

Il biglietto costa € 8 ed è cumulativo con il Museo Civico e quello diocesano.

Da ultimo ricordo che qui si trova e si lavora l'alabastro, un solfato di calcio che è il più pregevole in Europa, con cui si realizzano gli oggetti più vari, quali plafoniere, lumi, scacchiere, scatole e anche statue.

Ci sono numerosi negozi in cui i prodotti sono esposti, pronti per la vendita, e la varietà è tale che è sempre possibile trovarne qualcuno che piaccia.

Per quanto i mesi siano tutti buoni per una visita, personalmente consiglio aprile e maggio in primavera e settembre e ottobre in autunno, periodi in cui la luce dona alle vecchie mura e alle torri una tonalità dolce e soffusa.

 

 

Ecco alcuni link indispensabili:

 

Per dormire:

 

http://www.comune.volterra.pi.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/102

 

Per mangiare:

 

http://www.comune.volterra.pi.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/100

 

 

Per l'alabastro:

 

http://www.artierialabastro.it/

 

Per il Museo Guarnacci:

 

http://web.rete.toscana.it/cultura/musei?command=showDettaglio&codice=222

 

Per notizie in genere su Volterra:

 

http://www.comune.volterra.pi.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/1

 

 

 

L'immagine della fotografia è quella della fortezza medicea ed è stata scattata da me nell'autunno del 2007.

 

 
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