La basilica di Sant'Andrea a Mantova
di Renzo Montagnoli
Si sa che i potenti vogliono sempre
lasciare un segno della loro presenza con qualche cosa che vada oltre il
ristretto tempo naturale della loro vita. In genere commissionano un'opera che
nel rifulgere il loro splendore terreno rappresenti
anche un simbolo di una caducità protesa a essere sconfitta da una diversa
forma di vita che vada oltre la quotidiana razionalità, ed ecco allora le
piramidi dei faraoni e in epoca successiva le chiese cristiane, templi non solo
destinati per raccogliersi a pregare, ma per rendere gloria a quel Dio che a
tutto presiede.
Non c'è da meravigliarsi, quindi, se
all'incirca nel 1460 Ludovico III Gonzaga, Signore di Mantova, unitamente al
figlio cardinale Francesco, decise di affidare a Leon
Battista Alberti, uno dei più grandi architetti rinascimentali, l'incarico di
progettare la ristrutturazione di un edificio religioso preromanico, sito nel
centro della città di Mantova e sorto a seguito del ritrovamento del sangue del
Cristo avvenuto nell'anno 804.
I lavori si sarebbero dovuti svolgere
in un tempo relativamente breve, ma poi, per cause varie (in primis la
scomparsa dell'Alberti, poi guerre e pestilenze diverse) si protrassero
oltre ogni ragionevole termine, tanto che vennero ultimati solo nel 1732 (e poi
si ironizza, a sproposito quindi, sui tempi biblici occorsi per erigere il
Duomo di Milano!).
In realtà, il corpo vero e proprio
della basilica fu realizzato abbastanza velocemente e fu solo il completamento
con la cupola che richiese un così lungo periodo di tempo.
L'edificio, a croce latina, è
caratterizzato dall'unica navata, che si espande in profonde cappelle laterali
e da una maestosa volta a botte, nell'insieme una novità per l'epoca, tanto che
costituì il modello per analoghe opere successive.
L'Alberti, ispirandosi all'architettura
romana, realizzò una facciata, comprendente un arco di trionfo associato a un
frontone di tempio classico, una soluzione artisticamente pregevole e che ha il
pregio di attirare immediatamente l'attenzione del visitatore, che una volta
varcata la soglia e alzato lo sguardo non potrà che restare estasiato dalla
volta a botte, con decorazione a cassettoni, un insieme di linee geometriche
che oltre a conferire una maggiore profondità, richiamano inconsciamente al
senso del Trionfo.
È tale la maestosità dell'interno da
far avvertire una quarta dimensione, quasi una trascendenza che s'impossessa di
chi vuole osservare e ammirare con animo critico positivo, e ciò
indipendentemente che si tratti di credente, di ateo o di agnostico.
Si è quasi proiettati in uno spazio
senza limiti che gli occhi cercano invano di trovare, finendo con il perdersi
in una moltitudine di linee che portano all'ammirazione per un progetto così
unico e peraltro ben realizzato.
Oltre alle cappelle laterali è giusto
che si sappia che l'interno ospita anche le spoglie mortali del grande Andrea
Mantegna, venuto a mancare in Mantova nel 1506.
E a proposito di cappelle mi limito a
citarne due: la seconda di sinistra, l'Immacolata, con delle sculture, fra le
quali una raffigurante San Longino, il centurione
romano che raccolse il sangue di Cristo, la terza di destra, detta Boschetti,
che contiene l'urna di S. Longino e i due
grandi affreschi laterali (Giulio Romano e aiuti) che rappresentano la
Crocifissione con la raccolta del Sangue e il secondo ritrovamento della
reliquia del Sangue (1048) suggerito da S. Andrea.
Ulteriori apporti architettonici e decorativi sono
dovuti a Giulio Romano e la sua scuola, Antonio M. Viani,
Giorgio Anselmi, Felice Campi e altri artisti, attivi dal XV al XIX secolo.
Chi
pensa di trovare affreschi e quadri di grande valore rimarrà un po' deluso, ma
lo scopo originario era proprio di affascinare chi entrava con la tipica e
straordinaria struttura architettonica. Grande è quindi stato il merito di Leon
Battista Alberti, ma non si possono dimenticare altri due architetti: Luca Fancelli, che diresse i lavori e anche Filippo Juvara che progettò ed eresse la cupola, ora purtroppo
danneggiata dai terremoti della primavera del 2012 (per fortuna sono in corso i lavori di ripristino).
Da
segnalare un grande organo a canne, costruito nel 1850, dal suono limpido e
maestoso, un'opera di grande pregio, particolarmente adatta per concerti.
Da
ultimo i Sacri Vasi, contenenti il sangue di Cristo, sono conservati in una suggestiva cripta.
Per
arrivare a Mantova la ferrovia non è molto consigliabile, perché poco servita e
con non infrequenti disservizi. Resta l'autostrada A22 o del Brennero, e
l'uscita suggerita, sia per chi viene da Sud che da Nord è quella
di Mantova Nord.
Per
dormire e mangiare non ci sono problemi e comunque è possibile avere più
riferimenti cliccando sui link che seguono.
http://www.turismo.mantova.it/index.php/hotel/lista/slot/vivere
http://www.turismo.mantova.it/index.php/ristoranti/lista/slot/vivere
Le
fotografie, esterno e interno della Basilica, sono state reperite
sul sito della Concattedrale di S. Andrea Apostolo in
Mantova (www.santandreainmantova.it) e
rappresentano nell'ordine, dall'alto in basso, la facciata vista dal basso, la
navata con il transetto, la navata e l'abside, la cripta, i Sacri Vasi.
Fonti:
-
Lombardia
Beni Culturali;
-
Provincia
di Mantova Turismo;
-
Concattedrale di S,Andrea Apostolo
in Mantova;
-
Wikipedia.
i