L’uva
puttanella. Contadini del Sud
di
Rocco Scotellaro
Introduzione
di Nicola Tranfaglia
Prefazione
di Antonio Melfi
Editori
Laterza
Narrativa
romanzo
Pagg.
328
ISBN
9788842061830
Prezzo
Euro 11,00
Un
amore infinito
E’
ben strana la vita: come un narratore del calibro di Tomasi di
Lampedusa fu portato a conoscenza dei lettori dall’opera di un
altro grande autore, Giorgio Bassani, anche nel caso di Rocco
Scotellaro, se non vi fosse stato l’interessamento di un grande
artista, Carlo Levi, non avremmo mai potuto apprezzare le sue
stupende poesie. Peraltro, quest’uomo, la cui vita fu intensa,
ma eccezionalmente breve, essendo nato a Tricarico nel 1923 per poi
morire a Portici nel 1953, si rivelò anche un eccellente
narratore, con uno stile tutto suo personale, ma di grande efficacia.
Così, grazie a Carlo Levi, dopo la scomparsa improvvisa di
Scotellaro, fu possibile dare alle stampe L’uva puttanella,
un romanzo autobiografico, nonché Contadini del Sud,
uno studio sociologico sulla cultura dei contadini meridionali.
Entrambe le opere sono proposte da Laterza riunite in un unico
volume.
L’uva
puttanella è quell’uva dagli acini piccoli costretti,
per sopravvivere, a lottare con quelli più grossi, una
metafora della condizione di chi lavora la terra in Meridione.
Scritto in modo semplice, oserei dire perfino elementare, ricalca un
po’ il parlato di quelle genti, con toni colloquiali che non
appesantiscono, ma snelliscono il discorso. Ciò che emerge in
tutta la sua forza è la grande insoddisfazione dei meridionali
che si manifesta in uno spirito di ribellione, più che in una
ribellione vera e propria, con uno stato talmente lontano da sembrare
– ma in effetti lo è – assente. Non poche sono le
pagine dedicate all’esperienza di carcerato dell’autore,
richiuso in cella per motivi esclusivamente politici quando era
sindaco di Tricarico e poi assolto in appello per non aver commesso
il fatto. I compagni di galera, fatta eccezione per i delinquenti
incalliti, che nascerebbero a qualsiasi latitudine, è
costituita da sfiduciati verso uno stato che tutto toglie senza nulla
dare e i reati sono di poco conto, sono infrazioni a norme di
quell’autorità così lontana, come il
contrabbando. Ci sono tanti personaggi che restano nel cuore, come
Pasquale, l’artigiano pirotecnico, che ridotto in miseria e
privato della casa si fa esplodere, o Zia Filomena, la baldracca del
paese, un tempo, da giovane, bella, ma ora sfatta, o i braccianti,
che hanno occupato la terra dei padroni e sono stati sbattuti in
carcere, dove lentamente si consumano. E’ un Italia che si
vorrebbe fosse diversa, un paese aperto al progresso e alla
giustizia, ma purtroppo non è così e Rocco Scotellaro,
innamorato della sua terra, strenuo difensore dei poveri contadini,
ci fornisce un quadro che nella sostanza è così anche
oggi.
Contadini
del Sud è uno studio sociologico di rilevante valore che
si estrinseca per lo più nelle interviste ad alcuni contadini,
da cui apprendiamo la storia delle loro vite che hanno, come comune
denominatore, la sfiducia nei confronti di uno stato o assente, o che
pretende solo senza nulla dare. E’ gente umile, ma dignitosa,
che parla senza levare un grido di dolore, ma di cui si avverte un
senso di disagio per una situazione di cui non hanno colpa, perché
l’essere poveri non può né deve costituire una
colpa. E per finire un testo di struggente bellezza, scritto da
Francesca Armento vedova Scotellaro, la madre di Rocco, che in poche
misurate pagine, senza enfasi, senza pianti, racconta la vita del
figlio fino a quel giorno del dicembre del 1953 della sua morte
improvvisa. Si sa, le mamme sono sempre le mamme, e stravedono per i
figli, ma in questa donna, che per tanti anni aveva fatto la
levatrice, il ricordo dell’esistenza del figlio è solo
l’occasione per imprimere nella mente una serie di immagini,
per renderne partecipi gli altri, ma senza imposizioni, con un pudore
a cui solo il riacutizzarsi di un’antica sofferenza per quella
perdita può consentire di esprimersi liberamente, ma sempre
con moderazione.
Da
leggere, ci mancherebbe altro.
Rocco
Scotellaro (Tricarico,
Matera, 1923 - Portici, Napoli, 1953) scrittore italiano. Dalla sua
sofferta esperienza di militante socialista, impegnato a riscattare,
anche con l’azione politica, la secolare degradazione del
sottoproletariato rurale della Lucania, Scotellaro ricavò gli
elementi costitutivi di un messaggio poetico (È
fatto giorno,
1954, premio Viareggio; Margherite e rosolacci, 1941-1953, 1978) che
esprime una genuina assimilazione dei moduli neorealistici,
evidenziati nel saggio-inchiesta sui Contadini del sud (1954) e
nell’abbozzo di romanzo L’uva puttanella (1955). Le
opere, pubblicate postume, hanno generato contrastanti giudizi sul
suo ruolo di attivista politico, di intellettuale contestatore e di
suggestivo cantore di miti ancestrali della cultura contadina.
Renzo
Montagnoli
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