Sirmione, una perla del lago di
Garda
di Renzo Montagnoli
Quando si
parla del lago di Garda penso che tutti, o per esservi stati, o per averlo
sentito nominare, non ignorino che si tratta di uno dei posti più incantevoli della
nostra bella Italia. Potrei parlare a lungo di questo bacino alimentato
dalle fresche acque del Sarca e che è localizzato a cavallo di ben tre regioni:
il Trentino Alto-Adige, il Veneto e la Lombardia. Tuttavia, per non scrivere un
libro di copiose dimensioni, preferisco limitarmi ad alcune località e questa
volta ho pensato a Sirmione, sorta su una penisola che, fra Peschiera e
Desenzano, si protende verso Nord.
Al di là
della fama delle sue terme e del suo meraviglioso paesaggio Sirmione è noto per
le grotte di Catullo, dove Catullo è quel Gaio Valerio Catullo, poeta eccelso
nato a Verona nell'anno 84 a.C.
e morto a Roma nel 54 a.C..
Preciso che
il nome di grotte è improprio, perché così vengono definiti i resti di una
villa di epoca romana edificata proprio sulla punta estrema di questa penisola.
La tradizione, e dunque non la scienza, ha identificato questa dimora, di
grandissime dimensioni, come la villa della famiglia Catullo. Sulla scorta dei
versi del poeta è sicuro che lui possedesse in questa zona un'abitazione, ma
che poi questa fosse quella che ora i turisti possono ammirare è tutto da
dimostrare, anzi è indimostrabile.
Il complesso è enorme, esteso su ben due ettari, ed è purtroppo assai
danneggiato, nonostante la preziosa opera di recupero degli archeologi.
Comunque ciò che resta è sufficiente a dare un'idea di come doveva essere nel
lontano passato, cioè una costruzione enorme e sontuosa, una villa senz'altro
di proprietà di gente assai ricca, che poteva perfino permettersi di avere lì le
terme personali.
Ho cercato
di immaginarmi come poteva essere una giornata in questa abitazione. E così ho
visto nel buio cangiante che precede di poco l'alba una moltitudine di schiavi
alzarsi dai giacigli per iniziare la giornata.
C'era chi
accendeva il fuoco, chi preparava in cucina i cibi, chi invece munito di
ramazza puliva i saloni e tutti i locali. Non sono andato oltre, perché mi è
venuta una vena di tristezza a pensare a questi sacrificati la cui vita non
aveva possibilità di positivi cambiamenti, tranne casi insperati legati alla
magnanimità del padrone. E' proprio vero che la ricchezza è frutto della
povertà d'altri.
Ma Sirmione è famosa anche per il suo castello, dotato di torri e di mura
merlate, e risalente al XIII secolo. La fortificazione è senz'altro di opera
scaligera (pare sia stato edificato per volontà di Mastino I della Scala) ed è
un raro esempio di opera difensiva ad uso portuale. Intorno al cortile interno
(al castello si accede superando un ampio fossato) si elevano i camminamenti difensivi,
che, sul lato nord, si affacciano sulla darsena, anch'essa ben protetta da
mura, e dove trovava sicuramente rifugio la flotta
scaligera.
La
posizione, al confine fra i territori di due famiglie egemoni, i della Scala e i Visconti, ne fece una fortezza di
rilevante importanza, tanto che quando Venezia nel 1405 annesse Sirmione alla
sua Repubblica furono apportate ulteriori e importanti migliorie alle opere
difensive.
Non dovete pensare che il naviglio fosse costituito da galere mastodontiche,
perché l'ampiezza del rifugio portuale l'avrebbe di sicuro impedito. Molto più
probabilmente si trattava di imbarcazioni da guerra più piccole, pur
mantenendone le caratteristiche di manovrabilità e la capacità di offesa. Del
resto, la repubblica di Venezia aveva altri rifugi sul Garda da cui partivano
navigli più grossi per contendere al ducato di Milano il dominio delle acque.
Dopo aver trasportato nel 1439 sei galere e venticinque
imbarcazioni minori da Venezia fino a Rovereto, risalendo l'Adige, e
averle fatta arrivare a Torbole, sul lago, trainate da 2.000 buoi, valicando
fra l'altro il passo di San Giovanni, la Serenissima, visti anche i risultati
bellici non esaltanti, decise di costruire le sue navi sul posto, sfruttando i
porti naturali di Riva e di Garda.
Certamente
doveva essere una bella vista, dai camminamenti, con quelle imbarcazioni
ancorate nella darsena, con le vele legate, quasi il tentativo di ricreare così
lontano un'immagine, sia pur ridotta, della grande flotta attraccata invece in
laguna ai moli dell'Arsenale.
Venezia vi
restò per diversi secoli, fino alle campagne napoleoniche; in seguito divenne
dominio austriaco e, grazie alle guerre d'indipendenza, pervenne finalmente
all'Italia.
L'opera è
visitabile dall'1 marzo al 14 ottobre dalle 8,30 alle 19 e dal 15 ottobre al 28
febbraio dalle 8,30 alle 17.
A Sirmione,
a parte le famose terme e il panorama quasi da Paradiso terrestre, meritevoli
di una visita sono la Chiesetta di Sant'Anna, presso il castello, di epoca
quattrocentesca, la Chiesa di Santa Maria Maggiore, dello stesso periodo, la
Chiesa di San Pietro in Mavino, del primo medioevo.
In un
raggio, poi, di pochi chilometri ci sono i paesini sorti sulla sponda
meridionale del lago e, più a sud, le colline moreniche bresciane, mantovane e
veronesi, dal clima mite e dai grandi vini, testimoni del nostro Risorgimento
con le celebri battaglie di San Martino, di Solferino e di Custoza.
L'insieme
costituisce una meta completa, in cui natura e arte si fondono in modo
perfetto. La visita, considerato che il lago d'estate è frequentato come le
spiagge romagnole, è consigliabile a inizio primavera e alla fine di settembre,
quando i luoghi, tornati alla loro quiete millenaria, si ammantano di
un'atmosfera antica, in cui il silenzio sembra raccontare le gesta e le glorie
trascorse.
N.B.: Didascalia delle foto (a scendere):
- veduta
aerea della penisola di Sirmione (foto da web);
-
particolare della sponda est della penisola (foto scattata da me);
- le grotte
di Catullo (foto da web);
- veduta
aerea del castello (foto da web);
-
particolare dei merli del castello (foto scattata da me);
- la
darsena del castello (foto scattata da me).