La signora delle tenebre.
Un incontro (al buio) con Simonetta Santamaria
di Salvo
Zappulla
Simonetta Santamaria è una
che la notte non dorme dentro un lettuccio caldo ma se ne va in giro nei
cimiteri in cerca dell'ispirazione giusta per i suoi libri. Nella voliera non alleva
fringuelli e canarini ma pipistrelli. In cantina, nelle botti di rovere, non
vino buono ma sangue fresco di fanciulli sacrificati nell'ultimo rito
sabbatico. Se vi invita a cena, non regalatele rose
ma crisantemi. E diffidate, potreste essere voi la cena. Non fatela mai
sorridere perché vi mostra subito i canini. Il macabro è l'essenza della sua
vita, il nero il suo colore preferito. Tutto ciò che ai comuni mortali suscita
orrore, per lei è manna caduta dal cielo. Dopo il suo ultimo romanzo “Dove il
silenzio muore” che
ha riscosso entusiastici consensi dalla critica, tanto da farle meritare
l'appellativo di Stephen King partenopea, si è ripresentata al suo pubblico con
un saggio sui vampiri (edizioni Gremese, pagg.102, €. 19,50), un libro dalla grafica accattivante, carta
patinata di gran lusso, corredato da numerose illustrazioni. Il volume descrive in modo
approfondito e dettagliato l'evoluzione che le più amate e temute creature
delle tenebre hanno avuto nel tempo, soffermandosi in particolare sul ruolo da
esse svolto nel mito e nel folklore mondiale, nella letteratura e nel cinema.
Dal tenebroso conte Dracula al deforme Nosferatu, dal cinico Lestat de Lioncourt
di “Intervista col vampiro” al "morale" Edward Cullen della recente
saga di Twilight. I vampiri esistono?
Come nascono, dove vivono e in quante tipologie si suddividono? Quali sono le
loro origini e perché esercitano ancora tanto fascino? Nel libro vengono presentate le
caratteristiche fisiche e comportamentali dei più famosi vampiri entrati
nell'immaginario collettivo. Non manca, inoltre, la descrizione dei metodi più
efficaci per tenere alla larga queste creature o addirittura per ucciderle,
qualora si volesse intraprendere la carriera di vampire slayer. Una ricerca
storiografica quella di Simonetta Santamaria molto puntigliosa che percorre tutte le epoche a ritroso, fino elle origini del mito attribuito
ai Sumeri. Non mancano inoltre
gustosissime ricette per la carne…al sangue naturalmente.
Simonetta è
siciliana di adozione, ha
comprato casa nei pressi di San Vito lo Capo, nel trapanese, tutti gli anni
viene a trascorrere le vacanze qui, in Sicilia. Si dice che non ci sia gatto
nero che le attraversi la strada senza che vada a finire regolarmente sotto le
ruote di una macchina. Si dice che al suo passaggio gli alberi perdano le
foglie; che basti un suo schioccar di dita per provocare lampi e tuoni. Quante
cose si dicono in questa terra piena di superstizioni. In ogni caso preferisco
intervistarla per telefono.
Simonetta, da dove nasce la tua passione per l'horror?
- Da un'insana fantasia
macabra, potrei dire, tanto per rispondere a tutti quelli che credono ancora
che il genere horror sia anni luce da loro. Ma siccome ritengo la mia fantasia
sanissima e la Paura un sentimento salvifico e molto più vicino a noi di quanto
superficialmente si creda, allora ti dirò che affonda le radici nel profondo
della mia infanzia, quando leggevo Salgari e Verne ed ero affascinata dalla
morte e dal mistero che la
circonda. Non tanto i suoi mostri, le icone dell'horror che
tutti conosciamo e che ne limitano, per certi versi, l'espansione, ma
soprattutto quotidianità e soprannaturale. E poi mi divertivo a terrorizzare le
mie amiche raccontando storie di fantasmi a lume di candela: ancora oggi me lo
rinfacciano.
Nel tuo saggio
“Vampiri – da Dracula a Twilight”, pubblicato con Gremese, una serissima ricerca storiografica che
ripercorre il fenomeno vampiri nel tempo, confrontandoli nelle varie epoche,
affronti molteplici tematiche e ho trovato notizie e aneddoti che mi hanno
stupito. Come mai questa figura continua ad esercitare sempre un certo fascino?
