Colline
risorgimentali
Qui, colline ridenti dai ricchi
vigneti,
campi ordinati
di bionde messi,
l'aria del
lago a mitigare l'arsura estiva,
a lenire
il freddo nebbioso dell'inverno.
In altri tempi clamori d'arme,
cozzi di
cavalli nell'impeto dello scontro,
sudore misto a
sangue profuso a volontà,
in nome di
un'Italia che ora queta riposa.
San Martino, Solferino,
Custoza,
nomi che
s'imparano a scuola,
ricordi di
risorgimentali battaglie,
francesi,
austriaci e piemontesi
a
scannarsi per l'altrui gloria.
Il rosso dei campi è ora solo quello
dei papaveri,
gli unici
suoni sono quelli dei trattori,
o le voci
di teneri innamorati
che
camminano pensando solo al futuro,
senza memoria
di un passato lontano,
di un tempo
finito.
Maestose steli sui colli ricordano
morti senza
nome,
ossa senza
nazionalità,
poveri teschi
dalle occhiaie vuote,
un monito
per chi ancora non sa vedere
l'inutilità
e la bestialità di una guerra.
E nelle notti d'estate la brezza del Garda
sembra portare
voci sommesse di un coro,
un
sussurro,
un anelito
di vita,
il
rimpianto di chi qui ha lasciato
per sempre
la speranza nel futuro.