L’uomo
di Londra
di
Georges Simenon
Traduzione
di Giorgio Pinotti
Edizioni
Adelphi
www.adelphi.it
Narrativa
romanzo
Collana
gli Adelphi
Pagg.
137
ISBN
9788845914355
Prezzo
Euro 10,00
Prove
di scrittura
Nessuno
nasce con un bagaglio di nozioni e di competenze, e questo appunto
vale per tutti, Georges Simenon compreso. Infatti, non è
logico pensare che romanzi come I fantasmi del cappellaio o La
scala di ferro siano state le prime opere del narratore belga,
che pur in possesso di un notevole talento ha dovuto, come gli altri,
studiare e provare per poterlo mettere a frutto. In questo senso
L’uomo di Londra scritto nel 1934 e quindi una delle
primissime opere di Simenon rappresenta una tappa del percorso
intrapreso e che porterà a romanzi di grande interesse e di
livello elevatissimo. Già si scorge la particolare attenzione
per la descrizione del paesaggio, Dieppe e il suo porto sovente
avvolti da una fitta nebbia, e per l’ambientazione, in un
tentativo non completamente riuscito di ricreare particolari
atmosfere. Pure l’analisi psicologica dei protagonisti è
già presente, ma è appena abbozzata, così che i
personaggi, pur sufficientemente caratterizzati, non riescono ad
avvincere il lettore. La trama, poi, è alquanto esile e il
tutto è al servizio di di una finalità tendente a
dimostrare che un mediocre resterà sempre tale, in ogni
circostanza, anche quella a lui più favorevole, insomma che
l’abito non fa il monaco. La nota veramente positiva e
originale è che i due protagonisti principali presentano le
stesse caratteristiche, entrambi prigionieri di una mediocrità
a cui tentano di ribellarsi, ma che nel complesso pare loro non dare
fastidio più di tanto.
In
tutta sincerità e pur tenendo conto di questo esercizio di
scrittura L’uomo di Londra mi è solo
moderatamente piaciuto; il giudizio è influenzato più
che altro dalla trama evanescente e pronto a perdonare all’autore
la mancanza di quelle così rilevanti caratteristiche che
dimostrerà di avere in seguito, tuttavia non posso esimermi
dal considerare che la vicenda mi è parsa ben poco
interessante, tanto che sono arrivato stancamente alla fine, a una
fine inaspettata e per questo poco logica.
Georges
Simenon,
nato a Liegi nel 1903, morto a Losanna nel 1989,
ha lasciato
centonovantatre romanzi
pubblicati sotto il suo nome e un numero imprecisato di romanzi e
racconti pubblicati sotto pseudonimi, oltre a volumi di «dettature»
e memorie. Il commissario Maigret è protagonista di 75 romanzi
e 28 racconti, tutti pubblicati fra il 1931 e il 1972. Celebre in
tutto il mondo, innanzitutto per le storie di Maigret, Simenon è
anche, paradossalmente, un caso di «scrittore per scrittori».
Da Henry Miller a
Jean Pauhlan,
da Faulkner a Cocteau, molti e disparati sono infatti gli
autori che hanno riconosciuto in lui un maestro. Tra questi, André
Gide: «Considero Simenon un grande romanziere, forse il più
grande e il più autentico che
la letteratura
francese abbia oggi»; Walter Benjamin: «… leggo
ogni nuovo romanzo di Simenon»; Louis-Ferdinand Céline:
«Ci sono scrittori che ammiro moltissimo: il Simenon
dei Pitard,
per esempio, bisognerebbe parlarne tutti i giorni».
Renzo
Montagnoli
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