Dalle parti degli infedeli
di Leonardo Sciascia
Nota dell'autore
Edizioni Adelphi
www.adelphi.it
Narrativa
Collana Piccola biblioteca Adelphi
Pagg. 73
ISBN 9788845910111
Prezzo € 10,00
Fedele nei secoli
“…Forse
le non più floride condizioni di salute di vostra Eccellenza possono essere la
causa non ultima di un simile stato di cose, nonostante lo zelo ed il vivo interessamento di Vostra Eccellenza. Ed è per questo che questa S. Congregazione è pronta a venirLe incontro qualora Vostra Eccellenza ritenesse di
dover prendere una qualche decisione per il maggior bene delle anime. Voglia
pertanto l'Eccellenza Vostra aprirmi confidenzialmente il Suo animo e farmi
conoscere quelle decisioni che il Signore non mancherà di ispirarLe.”
Quando ho aperto questo librettino, già
dalle prime pagine mi era sorto il sospetto di uno Sciascia che, a dispetto nel
suo noto anticlericalismo, giunto a una certa età, per quelle straordinarie
metamorfosi che colpiscono gli uomini quando il pensiero per la dipartita
riprende a balenare nella mente, avesse avuto un generale ripensamento e, in
uno con il riaccostamento alla fede, si fosse instaurata una devozione anche
verso coloro che la professano e la predicano. Ma mi
sono sovvenuto del fatto che al testo si accompagna una nota dell'autore che,
anziché agli inizi, è stata posta in fondo, a soluzione quasi di un giallo, o
meglio di un dilemma, e che fuga del tutto questo sia pur legittimo sospetto.
Ciò non toglie che, per amore della verità e con essa del trionfo della
giustizia, Sciascia abbia scritto un'opera che rivaluta pienamente monsignor
Angelo Ficarra, vescovo di Patti, uomo senz'altro di
fede e in essa realizzato, ma ahimè distante da quei
giochi politici e da quegli affari terreni a cui la Chiesa, come istituzione,
ci ha da sempre abituato.
Dalle pagine emerge limpida la figura
di questo sacerdote che, per non essersi piegato ai giochi politici che
nell'immediato dopoguerra vedevano contrapposti in uno scenario spesso violento
i democristiani e i comunisti, fu tormentato per un decennio affinché si
dimettesse dall'incarico, con lettere subdole in cui il non detto è più
lancinante di ciò che è invece è scritto. Sciascia, in
possesso del carteggio fra il prelato e la Congregazione Concistoriale, rivela
al mondo la crudele ingiustizia patita da un uomo che altri non voleva essere che un semplice uomo di fede.
È un continuo stillicidio di velate
minacce a cui il vescovo viene sottoposto, con
lusinghe che nascondono il veleno di una serpe, ma che non intaccano la ferma
volontà dell'uomo di non dimettersi, in quanto consapevole di essere vittima di
un grave torto.
E' bellissimo leggere queste missive,
soprattutto quelle che vengono dal Vaticano, in cui tanti florilegi mascherano
una volontà ferrea di stroncare, di indurre monsignor Ficarra
ad ammettere delle colpe o ad accettare un giudizio sulle sue condizioni di
salute che non rispondono al vero. Si tratta di una tecnica sopraffina che già veniva usata nell'epoca del terrore staliniano, cioè
reiterare le pressioni affinché l'indagato non si ritenesse vittima, ma diventasse
reo confesso. Vengono alla mente certi interrogatori dell'Inquisizione, con
l'unica differenza che nel caso del vescovo di Patti non c'è una tortura
fisica, ma condizionamento psichico.
Eppure Monsignor Ficarra
resiste come certi martiri del primo cristianesimo e a suo modo vincerà, perché
verrà sollevato dall'incarico con una promozione, che
ha il sapore però del colpo di grazia. Sarà nominato, infatti, titolare
arcivescovile di Leontopoli di Angustamnica.
Viene da chiedersi dove si trovi questo posto, ma a questo provvede l'autore
nella citata nota, da leggere senza ombra di dubbio
per comprendere la crudele beffa che colpì il povero vescovo, diventato
responsabile in pratica del nulla.
Il libro è assai interessante, a tratti addirittura divertente, grazie alle puntualizzazioni
e alle riflessioni di Sciascia e la figura di Monsignor Ficarra,
pagina dopo pagina, emerge luminosa, in contrasto con l'istituzione religiosa, fedele
nei secoli ai suoi machiavellismi.
Leonardo
Sciascia (Racalmuto,
8 gennaio 1921 – Palermo, 20 novembre 1989). E' stato autore di saggi e
romanzi, fra cui: Le parrocchie di Regalpietra (Laterza, 1956), Il giorno della civetta (Einaudi, 1961),
Il consiglio d'Egitto (Einaudi,
1963), A ciascuno il suo (Einaudi,
1966), Il contesto (Einaudi, 1971), Atti relativi alla morte di Raymond Roussel
(Esse Editrice, 1971), Todo modo (Einaudi, 1974), La
scomparsa di Majorana
(Einaudi, 1975), I pugnalatori (Einaudi,
1976), Candido, ovvero Un sogno fatto in
Sicilia (Einaudi, 1977), L'affaire
Moro (Sellerio, 1978), Il teatro
della memoria (Einaudi, 1981), La
sentenza memorabile (Sellerio, 1982),
Il cavaliere e la morte
(Adelphi, 1988), Una
storia semplice (Adelphi, 1989).
Renzo Montagnoli