Le campane di Bicêtre
di Georges
Simenon
Traduzione
di Laura Frausin Guarino
Adelphi
Edizioni
www.adelphi.it
Narrativa
romanzo
Collana
Biblioteca Adelphi
Pagg.
261
ISBN
9788845923517
Prezzo
€ 19,00
Uno sguardo all'indietro
Che Georges
Simenon sia un abile costruttore di trame gialle o noir è del tutto scontato,
così come sia notoria la sua capacità di non limitarsi
solo a un'accurata e logica descrizione della vicenda, ma sappia andare in
profondità sondando l'animo dei protagonisti e ricreando mirabilmente atmosfere
in cui il lettore ami immergersi.
Non è invece
così frequente il caso che l'autore di lingua francese intraprenda un'altra
via, diversa dal romanzo di genere, anzi se ne discosti in modo evidente, di modo da essere considerato un narratore a tutto campo, senza
essere etichettato come un giallista, attribuzione che peraltro, nel suo caso,
non può e non deve considerata restrittiva e dequalificante.
Simenon,
infatti, ha l'ambizione di proporsi al pubblico anche come scrittore di trame
in cui le tensioni emotive proprie del poliziesco vengono
sostituite da vicende che sono il pretesto per un'analisi approfondita dell'Io dei protagonisti.
È questo il
caso di Le campane di Bicêtre, romanzo piuttosto lungo (sono 261 pagine)
che, nel toccare alcuni argomenti cari all'autore ( l'ostentata
apparenza della classe borghese) intende rappresentare una presa di coscienza
del personaggio principale, tale René Maugras, direttore del più importante quotidiano francese,
ricco, potente, che vanta amicizie altolocate e che all'improvviso vede
stravolta la sua vita da un aneurisma che gli provoca la paralisi della parte
destra del suo corpo. Ricoverato in un ospedale pubblico, anziché in una
clinica privata, per poter avere le migliori cure
possibili, l'uomo, in quell'improvviso stato di dipendenza da altri, nel tempo
che trascorrere più lento, in quanto i suoi ritmi sono necessariamente
cambiati, provvede a un progressivo esame della sua vita, stendendo un bilancio
per nulla soddisfacente.
Riscopre in lui, osservando gli altri (vecchietti che sopravvivono
nell'ospedale), un barlume di umanità di cui non aveva più memoria, rivede come
in una pellicola cinematografica le sue umili origini, la lotta per arrivare al
successo, le donne di cui si è innamorato, ma che non ha
saputo amare, il tutto pressoché immobile in un letto, che assume le
caratteristiche di giaciglio della coscienza.
Sembra deciso a cambiare, a dare una svolta alla vita per recuperare il
tempo perduto, ma con i progressi della pur lenta e non definitiva guarigione,
con i contatti sempre più frequenti con quel mondo che, quando stava male, lo
disgustava, i buoni propositi verranno meno.
E' un romanzo ambizioso, in cui forse Simenon ha voluto rappresentare
metaforicamente se stesso,
è un libro che assume il carattere di una confessione per una
colpa originale, possiamo dire innata e che, per quanto contrastata, finisce
con il ritornare. Siamo fatti così ed è inutile che cerchiamo di cambiarci
sembra dire Simenon. La vita è un eterno contrasto fra ciò che siamo e ciò che
vorremmo essere, una tenzone da cui finiremo con l'uscire
sempre vinti e mai vincitori.
Lo stile è il solito di Simenon, misurato, sostenuto da un ritmo lento,
ma non piatto, che riesce ad avvincere il lettore, nonostante le dimensioni
dell'ambiente (una grigia camera d'ospedale), ritmo che solo verso le ultime
pagine accelera per giungere, forse un po' bruscamente, all'ultima, un lieto fine, si potrebbe dire, se non fosse per quel ritorno
alla vita di prima che continuerà inconsciamente a non soddisfare René Maugras.
E' un ottimo romanzo, per quanto presenti appunto questa disarmonia fra
quasi tutto il corpo dello stesso e la parte finale, un passaggio prevedibile,
ma un po' troppo brusco.
In ogni caso è senz'altro da leggere.
Georges Simenon, nato a
Liegi nel 1903, morto a Losanna nel 1989, ha lasciato centonovantatre romanzi
pubblicati sotto il suo nome e un numero imprecisato di romanzi e racconti pubblicati
sotto pseudonimi, oltre a volumi di «dettature» e memorie. Il commissario
Maigret è protagonista di 75 romanzi e 28 racconti,
tutti pubblicati fra il 1931 e il 1972. Celebre in tutto il mondo, innanzitutto
per le storie di Maigret, Simenon è anche, paradossalmente, un caso di
«scrittore per scrittori». Da Henry Miller a Jean Pauhlan,
da Faulkner a Cocteau, molti e disparati sono infatti
gli autori che hanno riconosciuto in lui un maestro. Tra questi, André Gide:
«Considero Simenon un grande romanziere, forse il più grande e il più autentico
che la letteratura francese abbia oggi»; Walter
Benjamin: «… leggo ogni nuovo romanzo di Simenon»; Louis-Ferdinand
Céline: «Ci sono scrittori che ammiro moltissimo: il
Simenon dei Pitard, per esempio, bisognerebbe parlarne tutti i
giorni».
Le Centre d'études Georges Simenon et le Fonds Simenon de l'Université de Liège si trovano all'indirizzo: www.ulg.ac.be/libnet/simenon.htm.
Renzo
Montagnoli