Il
cavallante della <<Providence>>
di
Georges Simenon
Traduzione
di Emanuela Muratori
Edizioni
Adelphi
www.adelphi.it
Narrativa
romanzo
Collana
gli Adelphi – Le inchieste di Maigret
Pagg.
137
ISBN
9788845913204
Prezzo
Euro 10,00
La
pietà di Maigret
Scritto
nell’estate del 1930, a bordo del suo yacht Ostrogoth, con cui
andò su e giù per i numerosi e ben attrezzati canali
navigabili francesi, Il cavallante della Providence risente di
questa esperienza di navigazione, tanto che il mondo del trasporto e
del diporto fluviale è talmente ben descritto da ricreare nel
lettore l’impressione di essere presente, di vedere i grossi
barconi trainati da cavalli sulle sponde e di udire il cigolio delle
porte delle chiuse quando si aprono o quando si chiudono. E’
un perfetto mondo d’acqua, con una vera e propria immersione
nel liquido, tanto più che il cielo è ben poco benevolo
e lascia trasparire raramente il sole, quasi un’illusione nei
continui scrosci di pioggia. E’ un Maigret autarchico quello
chiamato a risolvere il caso di una bella e giovane donna, il cui
cadavere è stato trovato ricoperto dalla paglia in una stalla,
autarchico perché non ricorre, per spostarsi, a un auto, ma
preferisce la bicicletta, con cui un giorno arriva a percorrere, con
un tempo inclemente, quasi settanta chilometri e su una strada
coperta da pozzanghere e con presenza di fanghiglia. Come al solito
l’ambiente e l’atmosfera sono resi in modo perfetto, così
come di assoluto rilievo è l’analisi psicologica dei
protagonisti, persone dell’alta borghesia o piccoli
profittatori che ruotano loro intorno per partecipare almeno agli
avanzi del banchetto. Maigret cerca un omicida, che ucciderà
un’altra volta, ma quando lo trova, grazie al suo infallibile
intuito che lo porta a lasciarsi scivolare addosso la storia,
trattenendo solo l’essenziale, non avrà motivo di essere
soddisfatto, perché, come in altre occasioni, l’assassino
è esso stesso vittima, che pagherà le sue colpe con una
morte straziante descritta in pagine di rara bellezza. Eh sì,
è infallibile Maigret, ma non è un automa, è una
perfetta macchina investigativa cucita intorno a un cuore che pulsa e
che non si oppone all’umana pietà.
Da
leggere, senz’altro.
Georges
Simenon,
nato a Liegi nel 1903, morto a Losanna nel 1989,
ha lasciato
centonovantatre romanzi
pubblicati sotto il suo nome e un numero imprecisato di romanzi e
racconti pubblicati sotto pseudonimi, oltre a volumi di «dettature»
e memorie. Il commissario Maigret è protagonista di 75 romanzi
e 28 racconti, tutti pubblicati fra il 1931 e il 1972. Celebre in
tutto il mondo, innanzitutto per le storie di Maigret, Simenon è
anche, paradossalmente, un caso di «scrittore per scrittori».
Da Henry Miller a
Jean Pauhlan,
da Faulkner a Cocteau, molti e disparati sono infatti gli
autori che hanno riconosciuto in lui un maestro. Tra questi, André
Gide: «Considero Simenon un grande romanziere, forse il più
grande e il più autentico che
la letteratura
francese abbia oggi»; Walter Benjamin: «… leggo
ogni nuovo romanzo di Simenon»; Louis-Ferdinand Céline:
«Ci sono scrittori che ammiro moltissimo: il Simenon
dei Pitard,
per esempio, bisognerebbe parlarne tutti i giorni».
Renzo
Montagnoli
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