Memoriale del convento
di José Saramago
Traduzione di Rita Desti e Carmen M. Radulet
Con una nota di Rita Desti
Giangiacomo
Feltrinelli Editore
Narrativa romanzo
Pagg. 319
ISBN 9788807722073
Prezzo € 9,00
Un grande affresco storico
Di José Saramago ho
letto fino ad ora abbastanza poco, anche se quel poco è costituito da due
titoli (Una terra chiamata Alentejo e Il
Vangelo secondo Gesù Cristo) che
sono duei romanzi profondamente diversi fra loro, ma
egualmente splendidi. In Una terra chiamata
Alentejo si narra della difficile esistenza dei
contadini di quella terra, sotto un punto di vista marxista, e quindi non
rinunciatario; in Il Vangelo secondo Gesù
Cristo c'è una magnifica descrizione del Cristo uomo, che tuttavia rivela
che in Saramago esiste più un anticlericalismo che
una convinzione ateista.
Diverso è pure questo Memoriale del convento,
un romanzo storico - oserei dire rigorosamente storico - in cui l'autore
portoghese ha tuttavia inserito, con grande efficacia, anche un aspetto di
fantasia, con la creazione di due personaggi, Baltasar
e Blimunda, capaci di rappresentare in tutte le loro
componenti la popolazione portoghese dell'epoca in cui é ambientato il libro.
La vicenda è del tutto vera e riguarda la
costruzione, avvenuta fra il 1713 e il 1730,
del reale edificio di Mafra, costituito da un
palazzo, da un convento e da una basilica di dimensioni tali da competere con
quella di San Pietro. Il motivo di quest'opera immensa? A Re Giovanni V di
Portogallo manca l'erede e, per quanti sforzi abbia sempre fatto, questi non è
mai venuto; a lui nulla si può imputare, come testimoniano i numerosi bastardi
disseminati per le terre del regno; il problema è la moglie, che non riesce a
farsi ingravidare. Un francescano, tuttavia, assicura che la casa reale vedrà
una nascita se in cambio si costruirà un convento a Mafra.
L'accordo è raggiunto e infatti da lì a nove mesi la regina scodella l'agognato
erede. Per quanto ovvio, certe promesse non possono essere disattese e così si
avvia la costruzione, con la partecipazione di una moltitudine di operai e a
costi proibitivi.
La descrizione di Saramago
è encomiabile e finisce con il diventare la narrazione di un'epopea, un
ritratto fedele di un Portogallo dominato dalla religione, oppresso dall'Inquisizione,
in cui i richiami alla morte non sono solo figurativi.
E poiché la storia non è solo ciò che ha
riguardato un determinato accadimento, ma un intreccio di accadimenti, ognuno
dei quali finisce con l'essere in dipendenza dell'altro, nel contesto edificatorio
finiscono con il confluire altri fatti, peraltro accaduti veramente, com'è il
caso della “Passarola”, ovvero l'uccellaccio del
padre Bartolomeo Lourenço, l'ideatore e costruttore
di una macchina volante, che volò veramente l'8 agosto 1709, in presenza dei
sovrani. Non fu niente di leonardesco, bensì si trattò del primo pallone
aerostatico. E qui aggiungo che più del rischio per il volo, Padre Bartolomeo
ebbe da temere per gli effetti della Santa Inquisizione, la nube nera che di
fatto sovrastava nel regno di Portogallo tutto e tutti, perfino il re.
Quella volta gli andò bene, ma poi padre
Bartolomeo, accusato di giudaismo, dovette riparare all'estero, in Spagna
(altro luogo poco sicuro), dove morì completamente pazzo.
L'ambientazione storica è di tutto rilievo,
ma Saramago non si accontenta di tracciare per il
lettore una linea in cui giustamente porre un regime oppressivo e nefasto, ma
aspira anche a dare chiare indicazioni di ciò che può essere il concetto di
bene, dissimile ovviamente da quello della Chiesa, che si definisce bene
assoluto, in perenne lotta contro il male, rappresentato da chi ad essa non si
sottomette.
