Il
viaggio dell’orsa
di
Vincenzo Pardini
Edizioni
Fandango Libri
Narrativa
raccolta di racconti
Pagg.
359
ISBN
9788860442208
Prezzo
Euro 18,00
Uomini
o bestie?
Animali
o bestie, anzi animali e bestie è quello che viene da
chiedersi leggendo questi racconti da cui l’homo sapiens, per
lo più, non esce bene, vera bestia in un campionario di esseri
viventi in cui gli animali rappresentano un’atavica purezza,
nell’uomo ormai da tempo definitivamente dimenticata. Tuttavia
sono attribuiti a quattro zampe e anche a bipedi reazioni che sono
tipicamente nostre, ma che hanno origini diverse, nel senso che le
nostre sono quasi sempre frutto di un’azione in cui c’è
un do ut des, una volontarietà che implica una relativa
reazione. Anche noi ci vendichiamo per i torti subiti, dimenticando
però che sovente ci macchiamo della stessa colpa; nell’animale
questo non accade, perché nel suo comportamento non ci sono
secondi fini. Ecco allora che la vendetta, per esempio dell’orsa,
ha connotazioni diverse, è la reazione del tutto naturale di
una madre a cui hanno sottratto il cucciolo ed è proprio
l’orsa che dà il nome all’intera raccolta, questo
vecchio plantigrado che fa un lungo viaggio per ritrovare il suo
piccolo e per vendicarlo, in una battaglia finale che ha un dono
cinematografico, nel senso che si materializzano le immagini davanti
agli occhi del lettore. Di diversa tematica, ma non per questo meno
bello è il commovente Serague, la storia di una mula
bianca che lavora tutta una vita, cambiando più volte padrone,
e che quando è ormai vecchia e inadatta a faticare viene
venduta a dei macellai per una fine impietosa, quasi la metafora di
alcuni anziani che quando non sono più in grado di dare
vengono di fatto scaricati.
E’
indubbio che il rapporto con la natura di Pardini sia paritario, nel
senso che lui sia convinto, e mi trova d’accordo, di essere
solo una parte dell’immensità del creato, in cui ogni
essere vivente ha una sua funzione, ben delineata e insostituibile;
in quest’ottica pertanto noi non siamo né più né
meno degli animali, con questi però che, a differenza
dell’uomo, non vengono mai meno al loro ruolo. Sta nel
reciproco rispetto delle parti il segreto affinché
l’equilibrio naturale non venga sconvolto, sta nella
consapevolezza della precisa identità del proprio ruolo la
chiave per interpretare e dare un senso alla vita, parti di un
universo a cui noi siamo indispensabili, come indispensabili sono gli
altri esseri viventi. Sotto questo aspetto Pardini ha pertanto una
sua visione che non trova riscontro in nessun altro autore e che,
partendo da un microcosmo dimensionalmente ridotto, è però
estensibile all’intero pianeta, con un proprio messaggio non
legato a qualche cosa di ristretto, a un fenomeno endemico, ma ben
più ampio nella sua universalità. Se nel leggere questi
racconti, tutto preso dalle vicende notevolmente avvincenti, non me
ne ero accorto, adesso, a mente lucida e a libro chiuso mi rendo
conto di quanto pregnante sia l’insegnamento dell’autore,
per nulla retorico, ma capace di scuotere la coscienza, di mostrarci
come la nostra incrollabile fede di sentirci superiori a tutto e a
tutti sia un vuoto atto di vanità, il risultato di
un’inconscia frustrazione che ci porta a non rispettare nulla e
men che meno noi stessi, fragili parti di una natura che ci illudiamo
di soggiogare, venendo però inevitabilmente puniti per
quest’atto di superbia.
Il
viaggio dell’orsa e gli altri sette racconti (per me il
migliore è Il fratello del lupo, relativamente corto,
ma dalla preziosa atmosfera crepuscolare) che compongono questa
raccolta sono quindi senz’altro meritevoli di lettura.
Vincenzo
Pardini è
nato a Fabbriche di Vallico (Lucca) nel 1950. Collabora al Quotidiano
Nazionale e
alle riviste Nuovi
Argomenti e Paragone.
Tra le sue opere ricordiamo Jodo
Cartamigli (Mondadori,
1989), Giovale(Bompiani,
1993), Rasoio
di guerra (Giunti,
1995), Tra
uomini e lupi (peQuod,
2005, premio Viareggio-Rèpaci), Il
postale (Fandango,
2012) e Grande
secolo d’oro e di dolore
(Il Saggiatore, 2017)
Renzo
Montagnoli
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