Il segno
rosso del coraggio
di Stephen Crane
Traduzione di Alessandro Barbero
Mondadori Edizioni
Narrativa romanzo
Collana Oscar Classici
Pagg. 166
ISBN 9788804585909
Prezzo € 9,00
Dall'adolescenza alla
maturità
C'è un romanzo che ho letto per la prima volta molti anni fa e che mi è
rimasto impresso nella mente, perché ha caratteristiche proprie di tale
rilevanza da farne un autentico gioiello.
Mi riferisco a Il segno rosso del coraggio, un'opera giovanile (l'autore quando la scrisse nel 1895 aveva appena
23 anni ed era reduce dall'insuccesso del suo primo libro, ignorato sia dal
pubblico che dalla critica). Appassionatosi alle vicende e alle battaglie della
Guerra civile americana gli venne l'idea di scriverne un romanzo, che
descrivesse il percorso formativo di un giovane combattente per diventare uomo.
Fu una felice intuizione e anche un grande successo, non solo di vendite, ma
anche di critica. Per quanto frutto di pura fantasia e non di una esperienza
diretta (la guerra di secessione era già terminata da tempo quando nacque) è di
un realismo eccezionale e sconcertante, con una profonda indagine psicologica
che annota tutte le pulsioni intime nel passaggio dalla spensierata adolescenza
alla riflessiva maturità di un giovane nordista, un processo che avviene in
soli tre giorni di battaglia, ma che nella scrittura sembrano assai di più,
tante sono le reazioni, le emozioni, le paure e anche i coraggi che investono
il protagonista.
Da quasi disertore, è poi scambiato per uno ferito sul campo (ma la
ferita gli era stata provocata da un commilitone), fino all'apoteosi finale,
con l'eroismo inteso come mezzo di riscatto e che lo condurrà a diventare
definitivamente uomo e anche a renderlo consapevole che ognuno può, a suo modo,
essere un esempio per gli altri.
A scanso d'equivoci preciso che non si tratta di un'opera militarista,
anzi forse per la prima volta la guerra viene descritta per quello che è:
distruzione, morte, sofferenza, polvere, angoscia. E questo con un realismo sorprendente e al
riguardo basti pensare a una frase come questa:” una piccola
processione di feriti ritornava lugubremente verso le retrovie ed era come
sangue che colava dal corpo lacerato della brigata..”
Lo scopo dell'opera come ho detto è ben diverso
e Crane, consapevole del fatto che ogni essere umano
di fronte al pericolo incombente mette a nudo la sua vera natura ed è in
pratica chiamato a fare i conti con se stesso, scava nell'animo di questo
nostro soldatino, analizza i suoi timori, evidenzia le sue speranze, lo mette
di fronte a un fatto che è più grande di lui, ma di cui lui è parte. Ed è
proprio tutto questo che lo porterà a maturare in soli tre giorni: la battaglia
era iniziata che era quasi un bambino, finisce che lui è diventato uomo.
Il romanzo è scritto in modo delizioso, sovente con accenti poetici,
che, oltre a sdrammatizzare, contribuiscono anche a farci comprendere come la
guerra sia un'atrocità puramente degli uomini, cioè la scena, la natura resta
tale e quale, impassibile di fronte allo scempio della battaglia. I colori assumo rilievo, le scene sembrano
dipinti di espressionisti, così che “le
foglie dell'acero che dava ombra allo stagno cantavano nel vento della giovane
estate”.
Il segno rosso del coraggio è una di quelle opere
da leggere con calma, da centellinare, perché solo così è possibile apprezzarne
l'elevato valore.
Stephen Crane (Newark, 1 novembre 1871 – Badenweiler, 5
giugno 1900).
Narratore, giornalista e poeta statunitense che nella sua breve vita
scrisse, fra l'altro, un grande classico come Il segno rosso del coraggio.
Renzo Montagnoli