All'amico
scomparso
di Renzo Montagnoli
È troppo angusta
questa stanza
quasi mi sento
soffocare
e allora chiudo gli
occhi
e vedo i muri
sbriciolare.
S'apre un varco a
dismisura
su un tramonto di non
molto tempo fa.
Arrivo in riva al
fiume
che sonnacchioso e
adagio
va verso il lontano
mare.
Tu sei seduto sulla
riva
a contemplare quella
scena
vorrei parlare dire
due parole
ma mi zittisci con lo
sguardo
poi ritorni assorto
ad osservare
e allora anch'io
volgo gli occhi
verso quel cielo che
lento s'incupisce
fra rosse striature
che perdono colore.
Un airone solitario
veleggia verso ovest
si staglia sul rosso
di quel sole
che poco a poco
sbiadisce.
È quiete tutto
intorno
s'ode solo il
mormorio dell'acqua
e della brezza fra le
foglie
dei pioppi allineati
sulla riva.
Il tempo sembra
essersi fermato
negli ultimi bagliori
di un giorno che muore.
Quanto è passato?
Cinque, sei, dieci minuti?
Difficile a sapere,
ma poi tu di colpo
ti sei levato e
sempre guardando a occidente
hai biascicato poche
parole che allora non compresi:
son pronto per partire.
E una luce strana
riverberavano i tuoi occhi
riflettendo
l'infinita pace del momento.
Ora ti rivedo davanti
a me
il volto terreo gli
occhi spenti
un ultimo sguardo
anche se così
non ti vorrei
ricordare
prima che il
coperchio si chiuda sulla cassa.
Amico mio che ci hai
lasciato
amo vederti come quel
solitario airone
veleggiare a
rincorrere il tuo sole
verso una meta
sconosciuta
verso quella pace
infinita
che lenisca i tuoi
ultimi giorni di dolore.
Da La pietà