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  Recensioni  »  Il viaggiatore del giorno dei Morti, di Georges Simenon, edito da Adelphi 29/10/2017
 

Il viaggiatore del giorno dei Morti

di Georges Simenon

Traduzione di Laura Frausin Guarino

Edizioni Adelphi

www.adelphi.it

Narrativa romanzo

Collana Biblioteca Adelphi

Pagg. 271

ISBN 9788845914645

Prezzo Euro 18,00



L’oppressione della borghesia



L’orfano sbarca a La Rochelle all’imbrunire e inizia la sua vicenda venendo a conoscenza di essere l’unico erede di una colossale fortuna lasciatagli dallo zio, fratello di suo padre. Per uno che di certo non se la passa bene dovrebbe essere un tripudio di gioia, ma non è così, perché certe ricchezze sono frutto di insulsi ricatti, sono il termometro di una società malata in cui un’agiata borghesia ha dei conti in sospeso, e non si tratta di bazzecole. Lo zio era temuto e odiato e il nipote, per la sua qualità di erede, è pure malvisto in un mondo dalle posizioni cristallizzate, pressoché inamovibili, tanto più che, se all’apparenza potrebbe essere considerato un ingenuo, è tutt’altro, perché vuol sapere, vuol conoscere, soprattutto, come tanti, è interessato al contenuto di una cassaforte di cui ha la chiave, ma non la combinazione. Chi vorrebbe consigliarlo non è per niente un amico, bensì si tratta di persone in rapporti d’affari con lo zio, da cui erano autenticamente vessati. Il giovane, che di nome fa Gilles Mauvoisin, nel mentre cerca di penetrare i segreti del parente deceduto, amministra con rigore e anche con capacità il notevole patrimonio, quasi esclusivamente costituito da partecipazioni in lucrose iniziative. La vena gialla del romanzo affiora però quando dapprima muore avvelenata la moglie paralitica di un medico che è l’amante di Colette, moglie dello zio deceduto e relegata dal marito a semplice comparsa quando questi si accorge della tresca, e più tardi quando si scopre che anche lo zio Octave Mauvoisin era morto non per cause naturali, bensì per l’ingestione di arsenico. A complicare il tutto subentra un’altra questione e cioè che il giovane Gilles, benché sposato con Alice, si innamora della zia Colette, giovane, più carina che bella e che assomiglia, come tipo, alla defunta nonna paterna. Gli sviluppi dei casi sono in rapida evoluzione, ma non aggiungo altro, perché altrimenti tolgo quel po’ di mistero che caratterizza il romanzo, limitandomi a dire che alla fine sarà uno di quei pochi casi in cui si potrà dire, per tutte le parti coinvolte, che vissero felici e contenti. In un certo qual modo Simenon pare sottendere che la malvagità è stata giustamente punita, ma che le colpe primigenie di questa classe arricchita non sono state purgate, sono state semplicemente auto perdonate. Il mondo chiuso della cittadina di La Rochelle che, con l’arrivo del giovane Gilles e la sua ricerca della verità, era entrato in ebollizione si assopisce nuovamente, ognuno prigioniero del suo ruolo in cui l’apparenza prevale sulla sostanza. Non sarà così per Gilles e Colette perché in fondo hanno voluto e saputo affrontare l’ostracismo di un ambiente chiuso e che proprio per questo se ne andranno liberi per il mondo.

Il viaggiatore del giorno dei Morti è un altro stupendo romanzo di Georges Simenon.



Georges Simenon, nato a Liegi nel 1903, morto a Losanna nel 1989, ha lasciato centonovantatre romanzi pubblicati sotto il suo nome e un numero imprecisato di romanzi e racconti pubblicati sotto pseudonimi, oltre a volumi di «dettature» e memorie. Il commissario Maigret è protagonista di 75 romanzi e 28 racconti, tutti pubblicati fra il 1931 e il 1972. Celebre in tutto il mondo, innanzitutto per le storie di Maigret, Simenon è anche, paradossalmente, un caso di «scrittore per scrittori». Da Henry Miller a Jean Pauhlan, da Faulkner a Cocteau, molti e disparati sono infatti gli autori che hanno riconosciuto in lui un maestro. Tra questi, André Gide: «Considero Simenon un grande romanziere, forse il più grande e il più autentico che la letteratura francese abbia oggi»; Walter Benjamin: «… leggo ogni nuovo romanzo di Simenon»; Louis-Ferdinand Céline: «Ci sono scrittori che ammiro moltissimo: il Simenon dei Pitard, per esempio, bisognerebbe parlarne tutti i giorni».



Renzo Montagnoli






 
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