1913.
L’anno prima della tempesta
di
Florian Illies
Marsilio
Editori
Storia
Pagg.
303
ISBN
9788831721639
Prezzo
Euro 13,00
L’ultimo
anno della Belle
Époque
Il
1913 è l’anno che precede quello dello scoppio del primo
conflitto mondiale ed è anche l’anno in cui finisce la
Belle
Époque, quel
periodo di inebriante vivacità in cui tutto sembrava
possibile e che sarà spazzato via dalla Grande Guerra. Florian
Illies, un giovane storico dell’arte tedesco, ha voluto
ripercorrere il 1913 dal primo gennaio al 31 dicembre, elencando, in
ordine cronologico (l’opera è divisa in tanti capitoli
quanti sono i mesi) vicende, notizie, anche chiacchiere che si
susseguono, soprattutto in Europa, e che hanno come protagonisti
artisti, letterati e scienziati. Ci sono personaggi dall’improvvisa
ed effimera apparizione e altri invece che l’autore seguirà
per tutto l’anno, in un turbine, peraltro ben ordinato, di
accadimenti anche di modesta rilevanza, ma che sono utili per
comprendere meglio il carattere di chi ne è parte. Se
l’aspetto storico è predominante, ciò non evita
di lasciare spazio a una innocente fantasia e che vuole essere anche
tale nelle intenzioni di Illies, come quando lancia l’ipotesi
che Stalin e Hitler, entrambi presenti a Vienna in quel periodo e
amanti di lunghe passeggiate al parco di
Schönbrunn
abbiano
avuto magari l’opportunità di incrociare i loro passi,
in pratica di vedersi, proprio loro protagonisti e nemici nella
storia del secondo ventennio del secolo scorso. Sono tanti i
personaggi che si affacciano sulla scena e del resto non si deve
dimenticare che la Belle Epoque fu un periodo proficuo per le arti e
per la scienza e così sul palcoscenico si affacciano Freud
perennemente in lite con Jung, il timido Franz Kafka, uno scrittore
che scopre una sua naturale inclinazione sessuale, vale a dire Thomas
Mann, uno spiantato irlandese che vive dando lezioni di inglese a
Trieste e che risponde al nome di James Joyce, Robert Musil, che
perde il posto da bibliotecario per un accertato disturbo mentale, ma
che così avrà tanto tempo a disposizione per poter
scrivere “L’uomo senza qualità”, Gabriele
D’annunzio, in perenne fuga in quanto inseguito dai creditori,
e una miriade di artisti, di intellettuali che qui sarebbe
impossibile anche solo nominare. Gli episodi, gli aneddoti sono
innumerevoli e hanno il pregio di essere descritti dall’autore
con leggerezza e ironia, il che rende la lettura per nulla
affaticante e particolarmente gradevole. Si potrebbe anche dire che
Illies mescola abilmente il sacro al profano, arte e pettegolezzi
salottieri, grande storia e particolari di miserie vissute da grandi
protagonisti del secolo nel bene e nel male. Ne esce un campionario
di varia umanità, capace di far rivivere un’epoca, anzi
la Bella Epoca, quella che da lì a poco, nel corso dell’anno
successivo si sfalderà con le prime carneficine sui fronti
occidentale e orientale, con quella tempesta di fuoco e di acciaio
che strapperà le illusioni dell’umanità,
richiamandola brutalmente a una realtà di lacrime e sangue.
Ci
si domanda solo se il 1913 sia stato un anno particolare, un anno da
ricordare per qualche cosa di eccezionale e la risposta è che
fu solo l’anno prima della tempesta, l’ultimo anno della
Belle
Époque
.
Da
leggere, ne vale la pena.
Florian
Illies
(1971)
è storico dell'arte. Editorialista della «Frankfurter
Allgemeine Zeitung», è stato anche direttore delle
pagine culturali della «Zeit» ed è tra i fondatori
della rivista d'arte «Monopol». I suoi libri, tradotti in
tutto il mondo, hanno venduto più di un milione di copie.
Renzo
Montagnoli
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