Il
calore del sangue
di
Irène Némirovsky
Traduzione
di Alessandra Berello
Edizioni
Adelphi
www.adelphi.it
Narrativa
Collana
Piccola Biblioteca Adelphi
Pagg.
155
ISBN
9788845923128
Prezzo
Euro 11,00
Passioni
segrete
Fino
ad adesso ero convinto che nessuno, meglio di Georges Simenon, fosse
capace di descrivere il ristretto mondo della provincia francese,
un’entità socio-economica legata strettamente alla
terra, in cui tutto sembra, ed è, immobile, pur seguendo il
ritmo delle stagioni. Gente ottusa, questi agricoltori, rinchiusi in
comunità dove ognuno sa tutto degli altri, anche dei segreti
che spesso sono tipici di questi esseri, ma che li difende
strenuamente onde non superino l’ideale limite invalicabile che
si sono costruiti. É stata una sorpresa, pertanto, apprendere
che anche Irène Némirovsky abbia analizzato queste
piccole realtà, riuscendo a descriverle in modo completo e più
che comprensibile. Il romanzo da lei utilizzato per questo scopo è
Il
calore del sangue,
un’opera relativamente breve (in tutto 155
pagine), ma estremamente avvincente. Ogni personaggio cela passioni,
emozioni, desideri inconfessabili e perciò repressi, così
che se in apparenza tutto scorre tranquillo, sotto sotto ci sono
fremiti d’amore, odi implacabili, amori adulterini. Nello
scorrere delle pagine poco a poco emergono questi vizi privati, in
netto contrasto con l’apparenza delle pubbliche virtù; e
nessuno ne è immune, anche quelli a cui va la nostra simpatia,
soggiogati da comportamenti che sembrano frutto di animi puri e
perfino casti. La penna della Némirovsky è impietosa,
con donne e uomini che non sanno resistere al calore del sangue e si
lasciano travolgere dalle passioni, al punto di arrivare anche al
delitto, di cui tutti sanno, ma nessuno parlerà mai alla
polizia, perché il mondo là è così e
anche un reato deve rimanere la faccenda privata di una comunità.
Ma come è riuscita irène, che non era francese, a
penetrare così profondamente in un tessuto sociale? Va detto
che il romanzo è stato da lei scritto con ogni probabilità
nell’estate del 1941 e, guarda caso, è ambientato nello
stesso paese (Issy-l'Évêque)
dove con la famiglia aveva cercato riparo dalle persecuzioni negli
ultimi giorni di maggio del 1940 e in cui sarà arrestata per
essere poi avviata ai campi di sterminio. Un’altra
particolarità dell’opera è che la voce narrante è
quella di Silvio, un proprietario terriero che ha alienato gran parte
del suo patrimonio e che vive un’esistenza quasi solitaria, ma
che gli consente di osservare meglio gli altri. Anche lui ha provato
in gioventù il calore del sangue, ma ormai si è
incamminato lungo il viale del tramonto; pur tuttavia, nel ricordo
del passato, che si intreccia con il presente, avvertirà anche
lui un ultimo calore del sangue, rafforzandosi un desiderio che
pareva ormai sepolto sotto la cenere. Ma non è una fiamma, è
una brace che lenta, come lui, si spegne.
Dire
che il romanzo è bello è riduttivo, perché a mio
parere è veramente stupendo.
Irène
Némirovsky
(Kiev, 11 febbraio 1903; Auschwitz, 17 agosto 1942).
Figlia
di un ricco banchiere ebreo, si trasferì con la famiglia in
Francia all’avvento del regime sovietico. Nella sua breve vita
scrisse numerosi romanzi di grande successo, sovente pubblicati
postumi. Fra questi si ricordano Suite francese, David Golder, I
doni della vita, I cani e i lupi, Il vino della solitudine e Il
ballo.
Renzo
Montagnoli
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