Ragazzo.
Storia
di una vecchiaia
di
Massimo Fini
Marsilio
Editori
www.marsilioeditori.it
Narrativa
romanzo autobiografico
Pagg.
112
ISBN
9788831713658
Prezzo
Euro 9,00
De
senectute
Nella
vita, salvo nel malaugurato caso che si debba perderla ancora
giovani, o come si è soliti dire “prima del tempo”,
inevitabilmente si arriva a una certa età che viene definita
vecchiaia. In genere comincia a sessant’anni, ma, proprio
perché non ce ne accorgiamo, inizia molto prima, quando si è
toccato l’acme della giovinezza. La vecchiaia non è ben
vista, perché al di là del fatto che termina con la
morte, comporta un radicale mutamento, fisico e mentale, del nostro
modus vivendi. Ne ha parlato, con l’originalità
che gli è propria, Massimo Fini in questo libro non lungo e di
gradevole lettura, in cui si alternano passato e presente, grazie ai
ricordi della gioventù, che con l’avanzare dell’età
assumono contorni quasi fiabeschi, di un’epoca d’oro in
cui non potremo più tornare. La figura del vecchio, termine
che gli interessati ben poco amano, accettando meglio la parola
“anziano”, è la protagonista indiscussa di
un’opera che a tratti può sembrare anche un pamphlet,
una smitizzazione di tanti luoghi comuni propri della “terza
età”. In questa analisi dei vecchi, con le loro manie,
la tirchieria, la presenza ai riti funebri quasi a voler esorcizzare
la morte, emergono tuttavia delle perle di saggezza che danno valore
a un’opera che altrimenti sarebbe francamente di non rilevante
caratura. Al riguardo basti pensare a quanto Fini scrive: “l’aspetto
più drammatico della vecchiaia non è tuttavia la
decadenza fisica, ma l’impossibilità di un progetto di
vita” ed è vero, perché non è possibile
sognare di realizzare qualcosa in futuro quando si sa che, se non
imminente, è assai prossimo quel salto nel buio. Avevano
ragioni gli antichi quando parlavano della vecchiaia come qualcosa di
orribile e allora non resta altro, per renderla più
tollerabile, di abbandonarsi all’ironia, all’autoironia,
al sarcasmo, all’humor nero, ma quando non si riesce più
a utilizzare questi strumenti è perché la situazione è
degenerata, è emersa la demenza senile, l’arteriosclerosi,
l’alzheimer, insomma siamo noi senza più esserlo.
La
morte, tanto esecrata, non fa paura in sé se non fosse perché
ci precipita in un viaggio senza ritorno e di frequente il vecchio,
se ci pensa, si sente attanagliato da un’angoscia esistenziale
tale da fargli balenare l’idea del suicidio, un sistema
autarchico per disporre noi stessi della nostra vita, senza dover
attendere che questa ci venga tolta. E’ raro, però, che
l’idea si concretizzi, perché il paradosso dei vecchi, è
che desiderano morire, ma vogliono vivere.
E
un ulteriore paradosso concerne questo libro, che potrebbe costituire
un’interessante lettura per un giovane, ma che non potrebbe
comprenderlo, e che invece finisce per essere letto dai vecchi, gli
unici che possono capire e che, pur non trovandolo avvincente,
avranno conferma di quanto rimuginano giorno dopo giorno sulla loro
sorte di esseri senza domani.
Da
leggere, comunque, perché lo stile è snello e, se ben
predisposti, c’è anche da divertirsi.
Massimo
Fini,
scrittore e giornalista, ha pubblicato per Marsilio La
Ragione aveva Torto? (1985,
2014), Elogio
della guerra (1989,
2011), Il
denaro. «Sterco del demonio »
(1998, 2012), Il
vizio oscuro dell’Occidente. Manifesto dell’Antimodernità
e Sudditi. Manifesto
contro la Democrazia (2002
e 2006; 2004; nuova edizione tascabile in un unico volume 2012), Il
Ribelle. Dalla A alla Z (2006,
2014) – i sei volumi sono raccolti in La
modernità di un antimoderno. Tutto il pensiero di un
ribelle (2016)
–, Il
Conformista (1990,
20113), Di[zion]ario
erotico. Manuale contro la donna a favore della femmina (2000,
2014), Ragazzo.
Storia di una vecchiaia (2008,
2012), Il
Dio Thoth (2009), Il
Mullah Omar (2011), Nerone.
Duemila anni di calunnie (1993,
2013), Nietzsche.
L’apolide dell’esistenza (2009,
2014), Una
vita. Un libro per tutti. O per nessuno (2015).
Per Chiarelettere ha pubblicato Senz’anima.
Italia 1980-2010 (2010,
2012) e La
guerra democratica (2012).
Renzo
Montagnoli
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