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  Poesie  »  Generica  »  Blatte 19/10/2012
 

Blatte

di Renzo Montagnoli

 

 

Come per i proci in casa d'Ulisse

tutti intenti a mungere le ricchezze

in attesa d'impalmare la regina

hanno occupato ogni scranno libero

hanno insozzato ruoli e istituzioni.

 

Non attendono un'altra Penelope

perché di fatto è loro il possesso d'ogni cosa

tutti intenti a divorare l'altrui ricchezza

incautamente affidata alle rapaci mani.

 

 

Non uomini, né animali – perché  mai offendere

costoro, vittime di questi predatori? –

No, mi ricordano ben altro

blatte nere ingorde e putrescenti

che s'affollano al banchetto.

 

 

Travestite da agnellini

s'erano al popolo proposte

a noi gli oneri del comando

- così dicevano –

a Voi gli onori e nulla a cui pensare.

 

Ma poco a poco non bastarono gli avanzi

e al cibo grosso rivolsero l'attenzione

lasciando – che onore e gloria! –

solo gli scarti amari della torta.

 

Arroccati ad imperare

non li smuovi

non riesci a farli ragionare

che se l'ingordigia è troppa

nulla rimarrà da mangiare.

 

E mentre noi stringiam la cinghia

loro l'allargano ogni giorno

di quanto predano a tutto andare

di tanto cala il  nostro desinare.

 

Ben pasciuti ed altezzosi

ci han preso tutto

ci han tolto ogni potere

han cancellato perfino la speranza.

 

E noi padroni imprevidenti

ci siam ridotti a scialbi servitori

fra mugugni e lamentele

ma proni davanti a questi signori.

 

E non si riesce a mandarli via

perché i nuovi eletti son figli della casta.

 

E allora viene alla mente

che in tempi antichi

quando le blatte s'affacciavano in cucina

era una corsa a spiaccicarle

a ripulire con buona varechina

e se questo non bastava

c'erano e ci sono polveri miracolose

che dei parassiti fanno scempio

e li ricacciano,

sconfitti,

nel loro mondo di squallore.

 

 

 

Da Lungo il cammino

 

 

 

 

 

 

 

 
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