Ed ecco allora le figure di fantasia di cui
ho cennato, cioè di Baltasar
e Blimunda, fra cui sboccia l'amore, un amore che
trova nelle loro diversità (lui soldato privo di una mano, lei figlia di una
strega) il miracolo di una parentesi di Paradiso in una terra d'inferno.
Detto così questo romanzo potrebbe sembrare
un gran minestrone, ma del resto, trattandosi di una vicenda corale, Saramago doveva per forza non limitarsi a una singola
sfaccettatura del fatto e devo dire che ne uscito assai bene, anche se la sua
prosa, una prosa parlata per intenderci, mi è sembrata meno scorrevole che in Una terra chiamata Alentejo,
in cui, predominando l'elemento creativo, aveva indubbiamente meno vincoli.
Ciò non toglie che, se pur il romanzo in
alcune pagine possa risultare greve, tuttavia per qualità e contenuti si
conferma l'opera di un maestro indiscusso ed è proprio per questo che la
lettura non può che essere vivamente raccomandata.
José Saramago è nato nel 1922
ad Azinhaga, in Portogallo. Due anni dopo la sua
nascita, la famiglia dello scrittore si trasferisce a Lisbona dove il
padre lavora come poliziotto. Le difficoltà economiche in cui la famiglia
versa, lo costringono ad abbandonare gli studi e a intraprendere diversi
lavori. Fa così il fabbro, il disegnatore, il correttore di bozze, il
traduttore, il giornalista, e il direttore letterario e di produzione in una
Casa editrice.
Nel 1947 pubblica il suo primo romanzo, Terra del peccato che
riceve una tiepida accoglienza. Sono gli anni bui della dittatura di
Salazar: Saramago subisce costantemente la
censura del regime sui suoi scritti giornalistici ed è tenuto sotto controllo
dalla Pide, la polizia politica salazariana, a cui riesce sempre a sfuggire,
anche quando – nel 1959 – si iscrive al Partito Comunista Portoghese, allora
clandestino.
Negli anni sessanta l'attività pubblicistica di Saramago è
indirizzata verso la critica letteraria, e nel 1966 dà alle stampe la sua prima
raccolta di poesie, I poemi possibili". Seguono, nel 1970 la
raccolta Probabilmente allegria e le cronache Di
questo e d'altro mondo del 1971, Il bagaglio del viaggiatore del
1973 e Le opinioni che DL ebbe del
1974.
Nel 1974, l'anno della “Rivoluzione dei Garofani” - il colpo di Stato militare
che sancisce la fine del regime fascista in Portogallo – si apre una nuova fase
nell'attività letteraria di Saramago che
si concretizza nel romanzo del 1977 Manuale di pittura e calligrafia,
mentre l'anno successivo pubblica Una terra chiamata Alentejo. Sempre in questo periodo scrive per il teatro
(La notte, 1979 e Cosa ne farò di questo libro?)
un attività che continuerà anche negli anni successivi (La seconda vita di
Francesco d'Assisi, 1987; In Nomine Dei, 1993 e Don
Giovanni, o Il dissoluto assolto del 2005).
Nel 1982 pubblica Memoriale del convento (edito in Italia da
Feltrinelli nel 1984), il romanzo che gli dà notorietà a livello
internazionale. Seguono L'anno della morte di Ricardo Reis (1984, Feltrinelli 1985), La zattera
di pietra (1986), Storia dell'assedio di Lisbona (1989).
Negli anni
novanta escono Il Vangelo secondo Gesù Cristo (1991),
Cecità (1995) e Tutti i nomi (1997). Il primo
decennio del 2000 è il più prolifico dell'attività di scrittore di Saramago, che dà alle stampe ben sette romanzi: La
caverna(2001),L'uomo duplicato (2002),Saggio sulla lucidità (2004),Le
intermittenze della morte(2005),Le piccole memorie (2006),Il
viaggio dell'elefante (2008) e Caino (2009, ed. it. Feltrinelli 2010).
Nel 1998 gli viene assegnato il Premio Nobel per la Letteratura,
riconoscimento che suscitò molte polemiche nel mondo cattolico per le sue ben
note posizioni antireligiose.
Polemiche che lo hanno
fatto decidere di trasferirsi a Lanzarote, nelle Isole Canarie.
E' morto nel giugno 2010.
Renzo
Montagnoli