Myricae
di Giovanni Pascoli
Rusconi Editore
Poesia
Collana I grandi classici
Pagg. 144
ISBN 9788818018103
Prezzo € 5,00
Il capolavoro di
Giovanni Pascoli
Myricae è probabilmente la raccolta poetica in
cui meglio si esprime il genio creativo di Giovanni Pascoli, è un'opera di
rilevante valore, anzi molto più esattamente è il capolavoro di questo genio
romagnolo, e costituisce l'ultimo esempio di poesia lirica classica, essendo
anche al contempo un omaggio a Publio Virgilio Marone.
Infatti il titolo deriva da un verso della quarta
Bucolica del grande poeta latino: Non omnes arbusta iuvant humilesque Myricae (Non a tutti
piacciono gli arbusti e le umili tamerici). E non poteva esserci miglior titolo, vista l'impronta della silloge, in
cui è costante un dialogo introspettivo fra l'io dell'autore e il mondo di
piccole cose che lo circondano, elementi di una natura mitizzata, densa di
significati simbolici, a volte struggentemente dolce
e nelle composizioni finali permeata di mistero, ma
non mancano spazi evocativi, in cui forte è il senso del dolore e l'immanenza
della morte.
E'
indubbiamente una raccolta in cui è possibile cogliere l'evoluzione artistica
dell'autore, considerando che è stata scritta in un arco di tempo
piuttosto lungo (la prima edizione, di 22 poesie è del 1891, l'ultima, di 150
componimenti, è del 1900, anche se, negli anni successivi e fino al 1911, ci
furono altre quattro edizioni, frutto però non di aggiunte, bensì di modeste
revisioni stilistiche).
L'opera, al di là della sua valenza intrinseca, che la qualifica
appunto come capolavoro, presenta una varietà di argomenti e un piacere di
lettura ben difficilmente riscontrabile in analoghi lavori di autori pur di
grande lignaggio.
Se i ricordi
sono immancabilmente presenti, e al riguardo cito la celeberrima Rio
Salto (Lo so: non era nella valle fonda / suon che s'udia di palafreni andanti: / era l'acqua che giù dalle
stillanti / tegole a furia percotea la gronda. /…) in un susseguirsi di suoni e di immagini di rara efficacia, se pur assumono valenza di
rilievo i pensieri, come in Il passato (Rivedo
i luoghi dove un giorno ho / pianto: / un sorriso mi sembra ora quel pianto. /
Rivedo i luoghi, dove ho già sorriso.../ Oh! come lacrimoso quel sorriso!), risplendono i versi di
una mistica natura, un paesaggio bucolico, i lavori dei campi, la mansuetudine
di un bove, che simboleggia la forza di una grande umiltà (Al rio sottile, di tra vaghe brume/ guarda il bove, coi grandi occhi:
nel / piano / che fugge, a un mare sempre più / lontano / migrano l'acque d'un
ceruleo fiume; /….).
Ricordi, natura, riflessioni sono i
percorsi di una vita dell'uomo, purtroppo nato con una durata a tempo, ignota,
ma pur sempre limitata, e non è quindi un caso che il senso della morte sia
sempre presente, ben espresso da Il giorno dei morti (Io vedo (come è questo giorno, oscuro!), /
vedo nel cuore, vedo un camposanto / con un fosco cipresso alto sul muro. /…./
O casa di mia gente, unica e mesta, / o casa di mio padre, unica e muta, / dove
l'inonda e muove la tempesta; /.. ). E' una poesia
struggente, che stringe il cuore, assai lunga, ma con un ritmo costante, senza
la benché minima caduta, così lontana dalle stridenti retoriche di Gabriele
D'Annunzio, è una lirica tutta sostanza, nulla è
lasciato al virtuosismo che pure traspare analizzando versi che si scolpiscono
nel cuore.
È grande Pascoli e grandi sono le sue
poesie, ancor oggi attuali, perché la loro
contemporaneità sta nell'immenso mistero della vita e della morte, sta in una
natura che a volte ci sembra dolce e amica, altre invece aspra e feroce, sta
nel nostro essere infinitamente piccoli di fronte alla immensità del creato.
La lettura, quindi, è raccomandata
senza il minimo dubbio.
.
Giovanni Pascoli (1855-1912)
Poeta tra i maggiori della poesia italiana moderna. Studia Lettere sotto la
guida di Giosué Carducci. Spirito inquieto e assetato
di giustizia, partecipa ai primi moti
internazionalistici del 1879 e venne arrestato. Con Myricae
(1891) raggiunse l'espressione più compiuta della sua poesia: la poetica del
"fanciullino" attraverso una nuova libertà stilistica e una nuova musicalità pronta a cogliere le più sottili sfumature
del sentimento umano.
Renzo Montagnoli