Il sogno del vecchio
di Renzo Montagnoli
Spento il
lume, distese le membra,
accolse
Morfeo fra la le stanche braccia.
Lesto s'alzò
il vento del tempo,
come
un destriero lo prese con sé
a
galoppare per le strade di una vita.
Risa gioiose
di bimbi a giocar con l'acqua,
sponde
ombrose del fiume a rinfrescar
l'affanno
di lunghe corse sul verde,
prati
olezzanti nel vergine fulgor del sole.
L'ebbrezza
d'un amore, un bacio strappato,
corpi
ignudi che rotolano nella paglia.
I lavori del
giorno, l'acqua dell'orcio
che
placa l'arsura di una silente fatica.
E poi il
fragore improvviso,
un
cozzo d'armi,
asce e
spade che si scontrano,
uomini
che cadono,
nitriti
folli di cavalli morenti,
l'urlo
liberatorio della vittoria.
Poi, le
immagini rallentano.
Tranquilli deschi
familiari,
risa
gioiose d'altri bimbi,
si
alternano albe e tramonti,
volti
che emergono, altri che scompaiono,
in
tutta una vita,
tesori
della memoria,
conservati con la tenerezza di un padre
e con
il rispetto di un figlio,
la
traccia di un passaggio
su una
terra muta testimone di ogni evento.
Sbiadisce la
luce nel viaggio,
il
destriero avanza a fatica
in
quella corsa quasi finita.
E nel buio
improvviso che sopravviene,
s'alzan
da terra su neri cavalli
le
diafane immagini di chi ormai è stato.
Una cavalcata, l'ultima, per un saluto,
un
definitivo commiato,
mentre
cessa del tutto il vento del tempo.
Ancor domani
sorgerà il sole,
per
altri riprenderà il cammino
per
dove il vecchio é alfine arrivato.
(da Canti Celtici – Edizioni
Il Foglio Letterario, 2007)