L'amore graffia il mondo
di Ugo Riccarelli
Arnoldo Mondadori Editore
S.p.A.
Narrativa romanzo
Collana Scrittori
italiani e stranieri
Pagg. 219
ISBN 9788804616276
Prezzo € 19,00
Purtroppo è l'ultimo romanzo
Ugo Riccarelli era uno scrittore che amava la dolcezza, senza
che questa dovesse trasformarsi in mielosità, un
compito tuttavia non facile, perché basta poco e, soprattutto quando si narra
di storie con un contenuto anche drammatico, eccedere è sempre possibile, anzi
non vi è nulla di più facile, così che l'autore è costretto a procedere in
bilico su un'infida e sottile lama di rasoio.
Ho notato questa sua capacità in Il
dolore perfetto, un romanzo dall'equilibrio altrettanto perfetto
come il suo titolo. Ho sperato che questa abilità
fosse presente anche in quello che non potrà che essere il suo ultimo libro,
essendo Riccarelli venuto a mancare precocemente, ma
in L'amore
graffia il mondo questo difficile equilibrio c'è stato per quasi tutta
l'opera, perché poi, purtroppo, nelle ultime pagine l'autore si è lasciato
prendere la mano, forse influenzato dalla vicenda di Ivo, bimbo nato prematuro
con problemi polmonari, questi ultimi così simili alla sua vicenda personale,
tanto da sembrare una parziale autobiografia. Per fortuna si tratta di poche
pagine che finiscono con l'incidere poco sul giudizio
complessivo del romanzo, senz'altro ottimo, ma non un capolavoro come Il dolore perfetto.
Ci sono tutti gli
elementi per sbalordire ed entusiasmare il lettore: una storia che inizia fra
le due guerre mondiali, una bambina, chiamata Signorina dal padre capostazione
come una locomotiva a vapore dalle linee aggraziate, la ristretta mentalità
degli uomini dell'epoca, più padroni che padri dei figli, e che considerava le
donne solo come custodi del focolare domestico, soffocando la naturale
personalità e impedendo alle stesse di realizzarsi, i difficili anni del
secondo conflitto (stupenda al riguardo la descrizione
del bombardamento notturno sulla stazione), l'amore di Signorina per un giovane
piemontese, che si concretizzerà poi in un matrimonio, i sacrifici di questa
donna per mandare avanti la famiglia, il dolore e i patemi d'animo per quel
figlio così malato tanto da rendere necessario un trapianto di polmoni.
Ispira una naturale
simpatia la protagonista, impossibilitata a realizzare
il suo grande sogno di diventare stilista di moda, dapprima per il diniego del
padre e poi per la necessità di condurre la famiglia, di fatto sostituendosi al
marito, brava persona, ma incapace in questo ruolo.
È sempre lei che si
sacrifica, e così per amore finisce con il rinnegare l'innato talento e quella
vocazione, che ogni tanto inevitabilmente riemerge, per essere di nuovo
assopita; la sua è una rinuncia più istintiva che razionale e che l'orienta verso una vita di normale serenità, quando ciò è
possibile, perché in effetti, per un motivo o per l'altro, di tranquillità non
ne ha, tranne quando sarà avanti negli anni, sola nella casa con il marito, con
il figlio guarito in giro per il mondo a tener concerti, senza più problemi
economici. Tutto lascia prevedere una serena vecchiaia, ma non sarà così, ed è
proprio qui che Riccarelli sembra aver perduto il
prezioso equilibrio, nel senso che, senza che la vicenda si concluda
con un tutti felici e contenti, magari
con Signorina che mette su un atelier di moda, bastava si fermasse lì, con due
vecchi che finalmente potevano gioire di
giorni sereni. La morte sappiamo che conclude ogni
vita, ma sommare disgrazie a disgrazie ha sempre un limite, e forse Riccarelli si è lasciato prendere la mano condizionato dal
suo stato di salute, da quel progredire della malattia di cui avvertiva
inconsapevolmente l'incombente tragico esito. Così come nel suo caso non ci
poteva essere una tranquillità, lo stesso destino lui lo ha riservato alla sua
protagonista, che penso abbia amato più di tanti altri suoi personaggi,
dipingendola in modo accattivante fin da bambina e perfino creando due suoi
amici unici, dotati di una simpatia incredibile: il maiale Milio e l'oca
Armida, anche loro scomparsi quando tutto sembrava andar bene.
Mi permetto di
segnalare alcune pagine che, secondo me, sono di grande bellezza, anche per il
tema trattato: la nascita di Ivo, vista non dall'esterno, ma dall'interno, cioè
dal nascituro, è qualche cosa di incredibile, tanto è
avvincente e realistica.
Costanti poi
rimangono le capacità poetiche di Riccarelli, il suo
italiano fluido, l'ammirevole ambientazione, insomma Il dolore graffia il mondo
è senz'altro da leggere, e riguardo al titolo si può dire che sì' l'amore può aiutare ad affrontare le avversità, ma in fin dei conti
è anche vero che nel percorso di una vita è più facile che sia il mondo a
graffiare l'amore.
Ugo Riccarelli (Ciriè, Torino, 1954 - Roma 2013), di famiglia toscana, ha
pubblicato Le scarpe appese al cuore (Feltrinelli 1995, nuova edizione
Oscar Mondadori 2003), Un uomo che forse si chiamava Schulz (Piemme
1998, premio Selezione Campiello, nuova edizione Oscar Mondadori 2012), Stramonio
(Piemme 2000, nuova edizione Einaudi 2009), i racconti di Pensieri crudeli
(Giulio Perrone 2006), Diletto (Voland 2009) e Garrincha
(Giulio Perrone 2013), il saggio Ricucire
la vita (Piemme 2011) e, per Mondadori, L'angelo di Coppi
(2001), Il dolore perfetto (2004, premio Strega), Un mare di nulla
(2006), Comallamore (2009), La repubblica
di un solo giorno (2011) e L'amore graffia il mondo (2012, premio
Selezione Campiello).
Renzo Montagnoli