IL TEMPO
di Renzo Montagnoli
Ho visto
sciogliersi i ghiacci
blocchi
di gelo franare
lungo
impervi pendii
lenta
la luce affievolirsi
un
sole velato in un cielo
di
spettrale diffuso grigiore.
Ho visto gli
oceani turbinare
ergersi
frementi su terre abitate
travolgere metropoli affollate
mentre
l'oscurità pietosa
copriva
un mondo attonito
senza
più speranze né dei.
Ricordo
Venezia sommersa
Un'atlantide rinnovata
un
monito per il tempo a venire
solo
una gondola,
di
nero addobbata,
lenta
scivolava su torbide acque,
feretro
silenzioso di una città morta.
In giorni
uguali alle notti
solo
il buio a regnare sovrano
su un
desolato mondo
rinunciatario alla vita.
Poi, i mari si
ritrassero,
lentamente calarono fino a sparire.
E vortici di
vento batterono lande desolate
sollevarono polveri fino al cielo
piegarono ciò che resistette
alla
furia dell'acqua,
appiattirono un mondo senza più vita.
Nei disegni
dell'universo
l'uomo
sconvolse l'ordine
in una
cieca e superba volontà
d'esser
su tutto, anche su sé.
Ma un raggio di
sole penetrò la caligine
rifratto
in un cielo di nero colore
pietoso
esplorò terre disseccate
brulle montagne deserti infiniti.
Lampi
s'accesero fra nuvole nere
prese
a scrosciare la pioggia
lacrime
di uomini polvere da millenni.
Un seme
rimasto a lungo in letargo
rapido
si scosse alla frescura dell'acqua
e
volle vedere quel che accadeva.
Un esile fiore
sbocciò così alla vita
volle
ridare un'altra possibilità di riuscita
a un
uomo che venne assai dopo
ancora
una scimmia dal dorso peloso
ignaro
di quel che era stato
ignoto
a se stesso inconsapevole d'essere.
Quanto è
passato?
Possono essere
millenni, oppure appena ieri,
istanti
di nulla nell'eternità di un tempo
che
immutabile scorre fra astri e pianeti
le
piccole cose di un caos perfetto.
(da Il cerchio infinito –
Edizioni Il Foglio
Letterario, 2008)