Tutto ricordo
di Renzo Montagnoli
Se chiudo gli occhi
tutto ricordo
tutto riaffiora
dalle brume del tempo.
Un villaggio, quattro case,
un ruscello, il bosco sacro,
sotto un cielo d'inverno
che piangeva fiocchi di neve.
La legna che arde nel camino
il sonno quieto di un bimbo
lei che intreccia la lana.
Ma io dove sono?
Mi cerco e non mi trovo
lo sguardo corre in strada
lì non ci sono.
S'affrettano gli occhi
oltre il bosco
corrono sul bianco dei prati
valicano ripide cime
e ansanti arrivano là.
Una radura di neve calpestata
esili fuochi
che tremano al vento del nord
ovunque corpi martoriati
ciò che resta di una battaglia
ormai terminata.
Pochi s'aggirano in quella landa
e io non son fra quelli.
Indugia lo sguardo
sui cadaveri dei vinti e dei vincitori
qui un giovane è colto
con la bocca spalancata
in un ultimo ferale stupore
là un altro, il capo reclinato sul braccio,
dorme nel suo eterno riposo.
E infine, in un groviglio
di uomini ormai senza vita,
mi specchio in un viso barbuto
in due occhi spalancati
che incrociano i miei.
Nessun dolore
solo la tristezza
che accompagna la coscienza
di un ritorno a casa
che non avverrà.
Il bimbo, che non sa d'esser orfano,
dorme tranquillo,
la donna, che ignora d'esser vedova,
intreccia la lana,
io, che so d'esser morto,
li osservo smarrito.
Da Canti celtici II