Lapidi
senza nome
di Renzo Montagnoli
Non c'è di peggio che
in giro per il camposanto
scoprire lapidi senza nome
che il tempo e l'incuria degli
uomini
han cancellato.
Non un fiore, nemmeno finto,
a chi per tutti è un anonimo
defunto.
Un tempo c'era un vecchietto
che ricordava
a modo suo
con la smemoratezza dell'età.
Li
sotto c'è la Gina,
no,
forse l'Evaristo.
Credo
invece sia Federico.
E avanti con i nomi.
Di una sola era certo
forse aiutato dall'angioletto
scolpito in cima.
E allora si faceva mesto
parlava piano
nel timor di disturbare.
C'è
la Clelia,
quattro
anni aveva,
bella
come una Madonna,
ma
la spagnola se l'è portata via.
Ecco
il perché dell'angioletto,
un'innocenza
che fu mai scalfita.
Ci son tornato qualche giorno fa
ma non l'ho trovata.
In quell'angolo di campo
han costruito delle colombaie
un condominio silenzioso
per chi non può parlare.
Clelia
lassù forse ci guarda
e si chiede come una società possa
vivere
senza memoria dei suoi morti.
Da Il mio paese