Gli
alunni del sole
di
Giuseppe Marotta
BUR
Biblioteca Universale Rizzoli
Narrativa
romanzo
Pagg.
210
ISBN
9788817001052
Prezzo
Euro 7,90
La
forza del mito
Dopo
due volumi (L’oro di Napoli e San Gennaro non dice
mai no) con cui Giuseppe Marotta è riuscito a mostrare al
lettore l’autentico spirito di Napoli e più ancora il
carattere peculiare e unico dei suoi abitanti, pagine che in alcuni
casi possono anche strappare più di un sorriso, ma che in ogni
caso sono venate da una malinconia di fondo, ecco un’opera la
cui finalità, pur restando sempre nell’ambito
partenopeo, è umoristica.
Federico
Sòrice, per ben trent’anni bidello del liceo di Piazza
Dante, da cui in seguito era stato forzatamente allontanato a causa
di un suo particolare vezzo che consisteva nel ritocco con tenui
inchiostri dei disegni della stoffa dei logori soprabiti degli
insegnanti, forte delle conoscenze acquisite ascoltando sui malgrado,
o anche per suo piacere, le lezioni, partecipa la cultura così
conquistata a un eterogeneo pubblico. E’ così che ogni
giorno raduna intorno a sé, dove capita, e sempre per la
strada, il fattorino telegrafico Vincenzo Aurispa, il barbiere don
Antonio Pagliarulo, il calzolaio don Catello Debbiase, il gobbo don
Rosario Nèpeta e il fruttivendolo guappo e becco Salvatore
Cademartori.
Di
che parla Federico Sòrice? Racconta, in forma colorata, la
mitologia greca e romana, dalle origini del tutto, cioè da
Saturno in avanti. E non è un caso se si ride, sia per degli
ameni accostamenti che per gli interventi degli alunni, interessati
alla narrazione forse più dei liceali, ma che di tanto in
tanto trovano che c’è qualcosa che non quadra, qualcosa
che sfugge alla logica. A ben guardare è proprio questo
l’insegnamento del libro, vale a dire che per la comprensione
della mitologia occorre ricordare che la logica corrente del mondo
non è l’unica esistente, perché con la mitologia
appunto è ancora possibile credere che un toro rapisca una
fanciulla e che attraversi tutto il mar Mediterraneo per poi giacere
con lei. E don Federico racconta, come in preda a un’ossessione,
fino all’ultimo giorno, quando muore, con gli amici-alunni
intorno al suo letto che s’aspetterebbero una sorta di
miracolo, magari che un cocchio celeste irrompa dal soffitto e se lo
porti via. Ovviamente non accade nulla di tutto questo, ma “ e
il Tondo di Capodimonte, poi il suo guanciale, come la sfera di
cristallo dei negromanti, si screzia di varie immagini che sembrano
navigarvi. Don Federico, è Napoli. Sono via Cagnazzi e il
Tondo di Capodimonte, Piazza Dante e il Carmine, San Ferdinando e
Santa Lucia, ...”. La mitologia, il sogno che ci permette
di volare, ma sempre con i piedi per terra, non abbandona mai il
mondo reale.
Grazie,
don Federico Sòrice, per averci portato un po’ con te
nei tuoi sogni a occhi aperti.
Giuseppe
Marotta
(1902-1963) nasce a Napoli, che rimane l’eldorado del suo
immaginario, e si trasferisce a Milano a 25 anni. È un’epoca
di boom giornalistico e culturale, che frutta a Marotta una
prestigiosa collaborazione al «Corriere della Sera»,
mentre scrive anche sulle testate satiriche più celebri del
tempo, il «Bertoldo» e il «Guerin Meschino».
Fluviale nell’invenzione narrativa, è autore di romanzi
memorabili (tra cui A Milano non fa freddo e Gli alunni del sole) e
di raccolte di racconti che sfiorano la leggenda, come appunto L’oro
di Napoli, traslata su grande schermo dal genio cinematografico di
Vittorio De Sica.
Renzo
Montagnoli
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