Per chi suona la campana
di Ernest Hemingway
Traduzione di Maria Napolitano Martone
Prefazione di Giansiro
Ferrata
Arnoldo Mondadori Editore
Collana Oscar Scrittori moderni
Pagg. 544
ISBN 9788804458180
Prezzo € 10,50
Da John Donne a Ernest Hemingway
Non è un caso se il titolo di questo romanzo
è tratto da una poesia del famoso poeta inglese John Donne (Nessun uomo è un'Isola, /intero in se stesso. /
Ogni uomo è un pezzo del Continente, /una parte della Terra. /
Se una Zolla viene portata via dall'onda del Mare, /la Terra ne è diminuita, /
come se un Promontorio fosse stato al suo posto, /
o una Magione amica o la tua stessa Casa./ Ogni morte d'uomo mi diminuisce, / perchè io partecipo all'Umanità. / E così non mandare mai a
chiedere per chi suona la Campana: / Essa suona per te.)
Benché Ernest
Hemingway non rientri fra i miei narratori preferiti, per una molteplice
varietà di motivi, non ultimo un certo tono di sufficienza a cui ha improntato
non sue poche prose, ci sono due romanzi che ha scritto che secondo il mio
giudizio sono delle vere e proprie eccellenze, per i temi trattati e per la
misura con cui sono svolti. Mi riferisco a Il
vecchio e il mare e a Per chi suona la campana.
Quest'ultimo ha trovato ispirazione in una sua esperienza diretta nella guerra
di Spagna, allorché l'autore americano vi fu presente, dalla parte dei
repubblicani, in qualità di corrispondente. Forse la trama è anche troppo
semplice, forse avrebbe dovuto affondare ancora di più il coltello nella piaga
per dimostrare come, fra tutti gli orrori di un conflitto, sia insuperabile
quello di uno scontro fra fratelli, ma c'è qualche cosa che non si deve
sottacere e che permea l'intera opera: la morte. Sempre presente, in qualsiasi
circostanza, sembra quasi il destino ineluttabile di ciascun protagonista, una
morte di cui si è ben consapevoli anche quando si avvia una vera e propria
azione suicida, una morte che è sempre al fianco, al punto di non temerla,
perché prima o poi tutto finisce. Non c'è retorica in queste pagine, anzi c'è
un distacco quasi giornalistico che annota la violenza come un fatto e proprio
per questo ancor più lancinante è l'emozione che finisce con il provare il
lettore. Inoltre, benché chiaramente dalla parte dei repubblicani, Hemingway
usa la stessa misura per loro e per i franchisti, considera gli uomini sotto
una diversa divisa come esseri umani, spesso inconsapevoli della scelta
effettuata. In quest'ottica la guerra diventa un mostro opprimente che rivela
la vera natura degli esseri umani e così per l'autore americano i buoni non
sono tutti solo sotto un'unica bandiera e lo stesso dicasi per i cattivi, ben
conscio che un conflitto è l'occasione ideale affinché ogni individuo possa
dare il peggio o il meglio di sé.
La Spagna descritta
non è ovviamente quella colorata che troviamo in Fiesta, è invece una Spagna grigia, fatta di polvere, sangue e
uomini dolorosamente nemici, pedine di una scacchiera le cui mosse sono decise
dall'unico vero vincitore: la morte.
Dal romanzo
è stato tratto l'omonimo film, uscito nel 1943 e che ebbe un grande
successo, anche per la fama dei due attori protagonisti: Gary Cooper e Ingrid
Bergman.
Leggetelo, è
sicuramente meritevole.
Ernest Hemingway (Oak Park,
Illinois, 1899 - Ketchum, Idaho,
1961), tra i più grandi scrittori anglosassoni del Novecento, ha ricevuto il
premio Nobel per la letteratura nel 1954. Giornalista e corrispondente di
guerra, ha partecipato alla guerra di Spagna e alle due guerre mondiali. Amante
dell'avventura, del rischio, delle forti emozioni e della festa, ha vissuto tra
l'altro a Parigi e Cuba. È morto suicida.
Fra le sue opere: Addio alle
armi, Morte nel pomeriggio, Verdi colline d'Africa, Per chi suona la campana, Di là dal fiume e tra gli alberi, Il vecchio e il mare, Isole nella corrente.
Renzo Montagnoli