Catilina
Ritratto
di un uomo in rivolta
di
Massimo Fini
Arnoldo
Mondadori Editore S.p.A.
Saggistica
storica
Pagg.
168
ISBN
9788804431657
Prezzo
Euro 10,00
Il
rivoluzionario
Riemerge
dal passato, dagli studi del latino, una frase che all’epoca mi
colpì non poco, tanto risulta impregnata da un’acredine
non disgiunta da un tono di sufficienza. A pronunciarla fu Cicerone,
sulle cui qualità di avvocato non si discute, mentre quelle di
uomo lasciano non poco a desiderare. Orbene, il grande oratore si
rivolge a Catilina dagli scranni del senato, e par di vederlo
ergersi, cercare di superare la sua dimensione, tronfio e sicuro che
la sua stoccata sarà quella vincente. “Quo
usque tandem abutere, Catilina, patientia nostra?” “Fino
a quando dunque, Catilina, abuserai della nostra pazienza?” Con
l’incipit
delle
prime delle orazioni che poi verranno chiamate Catilinarie Marco
Tullio Cicerone, con la necessaria protezione dei legionari romani,
di fronte al Senato denuncia Catilina che la stessa mattina (corre
l’8 novembre del 63 a.C.) aveva inviato dei sicari a casa sua
per sopprimerlo, ma la vittima designata, avvisata per tempo del
complotto, si era rinserrata fra le sue mura e aveva vanificato
l’opera dei taglia gole. La congiura di Catilina, volta a
sovvertire la Repubblica romana con una vera e propria rivoluzione
tesa a eliminare l’asfissiante oligarchia esistente, era
pertanto abortita sul nascere. Il capo dei congiurati era un
personaggio controverso, descritto poi come un malvagio dagli storici
dell’epoca e da non pochi di quelli che seguirono, e forse
buono effettivamente non era, ma non si deve dimenticare che venire
considerati nemici di Roma era una consuetudine quando si intaccavano
immutabili prerogative di una classe nobile che esercitava sulla
plebe un sistema oppressivo, magari allietandola con spettacoli
circensi, ma anche torchiandola ben bene, secondo il noto metodo del
“bastone e della carota”. Un personaggio come Catilina,
un vero e proprio rivoluzionario, non poteva non destare l’interesse
di Massimo Fini, quasi sempre contro corrente, in forza soprattutto
delle sue idee anarchiche. Ed ecco che allora con questa biografia
fornisce una chiave di lettura diversa del personaggio Catilina,
utilizzando le stesse fonti storiche che invece lo hanno fatto
oggetto di una “damnatio memoriae”. Il risultato di
questo lavoro è un libro di interessante e gradevole lettura,
tanto più che l’autore, per supportare le sue tesi, ha
provveduto anche a una specie di biografia di Cicerone, giusto per
far vedere chi fossero i contendenti. Al riguardo, sul grande oratore
esprime un giudizio per niente positivo, alle pagine 31 e 32: Ma
quelle che sono le sue doti di avvocato sono anche il suo deficit di
uomo: la mancanza di convinzioni, il cinismo, l’opportunismo,
l’ambiguità. Per il carattere ameboide, incerto, molle,
svirilizzato Cicerone assomiglia ad Aldo Moro, è una specie di
protodemocristiano. Per vanità e trombonaggine ricorda invece
Spadolini, ma uno Spadolini disonesto e moralmente corrotto.
E’ un’opinione tranciante che, a onor del vero, non mi
sento di condividere in toto, perché di personaggi come
Cicerone ce ne sono a bizzeffe e sono quasi tutti i politici. Quanto
a Catilina avrà avuto dei difetti, ma di certo era un uomo, di
quelli con la U al maiuscolo, coerente e deciso, tanto che ebbe il
coraggio di portare avanti il suo tentativo insurrezionale fino a uno
scontro diretto, avvenuto nei pressi di Pistoia, in cui cadde alla
testa delle truppe che gli erano fedeli. Cicerone, invece, pur non
partecipando alla congiura contro Cesare, appoggiò decisamente
Bruto, e opponendosi a Marco Antonio, contro il quale pronunciò
le famose Filippiche, finì nelle liste di proscrizione. Cercò
di evitare la morte fuggendo in modo ignominioso, ma fu tutto
inutile, e infine si rassegnò al suo destino.
Direi
che l’intento, riuscito, di Massimo Fini è di provare
una contemporaneità nelle vite di Catilina e di Cicerone, con
il primo che può essere considerato, soprattutto oggi, merce
rara e con il secondo che è il classico esempio del politico,
falso, incoerente e vanitoso.
A
ben guardare sono trascorsi più di duemila anni dalla vicenda
di questi due uomini ed è amaro constatare che è
cambiato ben poco.
Da
leggere, senz’altro.
Massimo
Fini,
scrittore e giornalista, ha pubblicato per Marsilio La
Ragione aveva Torto? (1985,
2014), Elogio
della guerra (1989,
2011), Il
denaro. «Sterco del demonio »
(1998, 2012), Il
vizio oscuro dell’Occidente. Manifesto dell’Antimodernità
e Sudditi. Manifesto
contro la Democrazia (2002
e 2006; 2004; nuova edizione tascabile in un unico volume 2012), Il
Ribelle. Dalla A alla Z (2006,
2014) – i sei volumi sono raccolti in La
modernità di un antimoderno. Tutto il pensiero di un
ribelle (2016)
–, Il
Conformista (1990,
20113), Di[zion]ario
erotico. Manuale contro la donna a favore della femmina (2000,
2014), Ragazzo.
Storia di una vecchiaia (2008,
2012), Il
Dio Thoth (2009), Il
Mullah Omar (2011), Nerone.
Duemila anni di calunnie (1993,
2013), Nietzsche.
L’apolide dell’esistenza (2009,
2014), Una
vita. Un libro per tutti. O per nessuno (2015).
Per Chiarelettere ha pubblicato Senz’anima.
Italia 1980-2010 (2010,
2012) e La
guerra democratica (2012).
Renzo
Montagnoli
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