Il
mondo dei vinti
Testimonianze
di vita contadina. La pianura. La collina. La montagna. Le Langhe
di
Nuto Revelli
Postfazione
di Mario Fazio
Edizioni
Einaudi
Saggistica
storica
Collana
ET Classici
Pagg.
CXXVIII
- 436
ISBN
9788806232429
Prezzo
Euro 14,00
La
memoria
Questo
libro ha un’introduzione che deve essere assolutamente letta
prima di passare al testo vero e proprio, perché Nuto Revelli
spiega il metodo seguito per parlare, con estrema concretezza e
lucidità, del triste destino della campagna e della montagna
del cuneese nel dopoguerra. Per estensione lo stesso fenomeno
avvenne in tutta Italia nel mondo legato alla coltura dei campi, un
fenomeno che in breve può essere definito la fine della
civiltà contadina, di cui ha parlato anche con i suoi
appassionati romanzi Ferdinando Camon. Certo le singole realtà
possono essere diverse, ma quello che è stato un mondo
immutato per secoli le accomuna tutte. Nel caso del cuneese, se la
campagna non viene sfruttata all’eccesso o peggio ancora
industrializzata, resta una realtà di miseria senza speranza;
la montagna, se poi non è oggetto di insediamenti turistici,
viene abbandonata e diventa quasi un deserto. Revelli, forte di
quanto appreso durante la drammatica ritirata dal Don circa il dovere
della memoria, ci racconta nel suo libro come era una civiltà
che ora non c’è più e lo fa sulla falsariga di
un’inchiesta, intervistando gente anziana della pianura, della
collina e della montagna. Il suo è stato un lavoro certosino,
perché munito di registratore ha interpellato ben 270 persone,
poi ha provveduto alla trascrizione rispettando, per quanto
possibile, la forma del parlato. A tratti sembra una delle
interessantissime inchieste di Sergio Zavoli, solo che qui non ci
sono immagini, ma egualmente si crea un’atmosfera che consente
alla fantasia di farsi un’idea di come possa essere
l’intervistato: anziano, rinsecchito da anni di duro lavoro,
con la malinconica tristezza di chi si sente un vinto. E in effetti,
da questi ricordi emerge un mondo di profonda miseria, fatto di duro
lavoro, talmente malpagato che il guadagno sembra quasi un’elemosina;
peraltro era gente che si accorgeva di non contare nulla, anzi di
essere, oltre che emarginata, buona solo per essere sfruttata. E per
quasi tutti c’è la memoria della Grande Guerra, il
massimo dell’infelice vita personale, ognuno considerato solo
uno dei tanti, in pratica un numero, niente di più che carne
da cannone.
Eppure,
questo mondo di sofferenza e di ignoranza presentava valori oggi
ormai sconosciuti, univa persone dove oggi si dividono, trovava nel
poco e niente il necessario per vivere.
Adesso
non è più così e ha ragione uno degli
intervistati quando dice che il povero di adesso è più
ricco del ricco del suo tempo, perché esisteva in passato
anche nelle classi meno disagiate quella continua incertezza del
futuro che le portava a essere sparagnine, insomma che si conteneva
nelle spese, limitando quei consumi che oggi invece sono lo scopo
continuo di ognuno di noi.
Il
mondo dei vinti
è
una testimonianza irripetibile di ciò che fu e di questo
dobbiamo ringraziare Revelli, perché ci porta a conoscere le
nostre lontane radici , ci aiuta a comprendere da che passato
veniamo.
Nuto
Revelli (Cuneo,
1919-2004), ufficiale degli alpini in Russia e protagonista della
Resistenza nel cuneese, si è battuto per anni per dare voce ai
dimenticati di sempre: i soldati, i reduci, i contadini delle
campagne piú povere. Tra i suoi libri, tutti editi da
Einaudi, La
guerra dei poveri (1962), La
strada del davai (1966
e 2010), Mai
tardi (1967
e 2008) , L'ultimo
fronte (1971
e 2009) , Il
mondo dei vinti (ultima
edizione ET Scrittori 2016)), L'anello forte (1985) Il
disperso di Marburg (1994
e 2008), Il
prete giusto (1998
e 2008), Le
due guerre (2003
e 2005), Il
popolo che manca (2013), Il
testimone. Conversazioni e interviste. 1966-2003 (a
cura di Mario Cordero).
Renzo
Montagnoli
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