La cattedrale di
ghiaccio
di Renzo Montagnoli
Andavam per
mare
solo
all'avventura
a
cercare nuove terre
a
sognare nuovi lidi.
Lenti i remi
s'immergevano
nell'acqua
mai la
vela si tendeva
in una
bonaccia senza vento.
Un giorno come
tanti
di
tante domande senza risposte
tesi
solo a vagheggiare
in un
tempo quasi immobile.
Nulla
all'orizzonte
si
scorgeva
tranne
un bianco assai lontano
che
man mano s'ingrandiva
e che
parve a tutti noi
una
cattedrale di ghiaccio alla deriva.
Fu ad un
tratto
che il
cielo s'oscurò
e che
s'alzò un ostro maledetto
impetuoso e sibilante
con il
mare che si sconvolgeva.
Presto la vela
fu strappata
i remi
tirati a bordo
e in
balia di una tempesta
fummo
spinti senza freni
verso
il ghiaccio galleggiante.
Nel pericolo
pregammo
ma di
certo l'ulular del vento
il
mugghiar del mare
impedirono agli dei d'ascoltare.
E così
s'arrivò all'urto
col
fasciame sbriciolato
con la
nave che affondava.
Era tutto un
ribollire
mentre
in acqua galleggiavo
stretto
intorno all'albero maestro.
Dei compagni
nessuna traccia
ma nel
buio sempre fitto scorsi
le
anime salir in cielo
ectoplasmi deformati
luci
tremule evanescenti
divorate
dalle nubi.
Un gran sonno
allor mi colse
nel
freddo di quel luogo
e
ripensando alla mia vita
a
Morfeo mi lasciai andare.
E in un sogno
che tal non era
vidi
il mio corpo distaccarsi
scender
lesto negli abissi
mentre
il cielo s'avvicinava.
Una pace
silenziosa
m'avvolgeva
come un mantello
e
senza saper ormai chi ero
compresi
infine
che il
lungo viaggio avviato
in una
casupola di paglia
era
ormai per me terminato.
Giù in fondo
la
tempesta era finita
calma
d'acque e d'aria
la
cattedrale di ghiaccio
riluceva
nel sole
e
lenta se ne andava
verso
mari meno gelidi
incontro
al suo ultimo destino.
(da Canti celtici II)