I Malavoglia
di Giovanni Verga
a cura di Sergio Campailla
Newton Compton
Editori
www.newtoncompton.com
Narrativa romanzo
Collana Grandi Tascabili Economici
Pagg. 256
ISBN 978-88-541-1961-1
Prezzo € 6,00
L'immutabilità del proprio status
“Un tempo i Malavoglia erano stati
numerosi come i sassi della strada vecchia di Trezza; ce n'erano persino ad Ognina, e ad Aci Castello, tutti buona e brava gente di
mare, proprio all'opposto di quel che sembrava dal nomignolo, come dev'essere.”
Dei romanzi di Giovanni Verga questo è
indubbiamente il più conosciuto, anche perché oggetto di studio nella scuola
italiana.
Si tratta di un'opera di notevole
valore, una storia corale di una famiglia di pescatori di
Aci Trezza, un paesino vicino a Catania. E' una vita dura quella che conducono i Toscana, soprannominati Malavoglia per pura e semplice
antifrasi, in quanto di voglia di lavorare ne hanno in abbondanza.
La loro è una famiglia patriarcale
facente capo a Padron ‘Ntoni e che si avvale per
l'attività di un'imbarcazione dall'emblematico nome di Provvidenza. Il capostipite, vedovo, dimora presso la casa
del nespolo insieme con il figlio Bastiano, detto Bastianazzo, sposato con Maruzza,
da cui ha avuto cinque figli. Vivono tutti alla giornata, ma dignitosamente, in
una sorta di perenne immobilità fino a quando ‘Ntoni, il maggiore dei figli di
Bastianazzo, viene chiamato nel 1863 alla leva
militare del nuovo Regno d'Italia; è una bocca in meno da sfamare, ma sono
anche braccia in meno per il lavoro, così che il vecchio, padre e padrone,
decide di tentare un'avventura, al di fuori della consueta attività. Compra infatti una partita di lupini, che poi risulteranno
avariati, da un suo compaesano chiamato Zio Crocifisso per via del suo
incontenibile pessimismo. La merce è affidata al figlio Bastianazzo affinché
vada a rivenderla a Ritorto, ma nel corso del viaggio per mare la barca
naufraga, il carico va a fondo e il giovane muore. Di colpo, da un affare sperato si arriva a una disgrazia immane, perché non solo
c'è la perdita di Bastianazzo, ma occorrono i soldi per pagare la partita di
lupini e per riparare la Provvidenza.
Purtroppo la tragica vicenda non è che l'inizio di una serie di disgrazie che colpiscono
i Malavoglia, che sembrano diventati di colpo predestinati alle sciagure.
La visione di Verga è decisamente pessimistica e sa cogliere quell'immobilità di
tempo che caratterizza le sue genti, con quell'impossibilità di mutare il
proprio status, in una lotta con il destino da cui si esce sempre soccombenti.
Anzi, a voler tentare di modificare la propria sorte, non può che riuscirne una
peggiore dell'originaria, secondo il concetto che nulla è concesso all'essere
umano per una sua elevazione; pescatori a giornata erano i Malavoglia e
pescatori a giornata rimarranno, così come altri personaggi delle sue celebri
novelle ai quali si può e si deve guardare con
compassione.
E' certamente un ritratto crudo, e
forse anche crudele, delle
genti siciliane dell'epoca dell'autore, il quale ha la tendenza di accettare
come immutabile l'ordine delle cose, anche se questo stringe la vita in una
morsa senza speranza.
No, non è possibile cercare di
migliorare le proprie condizioni economiche, perché inevitabilmente si finirà male e solo chi si adatta al ruolo predestinato si
salverà. Ecco, appunto, la condizione
immutabile di cui anche l'autore è partecipe, nella sua mediocre qualità di
piccolo nobile di campagna, i cui frutti sono scarsi al punto da rendere
costante la continua ricerca di denaro per mantenere il decoro del titolo,
senza speranza di andare oltre le barriere invisibili, ma
possenti, dello status sociale.
Al di là di questa tematica, ricorrente in Verga, I
Malavoglia si fa apprezzare per lo stile del tutto particolare e in cui
predominano i dialoghi e quella capacità di astrazione che tende a evidenziare
l'oggettività del narrato, lasciando ampia e completa libertà di
interpretazione al lettore, una caratteristica propria del verismo di cui Verga
e De Roberto sono senz'altro i maggiori esponenti.
E corre l'obbligo anche di evidenziare
come nonostante si tratti di opera scritta nella seconda metà dell'ottocento il linguaggio non appaia desueto e anzi presenti
una propria forza dirompente che il lettore non potrà che apprezzare.
Quindi è per tutto questo che I
Malavoglia è considerato un capolavoro, un grande classico meritevole
di studio ed approfondimento, proprio per questo
rientrante nei programmi scolastici.
Da leggere, senza dubbio.
Giovanni Verga nacque nel 1840
a Catania, dove trascorse la giovinezza. Nel 1865 fu a
Firenze e successivamente a Milano, dove venne a
contatto con gli ambienti letterari del tardo Romanticismo.
Il ritorno in Sicilia e l'incontro con la dura realtà meridionale indirizzarono
dal 1875 la sua produzione più matura all'analisi oggettiva e alla resa
narrativa di tale realtà. Morì a Catania nel 1922. Di Verga la Newton Compton
ha pubblicato I Malavoglia, Mastro-don Gesualdo, Storia di una capinera e Tutti i romanzi, le novelle e il teatro.
Renzo Montagnoli