Migranti
di Renzo
Montagnoli
Mare, onde, vento
La prua nella notte
punta verso ignote sponde
una terra sconosciuta
su cui niente più fame
niente più guerre
E la gente dorme
sognando speranze lontane
una carico di miseria
diretto forse verso la vita
Ho deciso
non mi volto all'indietro
ma scorrono immagini
nella mia mente
povere cose
in un'esistenza di niente
i miei ricordi
il mio passato
che là ho lasciato.
Non c'è che miseria
nella mia terra
ma là sono nato
fra polvere sollevata dal vento
là è il mio mondo
là è la mia gente.
E fra uno spruzzo
d'acqua di mare
e questo sale
che spacca le labbra
inizia a strisciare
nel fondo di me
un gemito acuto
uno stridio di violino
un singhiozzo dell'anima
se anche ho deciso
se pure il futuro è straniero
la nostalgia fa già capolino
e per quanto mi sforzi
di guardare in avanti
lo sento, lo avverto
che nulla posso troncare
che il mio cuore
che lento rimbomba
è e rimarrà
per sempre là.
Ma nella barca
che d'improvviso s'inabissa
fra strepiti di gente impaurita
sento l'acqua
che m'avvolge tutto
e mentre il sole rapido si spegne
mi par d'essere nel ventre di mia madre
Liquido là
liquido qui
dove tutto è cominciato
or tutto finisce
e concludo amaramente
che la mia vita è stato solo di ricerca
una fuga da quella esistenza ingrata
altro non rimane
per chi ha avuto come genitori la miseria
e per amica la morte che m'accompagna
e or mi guida all'ultima disperata sponda.
Da La
pietà