Poesie senza gergo
Sugli scrittori
in versi del Duemila
di Matteo Marchesini
Gaffi Editore
www.gaffi.it
Saggistica letteraria
Collana Ingegni
Pagg. 116
ISBN 978-88-6165-116-6
Prezzo € 14,90
Un linguaggio criptico
L'intento di Marchesini era, assai
probabilmente, di scrivere un pamphlet sulla massificazione della poesia, su
una produzione che fra libri e apparizioni in blog è diventata debordante, e in
questo mi può anche trovare d'accordo, perché la quantità, specie se eccessiva,
presuppone una limitata qualità. In pratica tanti o quasi tutti scrivono
poesie, ma senz'altro pochi sono i poeti.
Io ho acquistato questo libro proprio
per avere una visuale sullo stato di quest'arte nell'epoca attuale, ma non
pensavo di trovarmi di fronte a uno scritto che, anziché rendere consapevoli
della situazione, finisce con l'essere, con l'ermeticità delle sue espressioni,
un qualche cosa che esula dalla più ampia diffusione
affinché i più possano comprendere ciò che va e ciò che non va.
Lo dico fuori dai denti: Marchesini non
ha reso un servizio alla poesia, perché i concetti si possono esporre anche in
modo normalmente comprensibile. Mi spiego subito, prendendo un periodo a caso:
“Tuttologia e divisione estrema del lavoro, Personalità
e Specializzazione, come è noto, non sono affatto
contrapposti. Sono anzi due facce della stessa medaglia. La tuttologia
( la tautologia? ) è una
specializzazione, e la specializzazione presuppone il cosmo indifferenziato e
inattaccabile del Tutto, oltre a fissarsi essa stessa sui personalismi (spesso
uno specialista divenuto famoso passa ai tuttologi, e più raramente, un
tuttologo indossa il cilicio del rigore specialistico).”.
Mi si può obiettare: bisogna vedere il contesto in cui il discorso è inserito. Orbene, ciò che
precede e ciò che segue è analogamente nebuloso. Ora, se Marchesini vuol
portare avanti un discorso per pochi eletti, nulla gli può essere imputato se
non il fatto che chi ha speso € 14,90 per questo libro resta a dir poco basito
a fronte di un linguaggio che dovrebbe fare chiarezza e che invece assume le
ambiguità di certe profezie.
Comprendo che certi argomenti non
possano essere alla portata del profano assoluto, ma se uno che non è un neofita della materia trova difficile interpretare le
parole, questo vuol dire che l'autore o non ha le idee ben chiare, o vuole che
le stesse siano portate a pochi destinatari; in tal modo, però, viene meno la
funzione del pamphlet, che, per quanto mi riguarda, sconsiglio di leggere.
Infatti, spendereste il prezzo del libro senza aver in cambio se non una vaga e
confusa idea e senza dimenticare che il linguaggio appare sempre spocchioso,
con il risultato di allontanare ancor più il lettore.
Matteo Marchesini, nato a Castelfranco Emilia nel
1979, vive a Bologna ed è considerato uno dei più autorevoli giovani critici
italiani.
Renzo
Montagnoli