Pioggia nera
di Georges
Simenon
Traduzione di
Carmen Tomeo
In copertina: Georges Le Brun, Il vestibolo
(1909).
Musée du Louvre, Parigi
Adelphi
Edizioni
www.adelphi.it
Narrativa romanzo
Collana gli Adelphi
Pagg. 127
ISBN 9788845917349
Prezzo € 9,00
Gli occhi di un bambino
Scritto nel
1939 e pubblicato nel 1941, Pioggia nera, il cui titolo
originale Il pleut,
bergère… allude a una nota filastrocca infantile,
è un romanzo breve che, tuttavia, riesce a condensare nelle sue 127 pagine, con
una trama avvincente, una vicenda di fantasia, ma che, per com'è narrata,
potrebbe essere benissimo accaduta veramente. Se il filo conduttore dell'opera
è la ricerca da parte della polizia di un pericoloso anarchico, un'indagine non
priva di tensione e particolarmente coinvolgente, essa si fa tuttavia notare ed apprezzare per la straordinaria capacità dell'autore di
far vedere il mondo, i fatti, le persone, l'ambiente attraverso gli occhi di un
bambino.
Ci troviamo
in Normandia, in una piccola città, dove i coniugi Lecoeur, commercianti di tessuti lavorano
dalla mattina alla sera per mantenere loro stessi e il loro figlioletto Jerome.
E' una vita modesta, ma senza particolari privazioni, e, per certi aspetti,
quieta e nel complesso serena. Tuttavia, quest'esistenza viene
sconvolta dall'arrivo della zia Valerie, una donna
abbastanza ricca e decisa a non trascorrere da sola gli ultimi anni della sua
vita. Nonostante il suo pessimo carattere, i Lecoeur
accettano di dividere con lei le due stanze del loro appartamentino sperando di
ereditare una casa di campagna, di cui la zia non è più in possesso, ma di cui
rivendica la restituzione. Nascono inevitabilmente delle tensioni e dei
conflitti, soprattutto con il nipotino Jerome, il cui piccolo angolo di libertà
casalingo viene di fatto soppresso dalla presenza
astiosa ed ingombrante della donna.
Il bambino, a casa da scuola per
evitare di essere contagiato da un'epidemia di scarlattina, trascorre il suo
tempo guardando, attraverso la finestra della sua camera, i cui vetri sono
bagnati dalla pioggia che cade senza sosta, quella di un appartamento della
casa di fronte, in cui vivono, in condizioni disagiate, ma
dignitose, i Rambures, un piccolo nucleo familiare costituito da un
bimbo tubercolotico e sua nonna.
E' un'epoca di tensioni sociali, di
scioperi, di gesta sconsiderate, fra cui quella che porta Gaston Rambures - rispettivamente padre del piccolo e figlio della
donna - a compiere un attentato durante una visita di stato che porta alla morte
di un gendarme. Braccato dalla polizia, che ha messo una taglia di 20.000
Franchi sulla sua testa, cerca rifugio ovunque. Sarà Jérome a intuire dove si trova, ma non lo dirà; pur stando
attento a non tradire il suo segreto ingaggerà una lotta con la zia, un duello
fatto da parte della donna di crudeli e sottili ripicche. Avida e avara,
attirata dalla taglia, capirà dov'è il nascondiglio e
lo dirà alla polizia, attirata non solo da quei denaro, ma anche per fare un
dispiacere al nipote, che ha maturato da tempo una naturale simpatia per quel
povero bimbo dirimpettaio malato di tubercolosi.
Non aggiungo altro della trama, ma mi
corre l'obbligo di evidenziare come in questa breve prosa ricorrano tutti i
temi cari a Simenon: i proprietari di campagna gretti, altezzosi, corpi in
decomposizione incapaci di dare una svolta a una vita vacua, ma inclini
all'astio e all'acidità con gli altri esseri umani con cui vengono in contatto,
la piccola borghesia commerciale (rappresentata dai Lecoeur),
all'epoca una classe in progressiva crescita, disposta a sacrifici per elevarsi
ulteriormente, l'inclemenza del tempo che ingrigisce
ulteriormente una vita ripetitiva e avara di soddisfazioni, l'eterna lotta fra
le classi meno abbienti e chi detiene il potere, gli inevitabili attriti
generazionali.
L'ambientazione è come al solito perfetta e le descrizioni sono così attente che
pare di vedere la piazza del mercato, si ha la sensazione di udire il
tamburellare della pioggia, si avverte l'umidità che si va espandendo.
Ma è la fine analisi psicologica degli
individui, dei protagonisti che come al solito incanta
e stupisce, una capacità che Simenon profonde in tutti i suoi romanzi e che per
questo fa di lui uno dei più grandi narratori di tutti i tempi.
Mi sembra superfluo aggiungere che Pioggia
nera è un libro da non perdere assolutamente.
Georges Simenon, nato a
Liegi nel 1903, morto a Losanna nel 1989, ha lasciato centonovantatre romanzi
pubblicati sotto il suo nome e un numero imprecisato di romanzi e racconti pubblicati
sotto pseudonimi, oltre a volumi di «dettature» e memorie. Il commissario
Maigret è protagonista di 75 romanzi e 28 racconti,
tutti pubblicati fra il 1931 e il 1972. Celebre in tutto il mondo, innanzitutto
per le storie di Maigret, Simenon è anche, paradossalmente, un caso di
«scrittore per scrittori». Da Henry Miller a Jean Pauhlan,
da Faulkner a Cocteau, molti e disparati sono infatti
gli autori che hanno riconosciuto in lui un maestro. Tra questi, André Gide:
«Considero Simenon un grande romanziere, forse il più grande e il più autentico
che la letteratura francese abbia oggi»; Walter
Benjamin: «… leggo ogni nuovo romanzo di Simenon»; Louis-Ferdinand
Céline: «Ci sono scrittori che ammiro moltissimo: il
Simenon dei Pitard, per esempio, bisognerebbe parlarne tutti i
giorni».
Le Centre d'études Georges Simenon et le Fonds Simenon de l'Université de Liège si trovano all'indirizzo: www.ulg.ac.be/libnet/simenon.htm.
Renzo Montagnoli