- Più che serissima direi una
ricca ricerca. Lungi da me l'idea di scrivere un saggio dal piglio austero ed
erudito: io volevo solo servire ai lettori su un bel piatto una serie di
notizie, curiose e non, sul mondo dei vampiri. Perché vampiro non significa
solo Dracula e, men che meno, Twilight. I motivi del loro fascino sempiterno
potrebbero essere tanti. Semplificando potremmo dire che il vampiro continua a
rappresentare un canale dimensionale tra noi e l'aldilà, una recondita speranza
che la morte potrebbe essere sconfitta. E poi, ora che li hanno fatti pure
belli, ricchi e coscienziosi, la prospettiva di essere vampirizzati si fa molto
invitante, anche per la
sottoscritta. Il povero Nosferatu è un pallido ricordo,
ormai.
Gli autori stranieri che si occupano di vampiri spopolano, penso
alla saga Twilight della Meyer e a
Stephen King. In Italia come siamo messi?
-
Non possiamo competere, nonostante la presenza di ottimi – e ribadisco ottimi –
autori di horror. Non possiamo competere perché qui non c'è la cultura della
creazione del fenomeno. L'estero sa creare fenomeni come Hollywood sa creare
kolossal: dietro un autore c'è una solida operazione di marketing, un supporto
a 360 gradi che rende l'operazione infallibile. Qui in Italia si combatte da
soli, non s'investe sull'autore di casa, di conseguenza possiamo solo vivere di
miracoli importati, calpestare scie di comete di passaggio come pecore appresso
al pastore. Un esempio: a fine maggio sono stata invitata a
Roma a parlare di Vampiri alla prima convention italiana dei fans di Twilight:
alla presenza di alcuni degli attori della saga, ci si aspettava almeno un
migliaio di persone e invece erano un centinaio: se però ci fosse stato Robert
Pattinson allora avrebbero avuto la fila lungo tutto il raccordo anulare.
Perché quello che ho visto e sentito in quella sede mi ha
dato conferma di ciò che già temevo: in realtà in Italia non è il fenomeno
Twilight, e neppure il fenomeno Edward Cullen il vampiro: qui si tratta
miseramente del fenomeno Robert Pattinson (l'attore!), il bellino che fa gemere
ragazzine e ragazzotte e perfino donne con sindrome di parapedofilia.
Inutile dire che tutte lì erano occupate a star dietro agli attori tra foto e
autografi: di sentir parlare di vampiri non gliene fregava niente a (quasi)
nessuno.
Racconta qualcosa che faccia accapponare la pelle ai nostri
lettori.
- Perché, quello che ho
appena detto non è abbastanza orrido?
Chi sono i vampiri di oggi nella società in cui viviamo?
- Potrebbe sembrare retorica
ma in giro ci sono più vampiri che umani puri. La politica è vampirismo puro.
Lo stato, la mafia, la camorra sono vampirismo puro. I potenti sono vampirismo
puro. La chiesa è vampirismo puro. E noi, siamo tutti un po' vampiri, oggi. Con
i nuovi mezzi di comunicazione di massa possiamo scrutare, spiare le vite
altrui e scopiazzarne alcuni tratti, condividere il modo di pensare. E gli
scrittori, cosa sono se non vampiri? Noi che assorbiamo le emozioni degli
altri, succhiamo situazioni, nomi e cognomi, tratti fisici e li facciamo
nostri, li manipoliamo a nostro uso e consumo. Perché ci fanno sopravvivere.
Peccato che tutto questo non ci renderà eterni. Non in Italia, almeno.
Qual è il tuo rapporto con la Sicilia?
La Sicilia è per me una
seconda casa. Ci ho passato lunghe estati dal 1986 a oggi, i miei figli
sono cresciuti a pane e panelle e pasta con i tenerumi, cannoli e cassate. Ho
una casa nei pressi di una scogliera vicino San Vito lo Capo, sufficientemente
lontana dal caos del paese, e proprio quegli scenari hanno ispirato i luoghi
del mio romanzo Dove il silenzio muore che poi, per motivi editoriali, è stato
"spostato" a Napoli; allora mi sono inventata il Borgo Marina Piccola
che ne incarna il meglio, gli spettacolari tramonti, la pace che si respira.
Non a caso la villa del romanzo si chiama come il suo alter ego reale: La
Silenziosa, un nome che evoca tranquillità e inquietudine allo stesso tempo,
perché di cose strane in casa mia ne sono successe... Ma non potrebbe essere
altrimenti, trattandosi di me.